I POVERI E IL COVID-19

Oggi 15 novembre è la giornata dei poveri e alcuni quotidiani, ma in particolare l’Osservatore Romano, dedicano ampio spazio a questa ricorrenza analizzando quanto si è fatto e quanto si intende fare per combattere la povertà che a causa della crisi economica procurata dall’epidemia si espande a macchia d’olio.

Qui desidero occuparmi in particolare dei rapporti tra le persona prive di disponibilità economica e il COVID-19. Ci troviamo infatti di fronte ad una gravissima situazione di disuguaglianza.

Tutti conoscono la Costituzione e in particolare l’art. 32 secondo cui “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

La lotta all’epidemia è interesse della collettività e la Repubblica, che è costituita da Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato dovrebbe fare ogni sforzo per assicurare il rispetto di questa disposizione, ma nei fatti purtroppo ciò non avviene perché il COVID-19 ha reso ancora più difficile per i poveri, per le persone che dispongono di un basso livello di cultura, la possibilità di accedere alla prevenzione e alle cure con il risultato che rischiano di più degli altri sia di essere contagiati che di morire per altre patologie vista la difficoltà in questo periodo di accedere alle visite o agli accertamenti di routine per altre malattie.

Purtroppo l’epidemia ha nesso a nudo le carenze dell’assistenza territoriale e con essa del sistema della prevenzione; il Governo la scorsa estate ha adottato dei provvedimenti per consentire alle Regioni di potenziare l’assistenza territoriale, ma non si è fatto nulla e la nuova ondata epidemica, ancora una volta, colpisce soprattutto le persone fragili.

Le Aziende sanitarie potrebbero fare molto per andare incontro anche alle esigenze delle persone in difficoltà economica o che comunque hanno difficoltà di accesso alle informazioni e alle cure, ma non risulta che facciano nulla.