L’art. 12, comma 3, del d.lgs 502 del 1992 dispone che il Fondo sanitario nazionale sia ripartito dal Comitato per la programmazione economica (di seguito CIPE), oggi Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (di seguito CIPESS), su proposta del Ministro della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.
Dal 1978, con alterne vicende e fino all’anno 2022 il riparto della quota indistinta del del Fondo Sanitario Nazionale tra le Regioni è stato determinato della pesatura della popolazione per fasce di età in base al d.lgs n 68 del 2011.
Dopo le bozze ora è stato pubblicato il testo definitivo del disegno di legge d’iniziativa del Governo per il Bilancio di previsione dello Stato per l’esercizio 2023.
Rispetto alle bozze circolate dopo la seduta del Consiglio dei Ministri del 21 novembre per la sanità sono apparse alcune novità; si tratta peraltro di somme assolutamente inadeguate ad affrontare la gravità dei problemi esistenti soprattutto in materia finanziamento da parte dello Stato e di personale.
Storicamente, la spesa sanitaria in Italia è sempre stata inferiore alla media dell’UE, anche se alcuni aumenti si sono verificati negli ultimi cinque anni, principalmente guidati da una crescita della spesa privata.
Secondo il Country Health Profile dell’OCSE 2021, nel 2019 l’Italia ha speso complessivamente (tra spesa pubblica e privata) l’8,7 % del PIL in sanità, rispetto alla media UE del 9,9 % , ma la spesa pubblica ha rappresentato solo il 6,4% del PIL, mentre quella privata è stata del 2,3%.
La spesa pubblica pro capite ha raggiunto l’importo di 2.525 euro (adeguato per le differenze di potere d’acquisto) ed è finita al di sotto della media UE (3 523 EUR).
La spesa pubblica in percentuale alla spesa sanitaria totale è stata solo del 74% nel 2019 – inferiore alla media UE che è dell’80 %.
Più della spesa restante è pervenuto da pagamenti diretti da parte delle famiglie (23 %); l’assicurazione sanitaria volontaria svolge solo un ruolo minore (copre solo il 3% del totale); per la maggioranza si tratta di spesa out of pocket delle famiglie che secondo il Ministero dell’economia e delle finanze (Rapporto 9 sul monitoraggio della spesa sanitaria) ha raggiunto nel 2021 la somma di 37,659 miliardi pari ad € 635,74 pro capite con un aumento rispetto all’anno precedente del 2,1%.
La spesa out of pocket secondo alcuni[1] sarebbe dovuta oltre alla necessità di superare i problemi del SSN (liste di attesa, ecc.) anche all’aumento dell’età media della popolazione e al bisogno dei cittadini di rispondere ai crescenti problemi derivanti dall’anzianità e dalla cronicità.
L’importo della spesa privata diviene così un misuratore della qualità dei servizi di una regione[2].
Esiste un profondo divario tra le regioni che si deve ritenere conducibile soprattutto alla differenza dei servizi offerti dal servizio pubblico e alla riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale delle aziende sanitarie durante l’epidemia[3].
La spesa a carico dei cittadini è aumentata principalmente nelle Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna a dimostrazione della scarsa efficienza dei sistemi sanitari di queste regioni.
Il numero delle famiglie che sostengono spese sanitarie aumenta.
Circa 6 milioni di famiglie sono state costrette a limitare le spese sanitarie per motivi economici o addirittura ad annullarle del tutto con prevedibili conseguenze negative per la loro salute[4].
Di qui ha origine un fenomeno di impoverimento e di disagio.
Anche se l’epidemia da COVID-19 ha richiesto ulteriori iniezioni di fondi 2020 a sostegno del settore sanitario siamo ancora molto lontani dal coprire le effettive esigenze della popolazione e molte regioni non riescono a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza.
La Nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza (NADEF) prevede una notevole riduzione del rapporto tra PIL e finanziamento dello Stato per i prossimi anni fino a scendere nel 2025 solo al 6%.
La proposta di legge di bilancio per l’esercizio 2023 dello Stato ha scatenato una serie di interventi (regioni, sindacati, medici, ecc.) per chiedere un aumento della spesa dello Stato.
Ma dalle parole occorre passare ai fatti.
In considerazione dell’impoverimento di un numero sempre maggiore di famiglie appare evidente come sia necessario uno sforzo da parte dello Stato per portare la propria percentuale di finanziamento all’8% possibilmente agganciandolo in maniera permanente al PIL per garantire il sistema sanitario universale ed evitare il fenomeno dell’abbandono delle cure.
Non è possibile rinviare le scelte sulla sanità perché la situazione del personale sanitario è allo stremo e senza soldi non si può assumere nessuno.
Naturalmente dovranno essere eliminati anche tutti i limiti all’assunzione del personale.
La legge di bilancio dello stato per l’esercizio 2023 deve rappresentare l’occasione per intervenire
[1] Censis RBM VIII Rapporto sulla sanità pubblica, privata e intermediata.
[2] M. Ruggeri, et. al. 2020, The Determinants of Out-of-Pocket Expenditure in IBD Italian Patients. Results from the AMICI Survey, Int. Environ Res Public health, 2020 nov. 4.
[3] Corte dei conti, Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, S.U. 2021.
Dal 22 al 25 novembre si tiene ad Arezzo il 17° Forum Risk Management in sanità che tratterà dei seguenti temi:
Bilancio dei risultati nelle azioni di contrasto alla pandemia– nuove soluzioni terapeutiche: le risposte possibili alle Post Covid Syndroms.
La nuova Assistenza nel territorio con servizi di prossimità: case ed ospedali di comunità, Centrali Operative Territoriali, nuovo ruolo delle Farmacie dei Servizi.
Il raddoppio dell’ADI e lo sviluppo della Domiciliarità.
Le Centrali Operative Territoriali: standard di servizio, modelli organizzativi, tipologie di attività.
La nuova attività nel territorio con il supporto della telemedciina: la gestione ottimale dei pazienti cronici ed oncologici.
La telemedicina a sostegno dell’innovazione dei nuovi percorsi clinici e assistenziali nel territorio finoa lla casa del paziente.
I progetti delle Regioni per la diffusione della telemedicina.
Osservatorio delle buone pratiche di attuazione degli obiettivi del PNRR: Direttori Generali e Direzioni strategiche delle Aziende Sanitarie a confronto.
La sfida dell’efficienza energetica: Ospedale verde, sicuro, flessibile.
Big data: raccolta ed analisi dei dati in sicurezza e nel rispetto della privacy – il fascicolo sanitario elettronico.
Prevenzione: i nuovi piani delle Regioni con Focus sulle campagne vaccinali e sulla antibiotico-resistenza.
Prevenzione e controllo delle infezioni dopo il “Covid 19”: piano straordinario di formazione degli operatori sulle infezioni ospedaliere.
Recupero delle prestazioni rimaste indietro, con focus sulle atività chirurgiche e sulle campagne di screening.
I professionisti produttori di salute – valorizzazione dei ruoil e delle competenze – il lavoro in equipe : l’importanza dei saperi scientifici e professionali per rilanciare il sistema sanitario, il valore della relazione con i l paziente.
La persona responsabile nel proprio percorso di cura: percorso partecipativo, diritti e responsabilità.
Formazione: lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali-digitali-manageriali per i professionisti della sanità.
Comunicazione: come comunicare tra gli operatori, tra operatori e pazienti, tra struttura sanitarie e cittadini.
Ambiente e salute come i fattori ambientali e climatici incidono sulla salute.
Nuove ed avanzate forme di partnership pubblico-privato per il raggiungimento di obiettivi di salute.
Il nuovo procurement basato sul “valore” e sul controllo dei rsiultati: snellezza delle procedure e dei tempi d i gara.
Il Risk Management applicato alle attività del territorio: sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari.
Decreto attuativo della Legge Gelli: opportunità, problematiche e soluzioni possibili per la copertura assicurativa delle Aziende e dei Professionisti della Sanità.
Lo sviluppo della ricerca in Sanità e la riforma degli IRCCS.
Sanità come bene comune e benessere della comunità, eguaglianza di accesso alle cure e all’assistenza.
Il Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero (Rapporto SDO) del Ministero della salute è basato sull’analisi dei contenuti del flusso nazionale della Scheda di Dimissione Ospedaliera (SDO), la cui attendibilità e completezza informativa – legate prevalentemente alla sua valenza sotto il profilo gestionale – lo rendono unico nel panorama dei flussi del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS). La pubblicazione del Rapporto SDO rappresenta uno strumento di analisi in grado di fornire elementi utili per leggere e interpretare in chiave sia epidemiologica che gestionale i principali fenomeni sanitari nazionali che prevedono il ricorso al ricovero ospedaliero, consentendo anche confronti a livello nazionale.
L’ISTAT ha pubblicato un nuovo Rapporto sulle strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie.
Al 31 dicembre 2020 sono 12.630 i presidi residenziali attivi nel nostro Paese, con un’offerta di circa 412mila posti letto, sette ogni 1.000 persone residenti.
La Corte dei conti nell’udienza del 10 novembre scorso ha proceduto al Giudizio di parificazione sul rendiconto generale della Regione Lazio La Requisitoria del procuratore generale Pio Silvestri, dopo aver preso atto dell’avvenuto completamento del Piano di Rientro ha affrontato il problema dei Livelli Essenziali di Assistenza, atteso che in base all’art.1, comma 180 della legge 311 del 30 dicembre 2004 il rientro sarebbe dovuto avvenire “nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza“.
Il nuovo Codice è composto da cinque libri, articolati in più parti e da 230 articoli , ma non richiederà un regolamento di attuazione essendo self executive.
Il Libro I tratta dei princìpi, della digitalizzazione, della programmazione e della progettazione. Il libro II tratta dell’appalto. Il libro III tratta dell’appalto nei settori speciali. Il libro IV tratta delle concessioni e del partenariato pubblico privato. Il libro V tratta infine del contenzioso e dell’autorità nazionale anticorruzione, nonché delle disposizioni finali e transitorie.
Ora la parola è al Governo che può approvarlo o modificarlo anche se dopo aver affidato l’incarico alla massima autorità di giustizia amministrativa si potrebbe creare qualche problema.
Il Consiglio dei Ministri si è riunito venerdì 4 novembre 2022, alle ore 18.20 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni. Segretario, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del Ministro della difesa Guido Crosetto e del Ministro della salute Orazio Schillaci, ha approvato un decreto-legge che, tra l’altro, introduce disposizioni urgenti di proroga delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria.
Con d.p.c.m. 1° giugno 2022, pubblicato sulla G.U. 240 del 13 ottobre è stata istituita, finalmente, l’Anagrafe Nazionale degli Assistiti (ANA) nell’ambito del sistema della Tessera Sanitaria.
L’ANA subentrerà gradualmente alle anagrafi tenute oggi dalle aziende sanitarie locali e dalle regioni.
Il decreto stabilisce: a) le garanzie e le misure di sicurezza da adottare, i criteri per l’interoperabilità dell’ANA con le altre banche dati di rilevanza nazionale e regionale, nonché le modalità di cooperazione dell’ANA con banche dati già istituite a livello regionale per le medesime finalità, nel rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, di cui al regolamento (UE) n. 2016/679 e al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e delle regole tecniche del Sistema pubblico di connettività; b) le modalità di accesso ai dati e gli strumenti funzionali a garantire l’appropriatezza e l’efficacia delle prestazioni di cura erogate, nonché quelli che per le finalità di cui all’art. 15,comma 25-bis, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, devono essere resi disponibili al Nuovo sistema informativo sanitario nazionale, realizzato dal Ministero della salute in attuazione di quanto disposto dall’art. 87 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.