Dopo le bozze ora è stato pubblicato il testo definitivo del disegno di legge d’iniziativa del Governo per il Bilancio di previsione dello Stato per l’esercizio 2023.
Rispetto alle bozze circolate dopo la seduta del Consiglio dei Ministri del 21 novembre per la sanità sono apparse alcune novità; si tratta peraltro di somme assolutamente inadeguate ad affrontare la gravità dei problemi esistenti soprattutto in materia finanziamento da parte dello Stato e di personale.
Sabato 14 alle ore 10, l’Associazione Nuovi Castelli Romani presenta il mio nuovo libro “Il diritto alla salute nel Servizio Sanitario Nazionale” nell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.
Interverranno l’autore della prefazione il prof. Cesare Pinelli, ordinario di diritto pubblico e il prof. Claudio Letizia, ordinario di medicina interna entrambi dell’Università “Sapienza” di Roma; il Sindaco del Comune di Frascati Francesca Sbardella, il Sindaco del Comune di Nemi Alberto Bertucci, il Sindaco del comune di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il direttore sanitario dell’azienda USL Roma 6 dott. Roberto Corsi.
Saranno presenti: mons. Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma; il sen. Bruno Astorre, Francesco Pittoni, Vice Presidente Vicario dell’UNAR; Francesco De Feo, Egumeno del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata e il dott. Ettore Pompili, Presidente onorario dell’Associazione NCR.
Il libro è diviso in sei parti: 1) Il processo della riforma 2) L’assistenza sanitaria 3) Organizzazione centrale del SSN 4) Organizzazione regionale del SSR 5) Strutture operative e loro funzioni 6) Diritti e responsabilità delle persone
Complessivamente sono 630 pagine con oltre 800 note di dottrina e giurisprudenza
Un libro scritto in maniera chiara e comprensibile anche per chi non ha una formazione giuridica e che spiega in maniera diffusa tutta la materia.
Molta attenzione è posta alla gestione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e informatiche, ma anche sono trattate diffusamente anche tutte le altre funzioni come quelle dell’informazione e della partecipazione, princìpi rigorosamente dettati dalle norme e che troppo spesso non trovano riflesso nemmeno per sbaglio nell’operare concreto.
Viene sottolineata l’importanza degli organi di indirizzo (es. Sindaci, Conferenza locale sociale e sanitaria per le aziende sanitarie locali, ecc.) ma anche il ruolo dei cittadini proclamato da tutti, ma scarsamente rispettato.
Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.
Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.
Un volume che può essere utile per chi deve studiare, per chi vuole prepararsi per un concorso, ma anche per chi già lavora e vuole aggiornarsi anche per difendere i propri diritti, oltre che per avvocati che devono rappresentare qualche paziente o dipendente.
Nell’ultima edizione del mio “Salute uguale per tutti…noi credevamo” ho sollevato il problema della rimozione del brevetto dai vaccini per il Covid-19 proponendo che venga prodotto dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare (SCFM) di Firenze che già produce i farmaci orfani e la Cannabis ad uso medico.
Un appello per ottenere almeno la sospensione dei brevetti era stato rivolto dai paesi poveri ai Paesi produttori sin dal marzo scorso.
Ora si apprende che il Presidente degli Stati Uniti d’America sarebbe favorevole a questa soluzione e che si starebbe attivando positivamente nel corso dei trattati della World Trade Organization.
IL Direttore dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha accolto la notizia con grande soddisfazione affermando, come riferito dal quotidiano inglese The Guardian, che la scelta USA rappresenta “un potente esempio di leadership statunitense per affrontare le sfide sanitarie globali”
In questo modo in tutto il mondo potranno essere prodotti vaccini abbattendo i costi e aiutando la popolazione dei paesi poveri ad uscire dalla pandemia.
La Presidenza dal Consiglio dei Ministri ha pubblicato ieri il resoconto settimanale delle vaccinazioni per il Covid-19.
Molto interessante è la tabella con i dati delle vaccinazioni presso le RSA.
Come si vede alcune regioni sono state particolarmente attive, mentre altre sono appena agli inizi e questo nonostante le morti che ci sono state proprio nelle RSA.
In molte regioni è elevata la percentuale dei soggetti vaccinati anche con la seconda dose, mentre nel Veneto il 10 aprile c’erano ben 10.547 pazienti in attesa della seconda dose.
La Corte europea di diritti umani con sede a Strasburgo l’8 aprile con una storica decisione ha stabilito che l’obbligo vaccinale va considerato “necessario in una società democratica”.
Nella causa Vavřička ed altri vs. Repubblica ceca, relativa alla vaccinazione obbligatoria per lattanti, la Corte non ha infatti riscontrato alcuna violazione della Convenzione dei diritti umani.
Nella Repubblica ceca esiste un obbligo giuridico generale di vaccinare i bambini contro nove malattie ben note. I genitori che non rispettano questo obbligo, senza una buona ragione, possono essere multati e i bambini che non sono stati vaccinati non sono ammessi alle scuole materne.
In questo caso, alcuni dei ricorrenti avevano visto i loro figli rifiutare l’ammissione alla scuola materna, mentre altri erano stati multati per essersi rifiutati di vaccinare i loro figli.
Il Tribunale ha constatato che le misure denunciate dalle ricorrenti, valutate nel contesto nazionale, avevano trovato un giusto equilibrio con gli obiettivi perseguiti dallo Stato ceco, vale a dire la protezione contro le malattie che rappresentano un grave rischio per la salute.
Come scrivevo il 18 febbraio già da tempo lo Stato della Città del Vaticano ha introdotto l’obbligatorietà della vaccinazione.
Ora, com’è noto il presidente del Consiglio ha incaricato il Ministro Cartabia di predisporre un decreto legge per rendere obbligatoria la vaccinazione anti-Covid a tutto il personale del SSN e a quello delle strutture accreditate.
E’ di ieri (30 marzo 2021) un lungo comunicato stampa della Federazione Italiana Aziende sanitarie e Ospedaliere (FIASO) che, a mio avviso tardivamente, scende in campo per affermare che “il tema della adesione degli operatori sanitari alla vaccinazione COVID-19 è strettamente correlato alla necessità di garantire un luogo di lavoro e di cura sicuri e senza rischi di contrarre la malattia, sia per gli stessi operatori che per i pazienti. Dove si è fatto un uso estensivo della vaccinazione, per adesione volontaria, pur in assenza di statistiche ufficiali da parte dell’ente competente, il numero degli infortuni è sceso in modo drastico: nelle Aziende sanitarie con 2.000 dipendenti, si è passati da 100 infortuni contemporaneamente presenti a 5”.
Rispetto alla possibilità di un intervento normativo da parte del Governo, che introduca l’obbligatorietà della vaccinazione per gli operatori sanitari, sempre la FIASO richiede con urgenza di:
– “prevedere l’obbligo di vaccinazione per tutti i dipendenti pubblici del SSN, per qualsiasi profilo o mansione e non solo per le categorie di coloro “che hanno diretto contatto con i pazienti” o “che eseguono vaccini”;
– “considerare il rifiuto della vaccinazione come non idoneità al lavoro nel SSN con conseguente sospensione temporanea, in seguito definitiva fino al licenziamento, escludendo la possibilità di ricollocazione organizzativa, piuttosto perniciosa in una fase di emergenza come quella attuale”;
– “estendere l’obbligo di vaccinazione anche alle strutture sanitarie private accreditate o che intendano convenzionarsi con il SSN, quale requisito di accreditamento”.
La FIASO afferma ancora “che il rifiuto di vaccinarsi da parte degli operatori delle strutture sanitarie rappresenti un tema centrale per la corretta gestione del rischio clinico e che vada affrontato come tale, con tutti gli strumenti a disposizione, in modo scevro da connotazioni di parte e orientato da un approccio gestionale”.
La Fiaso prende atto che “si siano verificati e si stiano verificando tuttora focolai di contagi intra-ospedalieri, con i quali entrano in contatto pazienti già critici e fragili per la loro patologia, acuta o cronica, contagiandosi a loro volta. Ciò è vero soprattutto per le RSA o altre strutture residenziali, la cui missione è quella di assistere persone che non dovrebbero versare in stato di acuzie, in condizioni di socialità selettiva e confortevole”.
Ma, prosegue la FIASO “allo stato della normativa vigente, non è possibile per il datore di lavoro conoscere lo stato vaccinale dell’operatore, al pari di ogni altra condizione fisica o clinica, se non per la parte delle sue eventuali conseguenze che si traducono in prescrizioni o limitazioni sul luogo di lavoro”.
Sempre la FIASO sostiene che “il datore di lavoro non può rendere obbligatoria la vaccinazione nell’ambito delle prescrizioni del Documento di valutazione di rischio specifico (DVR). Posto che lo stesso DVR dovrebbe essere rilasciato a seguito di contraddittorio e consenso assai improbabile da parte dei RLS aziendali, tale previsione equivarrebbe a far pesare sullo stesso datore di lavoro l’obbligo di assegnare il lavoratore inadempiente ad altre mansioni, che potrebbero non essere disponibili, generando sperequazioni all’interno della categoria professionale ed estreme rigidità dell’organizzazione rispetto all’utilizzo di professionalità già di per sé rare o comunque non abbondanti”.
“L’intervento normativo per il contrasto al rifiuto di vaccinarsi da parte degli operatori delle strutture sanitarie – secondo la FIASO – deve essere collocato all’interno del grande tema, tuttora non affrontato e sempre più urgente, della responsabilità gestionale e professionale in corso di pandemia. FIASO chiede che vengano riconosciute subito le condizioni di stato di necessità e di forza maggiore nelle quali stanno operando sanitari, manager e personale della filiera gestionale delle Aziende sanitarie e ospedaliere, gli enti del SSN impegnati nel contrasto alla diffusione della epidemia da COVID-19.
Sarebbe stato più opportuno che i direttori generali fossero intervenuti qualche mese fa su questo tema, si sarebbero potute evitare più morti.