PROROGA DEI RAPPORTI DI LAVORO FLESSIBILI E STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE DEL RUOLO SANITARIO

Da tempo, da più parti si sono levate molte sollecitazioni affinché il personale reclutato per la lotta contro il COVID-19 venisse stabilizzato. Il Ministro Speranza ha fatto propria questa richiesta che ora ha trovato collocazione nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 ottobre scorso e in particolare all’ art. 92. (Proroga dei rapporti di lavoro flessibile e stabilizzazione del personale del ruolo sanitario), che così recita:

Al fine di rafforzare strutturalmente i servizi sanitari regionali anche per il recupero delle liste d’attesa e di consentire la valorizzazione della professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio anche durante la predetta emergenza, gli enti del Servizio sanitario nazionale, nei limiti di spesa consentiti per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale dall’articolo 11, comma 1, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, come modificato ai sensi del comma 2:
a) verificata l’impossibilità di utilizzare personale già in servizio, nonché di ricorrere agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, possono avvalersi, anche nell’anno 2022, delle misure previste dall’articolo 2-bis, limitatamente ai medici specializzandi di cui al comma 1, lettera a), del medesimo articolo, e dall’articolo 2-ter, commi 1 e 5, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, anche mediante proroga, non oltre il 31 dicembre 2022, degli incarichi conferiti ai sensi delle medesime disposizioni;
b) ferma restando l’applicazione dell’articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023 possono assumere a tempo indeterminato, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, il personale del ruolo sanitario e gli operatori socio sanitari che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali, ivi incluse le selezioni di cui all’art. 2-ter del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno 6 mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022, secondo criteri di priorità definiti da ciascuna regione. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto mediante procedure diverse da quelle sopra indicate si provvede previo espletamento di prove selettive.

Al comma 1 dell’articolo 11 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al secondo periodo le parole “un importo pari al 5 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “un importo pari al 10 per cento”;
b) al quarto periodo le parole “Per il medesimo triennio qualora nella singola Regione emergano oggettivi” sono sostituite dalle seguenti “Qualora nella singola Regione emergano, sulla base della metodologia di cui al sesto periodo, oggettivi”;
c) il sesto periodo è sostituito dal seguente: “Dall’anno 2022 l’incremento di cui al quarto periodo è subordinato all’adozione di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale. Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della presente legge il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’ Economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, nel rispetto del valore complessivo della spesa di personale del Servizio sanitario nazionale determinata ai sensi dei precedenti periodi, adotta con decreto la suddetta metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale, in coerenza con quanto stabilito dal decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, e con l’articolo 1, comma 516, lettera c), della legge 30 dicembre 2018, n. 145 e con gli standard organizzativi, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza territoriale, anche ai fini di una graduale revisione della disciplina assunzionale di cui al presente articolo. Le regioni sulla base della predetta metodologia predispongono il piano dei fabbisogni triennali per il servizio sanitario regionale che sono valutati e approvati dal tavolo di verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12, comma 1, dell’intesa n. 2271 sancita in data 23 marzo 2005 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, congiuntamente al Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei LEA di cui all’articolo 9, comma 1, della medesima intesa anche al fine di salvaguardare l’invarianza della spesa complessiva.”
“3. Le disposizioni di cui alle lettere a) e b) del comma 1 del presente articolo possono essere applicate, nell’ambito delle risorse dei rispettivi bilanci anche dalle regioni e dalle province autonome che provvedono al finanziamento del fabbisogno del Servizio Sanitario Nazionale senza alcun apporto a carico del bilancio dello Stato”.

Il testo completo del DDL è disponibile sul sito di Quotidiano Sanità: http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=99837

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA DATO IL VIA LIBERA AL DISEGNO DI LEGGE PER LA CONCORRENZA 2021 CHE CONTIENE MOLTE DISPOSIZIONI SULLA SANITA’

Il Consiglio dei Ministri si è riunito giovedì 4 novembre 2021, alle ore 16.20 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Mario Draghi. Segretario, il Sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ha approvato il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021.
Si tratta di uno dei principali obiettivi presi dal governo nel PNRR, con il quale si è impegnato ad affrontare – entro la fine dell’anno.

Molti articoli riguardano direttamente la sanità per:

  1. agevolare l’accesso all’accreditamento delle strutture sanitarie private e introduce criteri dinamici per la verifica periodica delle strutture private convenzionate;
  2. superare l’attuale obbligo per il titolare dell’autorizzazione alla distribuzione all’ingrosso di detenere almeno il 90% dei medicinali in possesso di una AIC, riducendo il vincolo ad un assortimento idoneo a rispondere alle esigenze territoriali;
  3. eliminare gli ostacoli all’ingresso sul mercato dei farmaci generici;
  4. incentivare le aziende farmaceutiche alla definizione del prezzo di rimborso (che è negoziato con AIFA), prevedendo che in caso di inerzia sia applicato l’allineamento al prezzo più basso.
  5. eliminare la discrezionalità di individuazione dei dirigenti medici, prevedendo che essi siano selezionati da una commissione composta dal direttore sanitario dell’azienda interessata e da tre direttori di cui almeno due provenienti da diversa regione, assegnando l’incarico al candidato che abbia ottenuto il punteggio più alto.

IL PATTO PER L’INNOVAZIONE DEL LAVORO PUBBLICO: UNA OPPORTUNITA’ ?

L'Anticamera e la Sala Verde | www.governo.it
Palazzo Chigi, Sala verde

Il 10 marzo è stato firmato nella Sala Verde di Palazzo Chigi, il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale i tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri.

L’accordo riconosce alla Pubblica Amministrazione il ruolo centrale di motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa.

Coesione sociale e creazione di buona occupazione saranno i pilastri fondamentali di ogni riforma e ogni investimento pubblico contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

“La firma del Patto – ha sottolineato il Ministro Brunetta – assegna alla coesione sociale non una semplice ripetizione retorica, ma un valore fondante di uno Stato che si rinnova, si modernizza sul valore della persona e della partecipazione”.

Secondo i Sindacati l’intesa rappresenta una importante cornice politica per affermare che il lavoro pubblico e i servizi pubblici sono una importante risorsa per il Paese.

L’AUDIZIONE DEL MINISTRO BRUNETTA DELLE COMMISSIONI RIUNITE AFFARI COSTITUZIONALI E LAVORI DI CAMERA A SENATO – 9 MARZO 2021

Ieri 9 marzo le Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato, presso la Nuova Aula dei Gruppi parlamentaria hanno svolto l’audizione del Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, sulle linee programmatiche di quella che sarà la strategia del suo Ministero anche nell’ambito del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza.

In primo luogo il Ministro brunetta ha ricordato una frase pronunciata dal Presidente Mattarella alla Camera “per la nostra gente il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola…”.

Il Ministro Brunetta, da quanto si apprende dal sito del suo Dicastero, ha poi dichiarato: “È nostra intenzione dotare la Pubblica Amministrazione delle migliori competenze e favorire un rapido ricambio generazionale che la porti in linea con le esperienze più avanzate realizzate nei Paesi nostri concorrenti” ha sottolineato”.

“La sfida cui oggi siamo chiamati è ambiziosa. Una sfida che ci impone di trovare un nuovo equilibrio tra il bisogno di sicurezza e protezione delle persone e quello di profonda innovazione”. 

“Il PNRR rappresenta per noi non soltanto un piano di investimenti, ma il grimaldello per agire sui nodi che strutturalmente hanno depresso le capacità di crescita e le potenzialità del nostro Paese e per introdurre e sperimentare le migliori pratiche di cui dotare stabilmente le nostre amministrazioni”.

“Un esercizio di modernizzazione e di rottura di storici tabù, in sintonia con lo spirito della nuova Europa che finalmente recupera ambizione e visione comunitaria. Oggi si apre un percorso che dovrà lasciare velocemente in eredità ai nostri figli non soltanto nuove infrastrutture materiali e immateriali, ma un nuovo modello sociale, economico e amministrativo. Questo è il momento di osare: il momento Italia”.

Sempre il Ministro brunetta ha illustrato anche un nuovo alfabeto per la Pubblica Amministrazione:

“A come Accesso, B come Buona amministrazione, C come Capitale umano, D come Digitalizzazione. Sono i quattro assi sui quali ci muoveremo nella realizzazione del nostro programma di Governo per rinnovare la Pubblica amministrazione e per restituire dignità, orgoglio, autorevolezza e valore alla comunità di 3,2 milioni di donne e di uomini che hanno servito e servono il Paese in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente. Se dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale siamo rinati attraverso l’industria, oggi la ricostruzione deve partire dalle istituzioni e, per prime, da quelle che operano a più stretto contatto con i cittadini e con le imprese”.

Il Ministro Brunetta vuole modificare profondamente gli strumenti per il reclutamento del personale semplificandoli ma facendo in modo di assumere personale più qualificato allo scopo di svecchiare la classe dirigente e acquisire le professionalità necessarie per attuare il PNRR.

Le premesse sono buone ma sarà necessario vedere come saranno messe in pratica dato che occorre rispettare i princìpi contenuti nella Costituzione e in una serie di norme che non è facile cambiare dalla sera alla mattina.

Per quanto riguarda poi specificamente la sanità pur invocando il criterio della meritocrazia non sarà facile metterla in pratica soltanto cambiando qualche legge anche perché i rischi in questo campo possono essere notevoli.

Qui le slides presentate dal Ministro Brunetta:

CENTO GIORNI PER LA SANITA’

I Cent-Jours storicamente indicano il periodo compreso tra il ritorno di Napoleone Bonaparte a Parigi dall’esilio dell’Elba e la restaurazione della dinastia dei Borbone con Luigi XVIII; l’espressione fu usata dal Prefetto di Parigi, il conte di Chabrol l’8 luglio 1815 nel suo discorso di benvenuto al re.

Anche in Italia, come in molti Paesi esteri, è nata l’abitudine di utilizzare questa locuzione per indicare le cose più urgenti da scrivere nell’agenda del nuovo Presidente, quelle che possano dare un segnale sull’orientamento che vuole dare al nuovo Governo.

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IL DECRETO MILLEPROROGHE CONTIENE MOLTE NORME SULLA SANITA’

Il Consiglio dei Ministri su proposta del presidente Conte ha esaminato nelle sedute del 23 e del 30 dicembre un nuovo Decreto Legge (n. 183 del 31 dicembre 2020) contenente disposizioni in materia di termini legislativi, molte delle quali contenute nell’art. 4 riguardano la proroga di termini per la sanità:
– Lo stato di emergenza viene prorogato fino al 31 marzo 2021 e di conseguenza viene prorogato l’incarico del Commissario straordinario per l’emergenza;
– Viene prorogata la permanenza in servizio del personale sanitario;
– Sono prorogate le disposizioni riguardanti lo svolgimento degli esami di Stato e per l’abilitazione alla professione di medico;
– Sono prorogate anche le disposizioni straordinarie per la produzione industriale di mascherine e dispositivi di protezione.
– L’aumento del fondo per la quota premiale prevista dall’art. 15, comma 23 della legge 135 del 2012 e dall’art. 67-bis della legge 191/2009, già prorogato per l’anno 2020 con il D.L. 30 dicembre 2019, n. 162, viene prorogato anche per l’anno 2021;
– Sono prorogate le norme sul potenziamento dell’assistenza territoriale;
– Sono prorogate le disposizioni sulle Unità Speciali di Continuità Assistenziale;
– Viene prorogato il finanziamento di specifici obiettivi connessi all’attività di
ricerca, assistenza e cura relativi al miglioramento dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza;
– Tra le misure prorogate, rientra l’applicazione del lavoro agile per l’emergenza nelle PA e per i datori di lavoro privati a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali, previo rispetto degli obblighi di informativa, che possono essere assolti in via telematica ricorrendo alla documentazione resa disponibile dall’Inail.
-Sono prorogate al 31 marzo 2021 anche le disposizioni sulla Sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori “fragili” maggiormente a rischio;
– Vengono prorogati al 31 dicembre 2021 anche i termini per la stabilizzazione del personale;
– Sono riaperti i termini per l’iscrizione all’Albo Nazionale per i direttori generali;
– Sono prorogate anche le norme per la semplificazione delle sedute degli organi collegiali (ma sarebbe opportuno che venisse chiarito che deve essere assicurata la pubblicità delle sedute).

Ora il decreto legge è all’esame della Camera dei deputati (ed è stato assegnato alle commissioni riunite 1ª (Affari costituzionali) e 5ª (Bilancio, tesoro e programmazione) in sede referente il 4 gennaio 2021. Annuncio nella seduta n. 447 del 4 gennaio 2021.

LA GIORNATA NAZIONALE DEL PERSONALE SANITARIO E SOCIOSANITARIO E’ LEGGE

E’ stata pubblicata sulla G.U. 294/2020 la legge n. 155 con cui viene istituita la Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario nonché del personale socioassistenziale e del volontariato, quale momento per onorarne il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio nel corso della pandemia di Coronavirus nell’anno 2020.

E’ un importante riconoscimento nei confronti di tutti gli operatori della sanità sia quelli che sono in prima linea che quelli che lavorano nelle retrovie, ma soprattutto è utile per riportare all’attenzione della popolazione l’importanza del SSN.

La Giornata si celebra il 20 febbraio di ogni anno ed è considerata solennità civile ai sensi dell’articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260, non determinando riduzione dell’orario di lavoro negli uffici pubblici né, qualora cada in giorno feriale, costituendo giorno di vacanza o comportando riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.

LA CORTE DEI CONTI, AUDITA DALLE COMMISSIONI BILANCIO RIUNITE PUNTA IL DITO SULLE INADEMPIENZE DELLE REGIONI RISPETTO ALLE USCA, AGLI INFERMIERI DI FAMIGLIA, PIANI DI ASSISTENZA TERRITORIALE E LISTE DI ATTESA…

In occasione dell’esame del disegno di legge per l’approvazione del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 le Commissioni riunite bilancio ella camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno audito la Corte dei conti.

Le considerazioni relative alle misure per la sanità contenute nel documento approvato dalle Sezioni riunite di controllo della Corte dei conti nel novembre 2020 prendono atto in primo luogo del finanziamento del fabbisogno sanitario standard portato a 121,4 miliardi nel 2021.

Il livello di finanziamento per il 2021, prima delle misure introdotte per affrontare l’emergenza sanitaria, era pari a 118,5 miliardi, comprensivi dei 554 milioni dovuti all’abolizione dei ticket sulle prestazioni specialistiche.
Tale importo era poi stato aumentato dal d.l. 34/2020 di 945 milioni, di cui 105 per il finanziamento delle borse di studio per contratti di formazione specialistica dei medici, 340 milioni per la copertura degli oneri sanitari conseguenti all’emersione e alla regolarizzazione di rapporti di lavoro, 5 milioni per l’erogazione di ausili e protesi in favore di persone con disabilità e 500 milioni per una parziale copertura degli oneri previsti gravare sul 2021 per l’implementazione dell’assistenza domiciliare integrata e per il personale necessario per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e per il potenziamento delle centrali operative regionali.

Le nuove misure che vengono specificamente finanziate comportano la riproposizione, anche nell’esercizio 2021, dell’affidamento ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta dell’esecuzione di tamponi antigenici, un nuovo incremento dei contratti di formazione specialistica dei medici specializzandi, l’aumento dei compensi per i dirigenti sanitari, medici e veterinari attraverso un incremento del 27 per cento dell’indennità di esclusiva, e la previsione di una indennità da riconoscere al personale
30 Corte dei conti Disegno di legge di bilancio 2021
infermieristico a decorrere dal 1° gennaio 2021 secondo modalità da definire in sede di contrattazione collettiva nazionale.
A tale livello di finanziamento si fa riferimento anche per la copertura degli oneri connessi alla proroga per il 2021 disposta con l’articolo 77 delle disposizioni relative al personale sanitario e alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) introdotte con il d.l. 18/2020. La proroga è prevista entro limiti di spesa pari, rispettivamente, a 1.100 e 210 milioni.

Al riguardo va osservato che con le risorse disponibili per il prossimo anno, pur significativamente potenziate, le regioni dovranno far fronte rispetto a quanto precedentemente previsto, sia alle occorrenze relative al personale e alle Usca di cui era stato finanziato il costo solo per il 2020, sia alle misure introdotte con il d.l. 34 per il potenziamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera che, come si è visto, erano state finanziate integralmente solo per il 2020.
Naturalmente nella valutazione del fabbisogno sanitario va considerato che lo stato di attuazione delle misure avviate nei mesi scorsi è ancora parziale. A fine ottobre solo 13 regioni avevano presentato un piano per la revisione dell’assistenza territoriale prevista dall’articolo 1 del decreto-legge 34/2020 (e a cui sono riferibili circa 734 milioni). Il Ministero della salute aveva predisposto una griglia di valutazione inviata alle Regioni per il monitoraggio dei piani affidandone il compito ad un gruppo di lavoro appositamente istituito presso AGENAS.
Limitata era anche l’attuazione dei piani regionali per il recupero delle liste d’attesa (d.l. 104/2020). Erano solo 12 le Regioni che hanno provveduto ad inviare i documenti. Mancavano i piani di Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, P.A Bolzano, Piemonte, Puglia, Sardegna. Dato l’attuale andamento dei contagi è tuttavia difficile che si possa effettivamente compiere il recupero delle prestazioni mancate nei mesi del primo lockdown.
La stessa attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale, che ben avrebbero potuto rappresentare uno strumento di assistenza sul territorio anche in grado di alleviare la pressione sugli ospedali, ha avuto un andamento inferiore alle attese e con forti differenze territoriali. Vi ha inciso la volontarietà dell’adesione da parte dei Medici di medicina generale e dei Pediatri e le difficoltà di disporre di adeguate attrezzature sanitarie. Nonostante in alcune regioni le realizzazioni siano state forti, la media a livello nazionale era inferiore al 50 per cento.
Anche l’attuazione delle misure che dovevano portare all’infermiere di famiglia sconta un qualche ritardo: sempre a inizio novembre, non era stata sottoposta all’esame della Conferenza Stato Regioni la bozza di intesa elaborata dalle Regioni che doveva portare all’attuazione della disposizione normativa.
A fronte dello sforzo operato sul fronte del personale, a fine ottobre erano 36.300 i nuovi addetti attivati in relazione all’emergenza sanitaria, 7.650 medici (di cui 2.950 specializzandi o medici non specializzati), 16.500 infermieri e 12.115 altri operatori sanitari. Un dato molto significativo anche se con differenziazioni territoriali importanti (tavola 7). Un incremento che potrà essere meglio valutato quando saranno disponibili con un maggior dettaglio i dati sul numero di operatori che nello stesso periodo hanno lasciato il lavoro per i raggiunti limiti di età o per la possibilità che deriva da “quota 100”. La disponibilità di operatori soprattutto in alcune specializzazioni rimane uno degli aspetti più delicati della fase attuale.

sempre secondo la Corte sono destinati ad incidere sui risultati della gestione sanitaria regionale due ulteriori disposizioni: la rimodulazione dei tetti della spesa farmaceutica e le misure per il governo della mobilità sanitaria interregionale.
Con l’articolo 81, riconfermato nel 14,85 per cento del finanziamento sanitario il tetto complessivo della spesa farmaceutica, viene rideterminato nella misura del 7,35 per cento (rispetto al 6,69 per cento attuale) quello per gli acquisti diretti da parte delle strutture del servizio sanitario nazionale (a cui va ad aggiungersi lo 0,2 per cento per gli acquisti diretti di gas medicinali).
Punta invece a salvaguardare una mobilità sanitaria tra regioni “fisiologica” e a riassorbire, a tutela di un più equo e trasparente accesso alle cure, i fenomeni di mobilità non dovuti a fenomeni “fisiologici” la norma che (articolo 84) dispone che la sottoscrizione degli accordi bilaterali tra le regioni per il governo della mobilità sanitaria interregionale costituisce adempimento ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del servizio sanitario nazionale.

Ad esse si aggiunge un nuovo finanziamento per il programma di investimenti per l’edilizia sanitaria e l’ammodernamento tecnologico. Ripartita tra regioni in base alla quota di accesso al fabbisogno sanitario, la effettiva disponibilità delle somme per la concreta sottoscrizione degli accordi di programma viene, come nel passato, condizionata alle effettive disponibilità del bilancio statale.

Guardando i risultati di bilancio relativi al primo semestre dell’anno la Corte trae una conferma di tale andamento. A fronte di una flessione degli acquisti in convenzione, particolarmente forte nelle regioni del centro sud, si riscontra una crescita degli acquisti diretti che in media nazionale è del 2,6 per cento, ma che cresce in misura rilevante nelle regioni del nord, più colpite dalla crisi sanitaria .

La misura in esame subordina la rimodulazione dei tetti di spesa all’integrale pagamento, da parte delle aziende farmaceutiche, degli oneri per il ripiano degli sfondamenti dell’anno 2018 (quelli maturati fino al 2017 erano stati già oggetto di un accordo) entro il gennaio 2021 e dell’applicazione anche al 2022 al pagamento entro il prossimo giugno degli sfondamenti a carico delle imprese nel 2019.

IL DOCUMENTO DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI PER LA STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE DEL SSN

Il Presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini ha inviato a tutti i Presidenti  e Asssessori alla Salute delle Regioni e delle Province autonome, chiedendo di dare massima diffusione presso gli uffici competenti e presso le aziende ed enti del Servizio Sanitario Nazionale un Documento sull’applicazione delle disposizioni in materia di stabilizzazioni di cui all’articolo 20 del D.Lgs. 75/2017, alla luce delle modifiche introdotte dall’articolo 1, commi 466 e 468 della L. 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020), dall’articolo 1 e 1 bis del D.L. 30 dicembre 2019, n. 162 (c.d. decreto milleproroghe), convertito nella Legge 28 febbraio 2020, n. 8 , dall’ articolo 2-bis, comma 2, secondo periodo, del D.L. 17 marzo 2020 n. 18, convertito nella L. 24 aprile 2020 n 27 e dall’art. 4-bis della L. 17 luglio 2020, n. 77, di conversione del D.L. 19 maggio 2020, n. 34.

Si tratta di un documento molto interessante che dovrebbe consentire di gestire in maniera più attenta il problema delle eliminazione del precariato, fermo restando che solo modificando radicalmente l’attuale costume di molte aziende sanitarie di reclutare il personale con procedure “alternative” a quelle concorsuali e con l’affidamento di contratti a tempo indeterminato, di consulenze o addirittura dell’utilizzo di società per la somministrazione di personale si potrà porre fine alla giungla dei tipi di rapporto di lavoro oggi esistenti.

AMBIENTE, SANITA’, ISTRUZIONE E DIGITALE DEVONO ESSERE LE PRIORITA’ DEL RECOVERY FUND

Mentre il Governo e il Parlamento dibattono e il livello delle discussioni aumenta con l’avvicinarsi alla prossima tornata elettorale che comprende anche il referendum confermativo per la riduzione del numero dei componenti delle Camere, si avvicina la scadenza per presentare all’Europa i nostri progetti per ottenere gli attesi finanziamenti.

Molti, ognuno per la propria parte, si sono fatti avanti per presentare le loro proposte.

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