LE PROPOSTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI DIRETTORI DEI DISTRETTI PER L’ASSISTENZA DOMICILIARE AI NON AUTOSUFFICIENTI

La Confederazione Associazioni regionali di Distretto (CARD) ha inviato a Quotidiano sanità un documento molto interessante sulla riforma dell’assistenza ai non autosufficienti che, dopo aver fatto una analisi delle carenze della situazione della situazione attuale formula delle proposte.

Tre gli obiettivi strategici per costruire la domiciliarità del futuro:
1. Creare risposte unitarie: per superare l’attuale separatezza tra il Sad (Servizio di assistenza domiciliare) dei Comuni, oggi nettamente sottofinanziato e sottodimensionato, e l’Adi (Assistenza domiciliare integrata) delle Asl, quest’ultima ancorata a logiche prestazionali, per lo più inadatte al target. Il Piano mira a non avere più interventi separati, ma un’unica risposta, connettendo le attività degli attori responsabili della domiciliarità, a livello locale (Comuni e Asl), così come nazionale (i Ministeri del Welfare e della Salute, entrambi competenti per la non autosufficienza). Solo agendo su entrambi i livelli è possibile costruire risposte integrate.
 
2. Articolare gli interventi: per offrire a casa agli anziani il giusto mix delle diverse prestazioni loro necessarie, e quindi i) servizi medico-infermieristico-riabilitativi (responsabilità delle Asl); ii) sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana, che la mancanza di autonomia impedisce all’anziano di compiere da solo (Asl e Comuni); iii) azioni di affiancamento e supporto a familiari e assistenti familiari (badanti) ) (azione congiunta di Asl e Comuni).
 
3. Estendere la durata temporale e quali/qualitativa degli interventi: per dare a chi non è non autosufficiente ampia copertura di assistenza, di lunga durata (oggi inattuata), di intensità adeguata all’evoluzione dei bisogni (crescenti nel tempo). Questo sforzo è teso anche a porre le basi di una riforma per la Long Term Care, mancante da sempre nel Paese e non più rinviabile.
 
I metodi di approccio ritenuti più idonei agli scopi sono: (i) la gradualità: le difficoltà attuative del cambiamento richiedono un approccio graduale, per cui il Piano prevede un primo pacchetto d’interventi per il 2022 e il loro progressivo ampliamento nel tempo; (ii) la visione chiara della direzione di medio-lungo periodo, che indirizzi i singoli passi via via compiuti e gli obiettivi del Piano alla successiva riforma, in cui esso confluirà; (iii) il riconoscimento adeguato delle Autonomie Locali, quindi del ruolo di Comuni e Regioni sia nell’ideazione, sia nella messa in atto del Piano. Nella fase di definizione lo Stato presta loro particolare attenzione, giungendo ad accordi che stabiliscano puntualmente gli impegni reciproci. Durante l’implementazione vengono valorizzate le numerose esperienze locali positive, senza appesantirle con richieste inutili. La regola sarà di mantenere i servizi domiciliari che già possiedono alcune o tutte le caratteristiche qui proposte, da integrare – quando e come necessario – fino a raggiungere la configurazione indicata.

Fin qui le proposte, ora la parola è al Governo e alle Regioni perché si dia seguito alle stesse in maniera duratura perché i malati non autosufficienti non possono aspettare.

LE DISPOSIZIONI PER LA SALUTE NEL DISEGNO DI LEGGE 1586 CHE INIZIA IL SUO ESAME IN AULA AL SENATO

PALAZZO MADAMA. SALA MACCARI

Sono molte le disposizioni in materia di sanità inserite quest’anno nella proposta di bilancio triennale dello Stato che inizia la mattina del 9 dicembre 2019 il proprio percorso nell’assemblea del Senato. Molti sono stati gli emendamenti fin qui presentati in Commissione e ci sarà tempo fino alle 12 per presentarne altri.

In primo luogo il Fondo sanitario Nazionale viene incrementato passando a 114,4 miliardi di euro per l’anno 2020.

Sono previsti anche i fondi per i rinnovi contrattuali 2019-2021. Così l’art. 13 incrementa le risorse a carico dello Stato da destinare alla contrattazione collettiva nazionale per il triennio 2019-2021 con incrementi retributivi (1,3% nel 2019, 1,9% nel 2020, 3,5% dal 2021) per il personale della Pubblica Amministrazione. Invece, per il personale dipendente e convenzionato del SSN gli oneri rimangono carico dei bilanci delle relative amministrazioni ed enti.

Il Capo IV del disegno di legge 1586 (artt.54-55) è dedicato alle misure in materia di sanità: dal taglio della quota di partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale per gli assistiti non esenti alla dotazione di apparecchiature sanitarie per i medici di medicina generale

Per fare fronte al fabbisogno di apparecchiature sanitarie finalizzate a garantire l’espletamento delle prestazioni di competenza dei medici di medicina generale, al fine di migliorare il processo di presa in cura dei pazienti nonché di ridurre il fenomeno delle liste d’attesa, è autorizzato un contributo pari a €. 235.834.000,00 a valere sull’importo fissato dall’articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, come rifinanziato da ultimo dalla legge 30 dicembre 2018 n. 145 art. l comma 555 nell’ambito delle risorse non ancora ripartite alle regioni.

I trasferimenti in favore delle regioni saranno disposti sulla base di un piano dei fabbisogni predisposto e approvato nel rispetto dei parametri fissati con decreto del Ministro della salute, da adottarsi entro il 31 gennaio 2020, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.

Le apparecchiature sanitarie rimarranno di proprietà delle aziende sanitarie e saranno messe a disposizione dei medici, secondo modalità individuate dalle aziende medesime (comodato) .

Viene istituito anche il Fondo per la disabilità e per la non autosufficienza per finanziare interventi finalizzati al riordino e alla sistematizzazione delle politiche di sostegno alla disabilità”, prevede una dotazione di € 50 milioni per il 2020, € 200 milioni per il 2021 e € 300 milioni dal 2022 che vanno ad aggiungersi ai fondi del vecchio fondo per la non autosufficienza.