Sabato 14 alle ore 10, l’Associazione Nuovi Castelli Romani presenta il mio nuovo libro “Il diritto alla salute nel Servizio Sanitario Nazionale” nell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.
Interverranno l’autore della prefazione il prof. Cesare Pinelli, ordinario di diritto pubblico e il prof. Claudio Letizia, ordinario di medicina interna entrambi dell’Università “Sapienza” di Roma; il Sindaco del Comune di Frascati Francesca Sbardella, il Sindaco del Comune di Nemi Alberto Bertucci, il Sindaco del comune di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il direttore sanitario dell’azienda USL Roma 6 dott. Roberto Corsi.
Saranno presenti: mons. Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma; il sen. Bruno Astorre, Francesco Pittoni, Vice Presidente Vicario dell’UNAR; Francesco De Feo, Egumeno del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata e il dott. Ettore Pompili, Presidente onorario dell’Associazione NCR.
Il libro è diviso in sei parti: 1) Il processo della riforma 2) L’assistenza sanitaria 3) Organizzazione centrale del SSN 4) Organizzazione regionale del SSR 5) Strutture operative e loro funzioni 6) Diritti e responsabilità delle persone
Complessivamente sono 630 pagine con oltre 800 note di dottrina e giurisprudenza
Un libro scritto in maniera chiara e comprensibile anche per chi non ha una formazione giuridica e che spiega in maniera diffusa tutta la materia.
Molta attenzione è posta alla gestione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e informatiche, ma anche sono trattate diffusamente anche tutte le altre funzioni come quelle dell’informazione e della partecipazione, princìpi rigorosamente dettati dalle norme e che troppo spesso non trovano riflesso nemmeno per sbaglio nell’operare concreto.
Viene sottolineata l’importanza degli organi di indirizzo (es. Sindaci, Conferenza locale sociale e sanitaria per le aziende sanitarie locali, ecc.) ma anche il ruolo dei cittadini proclamato da tutti, ma scarsamente rispettato.
Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.
Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.
Un volume che può essere utile per chi deve studiare, per chi vuole prepararsi per un concorso, ma anche per chi già lavora e vuole aggiornarsi anche per difendere i propri diritti, oltre che per avvocati che devono rappresentare qualche paziente o dipendente.
Erik Hellingsen, Saaret arbejder (1895) Statens Museum for Kunst, Copenaghen
Con l’art. 13 del DL 21 ottobre 2021, n. 146 vengono apportate numerose modifiche al decreto legislativo 9aprile 2008, n.81 che, come si legge nelle relazione al disegno di legge 2426 per la sua conversione in legge, sono principalmente finalizzate a incentivare e semplificare l’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza su lavoro e il coordinamento dei soggetti competenti a presidiare il rispetto delle norme prevenzionistiche. In tal senso si prevede, con le modifiche indicate alla lettera a)del comma 1, a sollecitare il funzionamento dei Comitati di cui all’articolo 7 del citato decreto legislativon.81 del 2008, prevedendo riunioni periodiche anche su richiesta dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
Oggi 15 ottobre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, del Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco, del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando, del Ministro degli affari esteri e del commercio internazionale Luigi Di Maio, del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e del Ministro della famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti, ha approvato un decreto legge recante “misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”
Il decreto interviene in particolare con una serie di misure sul mondo del lavoro, a cominciare dalla sicurezza sui luoghi di lavoro: le norme approvate consentiranno infatti di intervenire con maggiore efficacia sulle imprese che non rispettano le misure di prevenzione o che utilizzano lavoratori in nero. L’obiettivo è quello di incentivare e semplificare l’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di un maggiore coordinamento dei soggetti competenti a presidiare il rispetto delle disposizioni per assicurare la prevenzione.
Pertanto il provvedimento interviene, in primo luogo, con modifiche al Decreto legislativo 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Una nuova, importantissima, operazione del NAS dei Carabinieri, con l’impiego di ben 50 militari dell’Arma è stata effettuata ieri 19 aprile a seguito della scoperta di un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento di manodopera extracomunitaria in agricoltura, a estorsioni e all’impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati nelle coltivazioni in serra.
L’organizzazione malavitosa operava tra Venezia e Latina.
Il GIP del Tribunale di Latina ha emesso provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronto di sette persone .
Si tratta di un colpo molto importante nei confronti dello sfruttamento del caporalato ma anche per colpire l’utilizzo di pesticidi in cui commercio è addirittura non autorizzato in Italia perché ritenuti dannosi per la salute umana.
Anche l’uso improprio dei fitofarmaci, specialmente nelle serre, senza che il datore di lavori fornisca ai braccianti i dispositivi individuali di protezione è da condannare in quanto li espone a gravissime malattie.
L’articolo 42, comma 2, del Decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 stabilisce che nei casi accertati di infezione da coronavirus (SARS- CoV-2) in occasione di lavoro, il medico certificatore deve redigere il certificato di infortunio ed inviarlo telematicamente all’Inail che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell’infortunato. Secondo l’indirizzo vigente in materia di trattazione dei casi di malattie infettive e parassitarie, l’Inail tutela tali affezioni morbose, inquadrandole, per l’aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro.
Sono destinatari di tale tutela, quindi, i lavoratori dipendenti e assimilati, in presenza dei requisiti soggettivi previsti dal d.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124, nonché gli altri soggetti previsti dal decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38 (lavoratori parasubordinati, sportivi professionisti dipendenti e lavoratori appartenenti all’area dirigenziale) e dalle altre norme speciali in tema di obbligo e tutela assicurativa Inail.
Nell’attuale situazione pandemica, l’ambito della tutela riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio.
Il monitoraggio alla data del 30 novembre 2020 rileva: -104.328 denunce di infortunio sul lavoro a seguito di Covid-19 segnalate all’Inail (il 20,9% delle denunce di infortunio pervenute da inizio anno e il 13% dei contagiati nazionali totali comunicati dall’ISS alla stessa data), concentrate soprattutto nei mesi di marzo (27,0%), novembre (26,6%), ottobre (20,3%) e aprile (17,6%); il 3,7% sono denunce afferenti al mese di maggio, l’1,7% a settembre, lo 0,9% a febbraio e a giugno, lo 0,8% ad agosto e lo 0,5% a luglio. Rispetto al monitoraggio effettuato alla data del 31 ottobre (66.781 denunce) i casi in più sono 37.547, di cui 27.788 riferiti a novembre e 9.399 ad ottobre (complice la seconda ondata di contagi che ha avuto un impatto significativo anche in ambito lavorativo, soprattutto a partire dal mese di ottobre, superiore alla prima ondata: 47% la quota sul totale delle denunce di ottobre-novembre contro il 44,5% di marzo-aprile); i restanti 360 casi sono riconducibili ai mesi precedenti (il consolidamento dei dati permette di acquisire informazioni non disponibili nei mesi precedenti).
Di queste al 30 novembre 2020 ci sono: 366 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale a seguito di Covid-19 pervenute all’Inail (circa un terzo dei decessi denunciati da inizio anno e una incidenza dello 0,7% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’ISS al 30 novembre). Il 50,3% sono deceduti ad aprile, il 33,1% a marzo, il 6,0% a maggio, il 5,5% a novembre, l’1,6% a luglio e ad ottobre, l’1,4% a giugno e lo 0,3% ad agosto e settembre. Rispetto al monitoraggio del 31 ottobre (332 casi), i decessi sono 34 in più, di cui 20 nel solo mese di novembre e gli altri distribuiti tra marzo e aprile (il consolidamento dei dati permette di acquisire le informazioni non disponibili nei mesi precedenti). L’84,2% dei decessi ha interessato gli uomini, il 15,8% le donne (al contrario di quanto osservato sul complesso delle denunce in cui si osserva una quota percentuale superiore per le donne).
La prestigiosa rivista “The Lancet” sul numero 10262/2020 ospita un interessante articolo intitolato “Nessuna sicurezza dei pazienti senza sicurezza degli operatori sanitari” di Alexandra Shaw, Kelsey Flott, Gianluca Fontana, Mike Durkin, Ara Darzi tutti dell’ Institute of Global Health Innovation, Imperial College London, St Mary’s Hospital di Londra.
Secondo gli autori la pandemia COVID-19 conferma l’importanza della sicurezza dei lavoratori sanitari. Un equipaggiamento di protezione personale (DPI) inadeguato è stato un problema in molti contesti e ci sono stati troppi esempi di operatori sanitari che sono stati infettati e muoiono a causa del COVID-19.
Sul supplemento ordinario n.29/L alla Gazzetta ufficiale n. 201 del 12 agosto 2020 è stato pubblicato il d.lgs 31 luglio 2020, n. 101 “Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom e riordino della normativa di settore in attuazione dell’articolo 20, comma 1, lettera a), della legge 4 ottobre 2019, n. 117”, atto di recepimento della Direttiva 2013/59/Euratom.
Finalmente, l’Italia, dopo essere stata deferita dalla Commissione Europea alla Corte di Giustizia per non aver recepito (unica in Europa) la Direttiva 2013/59/Euratom, ha recepito la Direttiva che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla radioprotezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Sono anni che mi batto per ricordare che il Servizio Sanitario Nazionale è basato su prevenzione, assistenza territoriale e assistenza ospedaliera e che fino ad ora è stato troppo sbilanciato verso quest’ultima che avrebbe dovuto essere solo l’ultima fase di cura delle malattie.
Per troppo tempo l’ospedale è stato visto, anche per ragioni campanilistiche come l’unico luogo di cura,dimenticando di investire sulla prevenzione e e sui servizi distrettuali.
Ancora oggi assistiamo a personaggi politici che promettono un ospedale di mille posti letto per essere eletti.
Solo alcune regioni, all’inizio timidamente e poi con sempre maggiore convinzione hanno scelto la strada delle Case della Salute, come una struttura intermedia in grado di avvicinare l’assistenza ai cittadini sia visibilmente, in quanto si tratta di una struttura intermedia, che concretamente.
Proprio allo scopo di divulgare questa novità già alcuni anni fa ho scritto alcuni saggi e poi la prima edizione del mio “Manuale per le Case della Salute”
Ora purtroppo l’epidemia che ha colpito anche il nostro Paese ha ricordato a tutti i politici l’importanza della prevenzione e dell’assistenza territoriale per intercettare le malattie ed evitare il loro aggravarsi.
Sul documento che il Governo ha pubblicato ieri per progettare il rilancio del paese si leggono quelli che sono definiti i punti chiave per un’Italia più equa e più inclusiva ed al primo posto troviamo:
-Rafforzamento delle reti sanitarie del territorio e della prossimità delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale ai cittadini – Rafforzamento dei servizi di prevenzione -Rinnovata integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali -Valorizzazione delle politiche per il personale sanitario Potenziamento della Sanità Militare (presìdi ospedalieri e rete interforze di laboratori di analisi chimico-cliniche, in sinergia con il Servizio Sanitario Nazionale).
Si tratta di un elenco di buoni proponimenti che per essere attuato richiederà una lunga serie di iniziative legislative che, mi auguro, possano riscuotere l’approvazione del Parlamento, quello stesso che in questi ultimi lunghi trenta anni, ha condotto all’aziendalizzazione e poi alla progressiva privatizzazione del SSN.
Pertanto bene il rafforzamento della prevenzione, ma occorrerà riempire questa idea di buoni contenuti per le varie fasce di età, per le varie categorie e per la prevenzione dei tanti, troppi infortuni sul lavoro che ancora oggi mietono vittime.
Benissimo il rafforzamento delle politiche per il territorio e delle reti di prossimità, ma servirà molto personale qualificato a rapporto d’impiego.
Saranno necessari anche molti decreti attuativi (pensiamo che già ora il Ministero della salute in base al DL 34/2020 deve emanarne otto).
Ma prima di tutto sarebbe ora che venisse fatto il punto su “pubblico o privato”, una domanda che chi a suo tempo approvò il National Health Service si era posto decidendo nettamente per il pubblico, tanto che la case di cura private non erano convenzionate con il NHS e potevano lavorare solo per pazienti a pagamento.
Lo stesso discorso valeva e vale in Gran Bretagna per i medici di famiglia (e i pediatri di libera scelta), da sempre dipendenti e formati in ospedale.
Insomma, sarebbe ora che la prima proposta di riforma sanitaria presentata all’inizio degli anni ’70 dall’allora Ministro Mariotti rimasta sospesa a causa del presidente del Consiglio Colombo (e poi modificata strada facendo dalla DC che decise di non toccare molti interessi), venisse completata.
A quaranta anni dall’attuazione della riforma, andrebbero ridiscussi proprio questi principi fondamentali, infatti se è bellissimo parlare di rafforzare prevenzione e territorio il problema è capire come, dato che mentre la prevenzione ai privati non interessa dato che non produce vantaggi ma se ne servono talora solo per farsi pubblicità e per avvicinare possibili clienti, sul territorio troviamo in azione moltissimi privati che fanno assistenza domiciliare, che gestiscono laboratori di analisi, gabinetti radiologici, poliambulatori, gabinetti di fisiochinesiterapia, ecc. ecc.
Volendo allargare il discorso all’assistenza ospedaliera troviamo che spesso il 50% dei posti letto in molte regioni è coperto da privati accreditati e che all’interno degli ospedali pubblici la quasi totalità dei servizi è affidata a imprese o cooperative private.
Nel mio ultimo saggio “Salute uguale per tutti…noi credevamo” , c’è una parte dedicata proprio al problema della esternalizzazione e della reinternalizzazione dei servizi.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la questione dei Fondi assicurativi che negli ultimi anni hanno ricevuto anche dei benefici fiscali da parte del Parlamento e che indeboliscono il SSN.
Last but not the least: il problema della prevenzione della corruzione, che inevitabilmente sarà più facile gestire se non si dovranno più fare gare per l’affidamento all’esterno dei servizi e se ci saranno meno soggetti esterni da controllare. A questo proposito ricordo che secondo l’Istituto per la promozione dell’etica in sanità il fenomeno della corruzione inciderebbe per oltre sei miliari di euro sulla spesa sanitaria.
Sappiamo che il Ministro Speranza è molto determinato su questi punti e che è circondato da persone qualificate, dobbiamo quindi augurarci che tutto vada per il meglio.
Con il riavvio dell’attività lavorativa nella fase di pandemia contrassegnata dalla convivenza con il virus il Ministero della salute con una circolare ha messo in evidenza l’importante ruolo che dovranno svolgere i medici competenti nell’azione di supporto al datore di lavoro per la gestione del rischio nelle aziende.
La circolare rileva la necessità di fornire precisazioni sull’argomento con riferimento all’applicazione del “Protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti lavorativi”, sottoscritto con le parti sociali il 14 marzo scorso e integrato il 24 aprile, e alle indicazioni contenute nel Documento tecnico Inal “sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione”, approvato il 9 aprile scorso dal Comitato Tecnico Scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile.
L’INAIL sul proprio sito web ha ritenuto di sottolineare alcuni aspetti della circolare:
Il ruolo del medico competente come “consulente globale”. Premesso che la salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro coinvolgono numerose figure professionali, il documento ribadisce che il ruolo del medico competente, primario per la tutela sanitaria nello svolgimento ordinario delle attività lavorative, è destinato ad ampliarsi in una fase straordinaria come quella attuale, in cui viene riaffermata la sua funzione di “consulente globale” del datore di lavoro. Il medico competente deve essere coinvolto nelle attività di informazione e formazione dei lavoratori sul rischio di contagio e sulle precauzioni attuate dall’azienda e informerà adeguatamente il datore di lavoro sugli aggiornamenti provenienti dalle fonti sanitarie istituzionali, in modo da evitare il rischio di comunicazioni inesatte o di fake news.
Le informazioni per i lavoratori. Nella fase 2, prosegue la circolare, i medici competenti vanno coinvolti preliminarmente nelle attività di informazione ai lavoratori, che andranno avvisati sull’obbligo di rimanere a casa in presenza di febbre superiore ai 37,5° o di altri sintomi influenzali come tosse e difficoltà respiratorie, comunicando queste affezioni al proprio medico di medicina generale. I lavoratori dovranno essere informati anche che sono tenuti a comunicare eventuali contatti con persone positive al virus avvenuti nei 14 giorni precedenti, restando al proprio domicilio secondo le disposizioni dell’autorità sanitaria, e ad avvisare tempestivamente il datore di lavoro dell’insorgere di qualsiasi sintomo influenzale rilevato successivamente all’ingresso in azienda. Spetta al medico competente anche fornire informazioni circa l’adozione delle misure cautelative per accedere in azienda, e in particolare: il mantenimento della distanza di sicurezza; il divieto di assembramento; le regole d’igiene delle mani e l’uso di adeguati dispositivi di protezione individuale.
Supporto nella valutazione dei rischi, anche psicosociali. Il medico competente inoltre è chiamato a collaborare con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione nella valutazione del rischio, che in base all’art. 28 del decreto legislativo 81/2008, riguarda tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, inclusi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari. La circolare precisa che è necessario adottare azioni per l’integrazione del Documento di valutazione del rischio (Dvr), al fine di prevenire il rischio di infezione da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro, contribuendo altresì alla prevenzione della diffusione dell’epidemia. Con riferimento al lavoro a distanza, invece, viene espressa l’opportunità che il medico competente collabori con il datore di lavoro nell’individuazione di strumenti e contenuti informativi/formativi per i lavoratori, anche per contribuire a evitare l’isolamento sociale e a tutela del benessere psico-fisico.
Sorveglianza sanitaria. La circolare fornisce importanti indicazioni sulle azioni da adottare in relazione alle attività di sorveglianza sanitaria connesse alla gestione dell’emergenza da Covid-19. Con riferimento in particolare alle visite mediche, viene spiegato che andranno garantite, possibilmente scaglionate per turni e senza assembramenti, nel rispetto delle misure igieniche indicate dal Ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sarà opportuno – viene precisato – che le visite vengano effettuate nell’infermeria aziendale o in altri ambienti idonei per spazio, ventilati e con il rispetto del distanziamento interpersonale, usando mascherine e altri dispositivi di protezione. Andranno privilegiate le visite con carattere di urgenza e di indifferibilità quali quelle preventive, quelle su richiesta del lavoratore o effettuate in occasione del cambio di mansione, e la visita medica precedente alla ripresa del lavoro dopo un’assenza per malattia superiore a 60 giorni continuativi.
Desidero ricordare che con DM 4 marzo 2009 è stato istituito il Registro Nazionale dei Medici competenti che devono per legge essere presenti in tutti i luoghi di lavoro ex D.lgs 81/2008.
L’attuale emergenza sanitaria correlata alla pandemia da SARS-CoV-2 oltre ad aver determinato una perdita insanabile di vite umane, rappresenta una situazione di emergenza globale, sociale e del lavoro.
L’Inail, non poteva rimanere assente e nell’ambito delle diverse funzioni assicurativa, riabilitativa, prevenzionale e di ricerca, ha messo in atto una serie di iniziative con l’obiettivo di garantire una tutela globale della salute e della sicurezza dei lavoratori anche in questo momento emergenziale.
Sono previste misure urgenti di contenimento dell’emergenza sull’intero territorio nazionale, e continua a essere incentivato l’utilizzo della modalità di lavoro agile sia per le pubbliche amministrazioni, anche in deroga alla disciplina vigente, sia per i datori di lavoro privati per ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali, assolvendo gli obblighi di informativa in via telematica. L’informativa è presente in calce all’avviso.
Sono indicate misure di informazione e prevenzione per l’intero territorio nazionale, misure per il trasporto pubblico di linea terrestre, marittimo, ferroviario, lacuale, aereo e nelle acque interne, ed è disciplinato l’ingresso in Italia, compresi i transiti e i soggiorni di breve durata.
Continuano ad essere sospese le attività produttive industriali e commerciali, fatta eccezione per determinate attività espressamente individuate tra cui costruzioni, manifattura e commercio all’ingrosso per i due settori, mentre continuano ad essere garantiti, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, i servizi bancari, finanziari e assicurativi.
Resta ancora vigente il divieto di spostamento all’interno della regione, salvo che per le motivazioni già esistenti, alle quali va aggiunta la necessità di incontrare congiunti sempre che sia rispettato il divieto di assembramento, l’obbligo della distanza interpersonale e quello dell’uso di protezioni delle vie respiratorie.
In aggiunta alle attività consentite, sono previsti, nel rispetto della distanza di sicurezza e dei divieti di assembramento, l’accesso a parchi, ville e giardini pubblici, le cerimonie funebri, le attività sportive o motorie e la ristorazione con asporto, fermo restando il divieto di consumare i prodotti nei locali e di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi.
Sono presenti anche ulteriori misure specifiche per la disabilità.
Le disposizioni del D.P.C.M. 26 aprile 2020 sono entrate in vigore il 4 maggio, in sostituzione del D.P.C.M. del 10 aprile 2020, e sono efficaci fino al 17 maggio 2020, ad eccezione di quanto previsto dai co. 7, 9 e 11, dell’art. 2, che si applicano dal 27 aprile 2020 in aggiunta alle disposizioni del predetto D.P.C.M. del 10 aprile.
Tra le tante iniziative dell’INAIL assume importanza una pubblicazione, approvata dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) istituito presso la Protezione Civile, al quale Inail partecipa con un suo rappresentante, frutto di un lavoro tecnico di ricerca condotto dall’Istituto anche in qualità di organo tecnico scientifico del Servizio Sanitario Nazionale.
Il “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione – INAIL” è composto da due parti: la prima riguarda la predisposizione di una metodologia innovativa di valutazione integrata del rischio che tiene in considerazione il rischio di venire a contatto con fonti di contagio in occasione di lavoro, di prossimità connessa ai processi lavorativi, nonché l’impatto connesso al rischio di aggregazione sociale anche verso “terzi”. La seconda parte si è focalizzata sull’adozione di misure organizzative, di prevenzione e protezione, nonché di lotta all’insorgenza di focolai epidemici, anche in considerazione di quanto già contenuto nel “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” stipulato tra Governo e Parti sociali il 14 marzo 2020.
L’adozione di misure graduali ed adeguate attraverso un nuovo modello organizzativo di prevenzione partecipato, consentirà, in presenza di indicatori epidemiologici compatibili, il ritorno progressivo al lavoro, garantendo adeguati livelli di tutela della salute e sicurezza di tutti i lavoratori, nonché della popolazione.