LA CORTE COSTITUZIONALE SOSPENDE UNA LEGGE DELLA VALLE D’AOSTA IN CONTRASTO CON LE NORME NAZIONALI PER LA LOTTA CONTRO L’EPIDEMIA

Roma, Palazzo della Consulta

La Corte Costituzionale con un proprio comunicato in data 14 gennaio 2021 ha reso noto di aver sospeso gli effetti della legge della regione Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste n. 11 del 9 dicembre 2020, che consentiva misure di contenimento della diffusione del contagio da COVID 19 di minor rigore rispetto a quelle statali avendo disposto la riapertura di bar e ristoranti e la ripresa dell’attività sciistica.

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PROROGA DELLO STATO D’EMERGENZA DOVUTO ALLA PANDEMIA DA COVID-19 E NUOVE MISURE PER IL CONTENIMENTO DEL CONTAGIO

Il Consiglio dei Ministri si è riunito mercoledì 13 gennaio 2021, alle ore 21.55, a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte. Segretario il Sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro.

Su proposta del Presidente Giuseppe Conte, vista la nota del Ministro della salute e il parere del Comitato tecnico scientifico, è stata deliberata la proroga, fino al 30 aprile 2021, dello stato d’emergenza dichiarato in conseguenza della dichiarazione di “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” da parte della Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Successivamente il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori disposizioni urgenti per il contenimento della diffusione del COVID-19.

Il testo proroga, al 30 aprile 2021, il termine entro il quale potranno essere adottate o reiterate le misure finalizzate alla prevenzione del contagio ai sensi dei decreti-legge n. 19 e 33 del 2020.

Il decreto conferma, fino al 15 febbraio 2021, il divieto già in vigore di ogni spostamento tra Regioni o Province autonome diverse, con l’eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.

Inoltre, dal 16 gennaio 2021 e fino al 5 marzo 2021, sull’intero territorio nazionale si applicano le seguenti misure:
-è consentito, una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata abitata, tra le 5.00 e le ore 22.00, a un massimo di due persone ulteriori a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che con loro convivono. Tale spostamento può avvenire all’interno della stessa Regione, in area gialla, e all’interno dello stesso Comune, in area arancione e in area rossa, fatto salvo quanto previsto per gli spostamenti dai Comuni fino a 5.000 abitanti;
-qualora la mobilità sia limitata all’ambito territoriale comunale, sono comunque consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia;
-è istituita una cosiddetta area “bianca”, nella quale si collocano le Regioni con uno scenario di “tipo 1”, un livello di rischio “basso” e una incidenza dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti. In area “bianca” non si applicano le misure restrittive previste dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) per le aree gialle, arancioni e rosse ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli. Nelle medesime aree possono comunque essere adottate, con DPCM, specifiche misure restrittive in relazione a determinate attività particolarmente rilevanti dal punto di vista epidemiologico.In considerazione della necessità di agevolare l’attuazione del piano vaccinale per la prevenzione del contagio da COVID-19, in coerenza con le vigenti disposizioni europee e nazionali in materia di protezione dei dati personali, è istituita, una piattaforma informativa nazionale idonea ad agevolare, sulla base dei fabbisogni rilevati, le attività di distribuzione sul territorio nazionale delle dosi vaccinali, dei dispositivi e degli altri materiali di supporto alla somministrazione, e il relativo tracciamento. Inoltre, su istanza della Regione o Provincia autonoma interessata, la piattaforma nazionale esegue, in sussidiarietà, le operazioni di prenotazione delle vaccinazioni, di registrazione delle somministrazioni dei vaccini e di certificazione delle stesse, nonché le operazioni di trasmissione dei dati al Ministero della salute.

In considerazione del permanere dell’emergenza e dell’evoluzione del quadro epidemiologico, su tutto il territorio nazionale:
-le elezioni suppletive per i seggi della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica dichiarati vacanti entro il 28 febbraio 2021 si svolgono entro il 20 maggio 2021;
-le elezioni dei Comuni i cui organi sono stati sciolti ai sensi dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, già indette per le date del 22 e 23 novembre 2020, sono rinviate e si svolgono entro il 20 maggio 2021. Fino al rinnovo degli organi di cui al primo periodo è prorogata la durata della gestione della commissione straordinaria;

Infine i permessi di soggiorno in scadenza entro il 30 aprile 2021 sono prorogati alla medesima data.

L’ULTIMO INSTANT REPORT DI ALTEMS SUI MODELLI ORGANIZZATIVI DI RISPOSTA AL COVID-19

L’Alta Scuola d Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica proseguendo nell’analisi dei modelli organizzativi di risposta al COVID-19 ha pubblicato in data 29 ottobre un nuovo Instant Report con l’obiettivo di presentare un confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale e in 6 Regioni italiane, che rappresentano il 52% della popolazione nazionale e che al 27 Ottobre hanno il 57% dei positivi al virus rispetto al totale dei positivi sul territorio nazionale e il 65% dei casi. In queste Regioni sono deceduti l’81% delle 37.700 persone che abbiamo perduto dall’inizio del contagio.
• Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica ha elaborato un sistema di indicatori utile a valutare l’effetto che i diversi provvedimenti emergenziali (adottati a livello nazionale e a livello regionale) hanno avuto sull’andamento del contagio e per comprendere le implicazioni sui modelli organizzativi progressivamente adottati sul territorio nazionale.
• La finalità è comprendere meglio le implicazioni delle diverse strategie adottate dalle Regioni per fronteggiare la diffusione del virus e le conseguenze del Covid-19 in contesti diversi per
trarne indicazioni per il futuro prossimo e per acquisire insegnamenti derivanti da questa drammatica esperienza.

Si tratta di un report veramente molto interessante ed utile.

IL CENTRO EUROPEO PER LA PREVENZIONE E IL CONTROLLO DELLE MALATTIE ANNUNCIA UN AUMENTO NELLA TRASMISSIONE DEL COVID-19

La Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides ha presentato il 24 settembre al Consiglio europeo la nuova valutazione del rischio da COVID-19 dello European Centre for diseases prevention and control.

La valutazione del rischio aggiornata mostra che i tassi di notifica sono aumentati costantemente nell’UE e nel Regno Unito da agosto e che le misure adottate non sono sempre state sufficienti per ridurre o controllare l’esposizione. È quindi fondamentale che gli Stati membri adottino tutte le misure necessarie al primo segnale di nuovi focolai. Ciò include il potenziamento dei test e della ricerca dei contatti, il miglioramento della sorveglianza sanitaria pubblica, la garanzia di un migliore accesso ai dispositivi di protezione individuale e ai medicinali e la garanzia di capacità sanitarie sufficienti, in linea con le azioni presentate dalla Commissione a luglio.

Stella Kyriakides, Commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, ha dichiarato: “La nuova valutazione dei rischi odierna ci mostra chiaramente che non possiamo abbassare la guardia. Con alcuni Stati membri che hanno registrato un numero di casi più elevato rispetto al picco di marzo, è assolutamente chiaro che questa crisi non è alle nostre spalle. Siamo in un momento decisivo e tutti devono agire con decisione e utilizzare gli strumenti di cui disponiamo. Ciò significa che tutti gli Stati membri devono essere pronti a introdurre misure di controllo immediatamente e al momento giusto, al primo segnale di potenziali nuovi focolai. Questa potrebbe essere la nostra ultima possibilità per evitare una ripetizione della primavera scorsa “.

Ancora una volta si evidenzia la necessità di una politica comune nel campo sanitario (come del resto in tutti gli altri).

Qui il testo completo del documento del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie:

L’ULTIMO REPORT DELL’ISS RELATIVO AL COVID-19

In base all’ultimo report pubblicato da Istituto Superiore di Sanità e Ministero della salute relativi alla settimana dal 7 al 13 settembre si rileva quanto segue:

In Italia si osserva un lento e progressivo peggioramento dell’epidemia di SARS-Cov-2, sebbene con un andamento più contenuto rispetto a quello osservato in altri Paesi europei. Anche in questa settimana si rileva una trasmissione diffusa del virus su tutto il territorio nazionale, che provoca focolai anche di dimensioni rilevanti e spesso associati ad attività ricreative che comportano assembramenti e violazioni delle regole di distanziamento fisico sia sul territorio nazionale che all’estero.

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LE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA SALUTE SUI PROVVEDIMENTI PER IL CONTENIMENTO DEL VIRUS COVID-19

Oggi 14 luglio ll Ministro della salute Speranza ha reso in Senato comunicazioni sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus Covid-19. Dal 31 maggio ad oggi i contagiati nel mondo sono passati da 5 a 13 milioni (oltre 200.000 nuovi contagi al giorno) e i deceduti hanno superato il mezzo milione: l’aumento della diffusione del virus a livello internazionale e la presenza nel Paese di focolai di cui è difficile individuare l’origine indicano la necessità di rispettare le regole di protezione, distanziamento fisico e igiene (obbligo di mascherine in luoghi chiusi, divieto di assembramenti, divieto di ingresso e transito da una lista di Paesi e quarantena di 14 giorni per chi arriva da Paesi extra europei, controllo degli aeroporti).

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ISTAT RAPPORTO ANNUALE 2020 – LA SITUAZIONE DEL PAESE ALL’EPOCA DEL COVID-19

La ventottesima edizione del Rapporto annuale sulla situazione del Paese dell’ISTAT esamina lo scenario venutosi a creare con l’irrompere dell’emergenza sanitaria e verifica gli effetti sulla società e sull’economia dell’Italia.

L’emergenza sanitaria ha messo in luce punti di forza e criticità del sistema sanitario. Le politiche di austerità adottate nel corso degli anni lo hanno reso più efficiente, ma impreparato ad affrontare uno shock di domanda come quello imposto dalla pandemia.

Il livello territoriale non è riuscito ad arginare l’emergenza con tempestività e i casi di COVID-19 si sono dovuti riversare negli ospedali che, a loro volta, si sono dimostrati in difficoltà nel fronteggiare una simile pressione, a causa della costante diminuzione delle risorse economiche, del personale sanitario e dei posti letto subita nel corso degli ultimi decenni. Il protrarsi delle politiche di controllo della spesa sanitaria, secondo la Corte dei Conti, ha fatto registrare tra il 2009 e il 2018 una riduzione, in termini reali, delle risorse destinate alla sanità particolarmente consistente, che ha acuito i divari in termini di spesa sanitaria pubblica pro capite.

Secondo le stime dell’Ocse, nel 2018 la spesa pro capite in Germania e in Francia era, rispettivamente, doppia e superiore del 60 per cento a quella italiana.

L’emergenza sanitaria ha certamente influenzato la quantità e il tipo di offerta del sistema sanitario. I primi dati disponibili, riferiti ad alcune regioni, testimoniano che i servizi sanitari regionali hanno reagito positivamente limitando l’offerta ordinaria, rinviando gli interventi programmati differibili e scoraggiando la domanda non urgente.

Una particolare attenzione nel rapporto è posta alla condizione di vita degli anziani.

La condizione di vita per la maggior parte degli anziani, per le ragioni appena riferite e per il progresso culturale a cui si è assistito nel corso degli anni, non corrisponde più allo stereotipo di persone isolate e bisognose di assistenza continua, tanto da rappresentare un peso per la società e per le famiglie. La qualità della vita, ovviamente, è correlata alle condizioni di salute, tuttavia, anche quando esse non sono ottimali, il grado di soddisfazione per la vita espressa dalle persone è mediamente buono.

Le analisi multivariate dimostrano che quasi il 50% degli ultraottantenni vive un’ottima qualità della vita, dimostrando di essere molto attivo, di avere una rete di relazioni estesa e una partecipazione culturale discreta, a volte anche intensa.
Circa il 33% degli anziani ultraottantenni, cioè 2 milioni e 137 mila, gode di buona salute, risiede soprattutto nel Nord e dichiara risorse economiche ottime o adeguate.

Questo collettivo esprime elevati livelli di soddisfazione per la vita nel complesso, frequenta gli amici assiduamente, può contare in caso di bisogno di una rete di amici, parenti e conoscenti.
Gli anziani che risiedono nei comuni fino a 10.000 abitanti hanno un livello di istruzione mediamente
più basso e più spesso definiscono le proprie condizioni di salute come buone o ottime: più di 8 anziani su 10 riferiscono di stare bene o molto bene (rispetto al 23,5% della media), nell’84% dei casi dichiarano di non avere alcuna limitazione nello svolgere le attività
quotidiane (rispetto al 29,2%) e quasi la metà di loro non riferisce nessuna patologia cronica (rispetto al 12,3% del totale). Nella maggior parte dei casi non svolgono attività di partecipazione culturale o sociale e non usano internet, ma un anziano su tre svolge qualche attività fisica nel tempo libero.

Gli anziani che vivono nelle aree metropolitane, circa l’11,9% degli ultraottantenni, sono caratterizzati da un livello di istruzione mediamente più elevato, che si associa a una più intensa partecipazione sociale: l’88,5% prende parte ad attività culturali, il 93,9% si interessa di politica, oltre il 70% si dedica alla lettura ed è molto più attivo della media rispetto all’utilizzo di
internet. Queste persone, inoltre, svolgono più frequentemente attività fisica.

Vi è poi un gruppo di anziani, numericamente limitato (circa il 6%), che abita nelle grandi città e che, nonostante l’età avanzata, esprime livelli di partecipazione sociale e culturale addirittura più intensi e articolati di quelli di molte persone più giovani. Si tratta di ottuagenari che vivono in coppia, hanno un alto livello di istruzione (il 19,4% è laureato, rispetto al 4,4% del totale) e dichiarano risorse economiche ottime o adeguate in più dell’83% dei casi. È un gruppo molto attivo culturalmente: il 60,5% ha visitato musei, il 43,9% monumenti e visto spettacoli teatrali, oltre un terzo è andato al cinema o ad ascoltare concerti di musica classica.
Una quota di anziani pari al 27% si trova invece in condizioni svantaggiate: si tratta di persone affette da una o più patologie croniche, con gravi limitazioni nelle funzioni e risorse economiche quasi sempre scarse o insufficienti.

IL DIRETTORE GENERALE DELL’OMS HA FATTO IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DEL COVID

dott. Tedros Adhanom Gebreyesus

In occasione del periodico briefing dei media sul COVID-19 il direttore generale dell’OMS ha pronunciato il seguente discorso:

Domani sono trascorsi sei mesi da quando l’OMS ha ricevuto le prime notizie di un gruppo di casi di polmonite di causa sconosciuta in Cina.

L’anniversario di sei mesi dell’epidemia coincide con il raggiungimento di 10 milioni di casi e 500.000 morti. 

Questo è un momento per tutti noi per riflettere sui progressi che abbiamo fatto e sulle lezioni che abbiamo imparato e raccomandarci di fare tutto il possibile per salvare delle vite. 

Sei mesi fa, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare come il nostro mondo – e le nostre vite – sarebbero stati gettati in subbuglio da questo nuovo virus.

La pandemia ha portato alla luce il meglio e il peggio dell’umanità.

In tutto il mondo abbiamo assistito ad atti commoventi di resilienza, inventiva, solidarietà e gentilezza. 

Ma abbiamo anche visto segni di stigma, disinformazione e politicizzazione della pandemia. 

Negli ultimi sei mesi, l’OMS e i nostri partner hanno lavorato incessantemente per supportare tutti i paesi nella preparazione e nella risposta a questo nuovo virus.

Oggi pubblichiamo una cronologia aggiornata e dettagliata della risposta dell’OMS alla pandemia sul nostro sito Web, in modo che il pubblico possa vedere cosa è successo negli ultimi sei mesi in relazione alla risposta. 

Illustra la gamma del lavoro dell’OMS per fermare la trasmissione e salvare vite umane. 

Abbiamo lavorato con ricercatori, clinici e altri esperti per riunire la scienza in evoluzione e trasformarla in orientamento. 

Milioni di operatori sanitari si sono iscritti ai corsi attraverso la nostra piattaforma di apprendimento online OpenWHO.org.

Abbiamo lanciato la prova di solidarietà, per trovare rapidamente le risposte ai farmaci più efficaci.

Abbiamo lanciato voli di solidarietà per spedire milioni di kit di test e tonnellate di dispositivi di protezione individuale in molti paesi. 

Abbiamo lanciato il Solidarity Response Fund, che ha raccolto oltre 223 milioni di USD per la risposta.

Tre importanti attività innovative di solidarietà.

E abbiamo collaborato con la Commissione europea e diversi partner per lanciare ACT Accelerator, per garantire che una volta che un vaccino è disponibile, sia disponibile per tutti, specialmente quelli che sono maggiormente a rischio.

Venerdì abbiamo lanciato l’ACT Accelerator Investment Case, che stima che saranno necessari oltre 31 miliardi di dollari per accelerare lo sviluppo, un’equa allocazione e consegna di vaccini, diagnostica e terapia entro la fine del prossimo anno.

Durante il fine settimana, l’OMS è stata orgogliosa di collaborare alla conferenza di impegno “Global Goal: Unite for Our Future”, organizzata dalla Commissione europea e da Global Citizen. 

L’evento ha mobilitato nuove risorse per rispondere alla pandemia di COVID-19 a livello globale, anche a supporto di ACT Accelerator.

Sebbene un vaccino sarà un importante strumento a lungo termine per il controllo di COVID-19, ci sono cinque priorità su cui ogni singolo paese deve concentrarsi ora, per salvare vite umane ora.

Innanzitutto, potenziare le comunità. Ogni individuo deve capire di non essere indifeso: ci sono cose che tutti dovrebbero fare per proteggere se stessi e gli altri. La tua salute è nelle tue mani.

Ciò include l’allontanamento fisico, l’igiene delle mani, la copertura della tosse, la permanenza a casa in caso di malessere, l’uso di maschere quando appropriato e la condivisione di informazioni solo da fonti affidabili.

Potresti essere in una categoria a basso rischio, ma le scelte che fai potrebbero essere la differenza tra la vita e la morte per qualcun altro. 

In secondo luogo, sopprimere la trasmissione. Che i paesi non abbiano casi, gruppi di casi o trasmissione della comunità, ci sono passi che tutti i paesi possono prendere per sopprimere la diffusione del virus.

Garantire che gli operatori sanitari abbiano accesso all’addestramento e ai dispositivi di protezione individuale.

Migliora la sorveglianza per trovare casi.

L’intervento più importante per spezzare le catene di trasmissione non è necessariamente altamente tecnologico e può essere eseguito da un’ampia gamma di professionisti. Traccia e mette in quarantena i contatti.

Molti paesi hanno effettivamente utilizzato professionisti non sanitari per tracciare i contatti.

Terzo, salva delle vite.

L’identificazione precoce e l’assistenza clinica salvano vite.

Fornire ossigeno e desametasone a persone con malattie gravi e critiche salva la vita.

E prestare particolare attenzione ai gruppi ad alto rischio, inclusi gli anziani nelle strutture di assistenza a lungo termine, salva vite.

Il Giappone ha fatto questo: ha una delle più alte popolazioni di anziani, ma il suo tasso di mortalità è basso e la ragione è ciò che abbiamo appena detto: molti paesi possono farlo, possono salvare vite umane.

In quarto luogo, accelerare la ricerca.

Abbiamo già imparato molto su questo virus, ma ce ne sono ancora molte che non sappiamo e ci sono ancora strumenti di cui abbiamo bisogno.

Questa settimana indicheremo un secondo incontro per valutare i progressi della ricerca e dello sviluppo e rivalutare le priorità di ricerca per la prossima fase della pandemia. 

E quinto, leadership politica.

Come abbiamo detto più volte, l’unità nazionale e la solidarietà globale sono essenziali per attuare una strategia globale per sopprimere la trasmissione, salvare vite umane e ridurre al minimo l’impatto sociale ed economico del virus. 

Indipendentemente dalla fase in cui si trova un paese, queste cinque priorità, se attuate in modo coerente e coerente, possono invertire la tendenza.

L’OMS continuerà a fare tutto il possibile per servire i paesi con scienza, solidarietà e soluzioni. 

La domanda critica che tutti i paesi dovranno affrontare nei prossimi mesi è come convivere con questo virus. Questa è la nuova normalità. 

Molti paesi hanno implementato misure senza precedenti per sopprimere la trasmissione e salvare vite umane.

Queste misure hanno avuto successo nel rallentare la diffusione del virus. Ma non l’hanno completamente fermato. 

Alcuni paesi stanno vivendo una ripresa dei casi mentre iniziano a riaprire le loro economie e società.

Molte persone rimangono sensibili. Il virus ha ancora molto spazio per muoversi.

Vogliamo tutti che questo finisca. Vogliamo tutti andare avanti con le nostre vite. 

Ma la dura realtà è: questo non è nemmeno vicino alla fine. 

Sebbene molti paesi abbiano compiuto alcuni progressi, a livello globale la pandemia sta accelerando.

Siamo tutti in questo insieme e siamo tutti in questo per il lungo raggio.

Nei mesi a venire avremo bisogno di maggiori riserve di resilienza, pazienza, umiltà e generosità. 

Abbiamo già perso così tanto – ma non possiamo perdere la speranza. 

Questo è il momento di rinnovare il nostro impegno a potenziare le comunità, a sopprimere la trasmissione, a salvare vite umane, ad accelerare la ricerca e la leadership politica e morale.

Ma è anche il momento per tutti i paesi di rinnovare il loro impegno per la copertura sanitaria universale come pietra angolare dello sviluppo sociale ed economico – e per costruire il mondo più sicuro, più equo, più verde e più inclusivo che tutti noi desideriamo. 

A DISTANZA DI OLTRE 30 GIORNI DAL D.L. 34/2020 MOLTE REGIONI NON HANNO ANCORA APPROVATO IL PIANO PER LA RIORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ OSPEDALIERA

Fonte: Instant Report Covid-19 ALTEMS

In base all’art. 2 del decreto legge 19 maggio 2020 n.34 entro trenta giorni, cioè entro il 19 del mese di giugno tutte le regioni avrebbero dovuto approvare specifici piani di riorganizzazione dell’attività ospedaliera per il potenziamento della rete ospedaliera e delle terapie intensive.

L’ Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica in un suo recentissimo Istant Report Covid-19 ha provato a fare una verifica sul rispetto di questa data da parte delle regioni.

Al momento solo le seguenti tredici regioni e province autonome hanno provveduto ad adottare le loro delibere: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Pa Bolzano, Pa Trento, Sardegna, Toscana e Veneto.

Mancano: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata e Sicilia.

Il problema è che tra le regioni inadempienti ce ne sono alcune che hanno avuto ed hanno ancora molti casi.

Ci si chiede cosa abbiano intenzione di fare i responsabili della programmazione e i presidenti delle stesse regioni.
 

L’ INDAGINE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ SULLE RSA AI TEMPI DEL COVID

Roma, Istituto Superiore di Sanità

E’ stato pubblicato in questi giorni il Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie, Istituto Superiore di Sanità. Epidemia COVID-19, Aggiornamento nazionale: 05 maggio 2020.
Il documento è scaricabile in formato pdf dal sito https://www.epicentro.iss.it/

Si tratta di una ricerca svolta dall’ISS in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.

l’ISS ha avviato, a partire dal 24 marzo 2020, una survey specifica sul contagio da COVID-19 nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA). L’obiettivo della survey è quello di monitorare la situazione e adottare eventuali strategie di rafforzamento dei programmi e dei principi fondamentali di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA). Tutti i dati presenti nel report sono riferiti dai referenti delle RSA su base volontaria. Si sottolinea che in questa tipologia di studi esiste un bias di risposta e probabilmente le strutture in una situazione più critica non partecipano a queste iniziative.
L’indagine, rivolta a 3417 strutture censite nella mappa on line dei servizi per le demenze realizzata dall’Osservatorio Demenze dell’ISS (strutture sanitarie e sociosanitarie residenziali, pubbliche e/o convenzionate o a contratto, che accolgono persone prevalentemente con demenza) e nei siti delle Regioni, si basa sulla compilazione di un questionario finalizzato ad acquisire informazioni sulla gestione di eventuali casi sospetti/confermati di infezione da SARS-CoV-2.

L’indagine ha preso in esame la tipologia delle strutture, la dotazione di personale ecc. arrivando a fornire un quadro preoccupante della situazione:

Ma le difficoltà maggiori sono state riscontrate nella gestione dei pazienti:

Preoccupa l’accertamento della presenza di personale positivi in una percentuale elevata di strutture del Nord Italia, ma non solo.

Nel complesso i problemi segnalati sono purtroppo abbastanza diffusi e richiedono un profondo ripensamento sulla realtà delle RSA e sulla loro gestione.