AUDIZIONE PRELIMINARE DELLA BANCA D’ITALIA ALL’ESAME DELLA MANOVRA ECONOMICA PER IL TRIENNIO 2023-2025

Il 5 dicembre le Commissioni riunite della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica hanno proceduto all’audizione preliminare del capo servizio Struttura economica della banca d’Italia dott. Fabrizio Balassone in merito alla manovra economica per il triennio 2023-2025.

Il Fondo sanitario nazionale è incrementato di 2,2 miliardi nel 2023 (2,3 nel 2024 e 2,6 a decorrere dal 2025) ed è contestualmente autorizzata una spesa pari a 0,7 miliardi per l’acquisto di vaccini e di farmaci anti-Covid per il prossimo anno.

Come si può comprendere dai dal riepilogo della Banca d’Italia non ci sono possibilità di aumentare la spesa sanitaria a causa del vertiginoso aumento dei costi dell’energia che assorbe la fetta maggiore della manovra.

Chi soffrirà maggiormente sarà la spesa per il personale che non potrà essere aumentata con conseguenze purtroppo pesanti per tutti ma specialmente per le famiglie con scarse disponibilità economiche che già ora abbandonano le cure non potendo affrontare le spese.

Ma se il finanziamento aumenterà solo in misura limitata non per questo la spesa sarà contenuta in quanto, anche a causa dell’aumento dell’età media della popolazione è previsto forte incremento della spesa complessiva che, per la parte non finanziata dallo Stato, dovrà essere coperta dei cittadini di tasca propria. Già oggi l’Italia è il paese con la spesa out of pocket più alta d’Europa.

A questo si aggiunge purtroppo anche l’innalzamento del debito pubblico che renderà molto difficili altri scostamento di bilancio anche a causa della maggiore attenzione da parte della Commissione UE.

Sono a rischio in molte regioni il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza e la stessa universalità del SSN.

L’unica strada per recuperare margini di spesa a livello locale è quella di attuare una rigida revisione della spesa eliminando tuto quanto non è strettamente attinente all’assistenza sanitaria.

IL GOVERNO METTE UNA PEZZA AL DISEGNO DI LEGGE PER IL BILANCIO DELLO STATO PER L’ANNO 2023

Dopo le bozze ora è stato pubblicato il testo definitivo del disegno di legge d’iniziativa del Governo per il Bilancio di previsione dello Stato per l’esercizio 2023.

Rispetto alle bozze circolate dopo la seduta del Consiglio dei Ministri del 21 novembre per la sanità sono apparse alcune novità; si tratta peraltro di somme assolutamente inadeguate ad affrontare la gravità dei problemi esistenti soprattutto in materia finanziamento da parte dello Stato e di personale.

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IL GOVERNO APPROVA IL DISEGNO DI LEGGE PER IL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO 2023, MA IL COMUNICATO DI SALUTE NON NE PARLA. IL PARLAMENTO DOVRA’ INTERVENIRE

Il Consiglio dei Ministri si è riunito lunedì 21 novembre 2022, alle ore 21.00 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni. Segretario, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

l Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 e l’aggiornamento del Documento programmatico di bilancio (DPB).

I provvedimenti, che verranno trasmessi al Parlamento e alle autorità europee, prendono come riferimento il quadro programmatico definito nell’integrazione alla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2022 e quantificano l’ammontare del valore delle misure contenute nella manovra di bilancio in 35 miliardi di euro.

La manovra si basa su un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, anche in relazione allo scenario internazionale, e allo stesso tempo sostenibile per la finanza pubblica, concentrando gran parte delle risorse disponibili sugli interventi a sostegno di famiglie e imprese per contrastare il caro energia e l’aumento dell’inflazione.

Altre risorse sono stanziate per interventi di riduzione del cuneo fiscale e dell’Iva su alcuni prodotti, di aumento dell’assegno unico per le famiglie, per agevolazioni sulle assunzioni a tempo indeterminato per donne under 36 e per percettori di reddito di cittadinanza, per la proroga delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa per i giovani.

In materia fiscale, si estende la flat tax fino a 85.000 euro per autonomi e partite Iva e si ampliano le misure per la detassazione ai premi dei dipendenti, oltre a intervenire con una “tregua fiscale” per cittadini e imprese che in questi ultimi anni si sono trovati in difficoltà economica anche a causa delle conseguenze del COVID-19 e dell’impennata dei costi energetici.

Sul fronte delle pensioni, oltre alla conferma di “opzione donna” rivisitata e “Ape sociale”, si attua l’indicizzazione delle pensioni al 120% e si introduce per l’anno 2023 un nuovo schema di anticipo pensionistico, che permette di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età e prevede bonus per chi decide di restare al lavoro.

Nello scarso comunicato non si parla di interventi per la salute.

Una buona salute è la base per la realizzazione del potenziale degli individui, per la realizzazione delle famiglie, per la prosperità delle comunità e per la crescita della nazione.

Il Governo si è dimenticato di tutte le promesse fatte durante l’epidemia e la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza prevede una decrescita del finanziamento dello Stato al Fondo Sanitario Nazionale.

Dopo le proteste delle opposizioni la presidente Meloni ha detto che ci saranno 2 mld di euro per i maggiori costi energetici che anche la sanità dovrà sopportare, ma secondo la FIASO ne serviranno 3,2 per cui la differenza farà carico alle regioni.

In questo modo non sarà possibile attuare la riforma dell’assistenza territoriale e il potenziamento del ruolo degli ospedali, ma soprattutto soffrirà l’attività di prevenzione , già pesantemente compromessa durante l’epidemia.

Occorre che i partiti che si autodefiniscono di sinistra presenti in Parlamento ritrovino lo spirito riformista che portò all’approvazione della riforma sanitaria intervenendo con la presentazione di emendamenti al disegno di legge del Governo allo scopo di fissare il rapporto tra finanziamento dello Stato al FSN all’8% del PIL al fine di coprire il costo effettivo del SSN, fino ad ora assicurato in parte direttamente dai cittadini con la spesa out of pocket.

Nello stesso tempo occorrerà eliminare tutti i limiti alle assunzioni di personale previa adozione da parte di ciascuna azienda di un piano del fabbisogno approvato dalle regioni abrogando contestualmente la possibilità di affidare l’assistenza sanitaria all’interno degli ospedali e sul territorio a ditte o cooperative e di stipulare contratti di consulenza o di reclutare personale “a gettone”.

Ogni azienda dovrà presentare un piano di backsourcing per eliminare tutti i servizi sanitari affidati all’esterno riassumendone la gestione diretta con personale a tempo indeterminato.

La copertura della spesa andrà trovata tagliando tutte le esenzioni e le agevolazioni fiscali fino ad ora riconosciute, da tutti i governi di destra e di sinistra alle case di cura private alle società di assicurazione e ai fondi integrativi.

L’ASSURDITA’ DEI MEDICI A GETTONE NON POTEVA NON ATTIRARE L’ATTENZIONE DELL’AUTORITA’ NAZIONALE ANTICORRUZIONE

Da quanto si apprende dal sito web dell’ANAC sulla questione dei cosiddetti “medici a gettone“, per la sua rilevanza sociale è intervenuto il Presidente di Anac, Giuseppe Busia  in quanto tocca servizi fondamentali, improcrastinabili ed indispensabili per l’intera comunità, oltre che di grande impatto economico sulla spesa pubblica, per gli elevati costi sostenuti dalle Aziende sanitarie al fine di remunerare il personale medico reperito per turni spesso insostenibili”.
In particolare il presidente dell’Autorità anticorruzione ha affermato “Per sopperire all’attuale carenza di medici ormai diffusa in numerosi comparti ospedalieri, le Aziende sanitarie siano indotte ad aggiudicare appalti, spesso mediante procedura negoziata, alla quale partecipa un numero ridotto di operatori economici, in particolare per assicurare alcuni servizi quale quello di Guardia Medica presso il Pronto Soccorso, nonché a corrispondere compensi particolarmente elevati per ciascun turno, anche prevedendo, come criterio di scelta del contraente, quello del prezzo più basso”.

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SOTTOSCRITTO IL 2 NOVEMBRE IL NUOVO CCNL DEL COMPARTO DELLA SANITA’

L’ARAN con un suo comunicato informa che in data 2 novembre 2022 alle ore 15,15 l’Aran e le parti sindacali hanno definitivamente sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al personale del Comparto Sanità per il triennio 2019/2021.

Il CCNL si caratterizza per numerose e rilevanti innovazioni concernenti aspetti salienti del trattamento normo-economico del personale.

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IL PERSONALE DEL SSN E’ ALLO STREMO, MANCANO DECINE DI MIGLIAIA DI UNITA’ . DOPO LE PROMESSE COSA VUOLE FARE IL GOVERNO?

Da quanto si legge nel documento sul personale del Sistema Sanitario Italiano pubblicato dal Ministero della salute ad agosto 2022 le unità in servizio nelle strutture pubbliche del SSN sono passate dalle 888.367 del 2000 alle 617.466 del 2020, ripartite come segue: 72,3% ruolo sanitario; 17,8% ruolo tecnico; 9,7% ruolo amministrativo e lo 0,2% ruolo professionale[1].

Nell’ambito del ruolo sanitario il personale medico era di 103.092 unità, mentre gli infermieri erano 276.257 con un rapporto di 2,6 infermieri per ogni medico.

Il Servizio Sanitario Nazionale ha una media di 4,63 infermieri per 1000 abitanti contro i 10,8 della Francia e i 13,2 della Germania.

Il personale del SSN a tutti i livelli è oramai allo stremo soprattutto nei reparti di emergenza ma nonostante le promesse fatte durante la campagna elettorale non viene fatto nulla.

Lo spirito aziendalistico che anima certi direttori generali li porta ad affidare all’esterno anche quelli che dovrebbero essere servizi “core” come i servizi di emergenza.

Viene fatto risalire al 1996 l’avvio dell’outsourcing[2] termine con il quale si intende il trasferimento, in base a un rapporto di tipo contrattuale, della produzione di servizi e attività strumentali, che in precedenza erano svolte al proprio interno, ad imprese private[3] con il coinvolgimento di operatori portatori di competenze non presenti altrimenti nelle aziende e negli enti del SSN.

Le scelte politiche del Parlamento hanno di fatto indotto gli enti e le aziende di tutte le regioni, comprese quelle in Piano di rientro, al fine di assicurare comunque i servizi, ad appaltare all’esterno sia i servizi economali (pulizie, ristorazione, lavaggio della biancheria piana e delle divise) che quelli tecnologici (manutenzione, riscaldamento), quelli informatici, quelli vigilanza, ecc. ma anche quelli sanitari (ausiliariato, assistenza domiciliare, ecc.), o reclutando personale presso agenzie per il lavoro.

Il risultato di queste scelte è stato un aumento notevole della spesa per i servizi che supera il 50% del totale e conseguentemente della spesa complessiva, tanto che in alcune aziende è raddoppiata dal 2000 al 2020.

L’aumento del numero degli appalti espone le aziende anche a rischio di corruzione.

Nello stesso tempo la qualità di molti servizi invece di migliorare è peggiorata.

A questo si aggiungono le problematiche relative al personale delle ditte appaltatrici che nel caso di un nuovo appalto si trova a dover combattere per vedere riconosciute le clausole sociali di tutela previste nello schema di contratto tipo.

A quanto sopra si sono aggiunte le misure straordinarie per il rafforzamento del personale sanitario nell’emergenza Coronavirus per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo a tempo determinato al personale delle professioni sanitarie e ad operatori socio sanitari.

Di recente la rivista The Lancet ha effettuato uno studio da cui risulta che l’esternalizzazione di servizi sanitari a società aventi scopo di lucro introdotta nel NHS nel 2012 avrebbe influenzato la qualità dei servizi sanitari e il tasso di mortalità evitabile[4].

Appare evidente come questa situazione debba essere invertita.


[1] Fonte: Ministero della salute, Annuario statistico 2020

[2] Ministero della sanità, Linee Guida n. 2/1996.

[3] G. Vetritto, L’esternalizzazione strategica nelle amministrazioni pubbliche, Rubbettino Edizioni, Soveria Mannelli (CZ) 2006.

[4] B. Goodair, A. Reeves, Outsourcing health-care services to the private sector and treatable mortality rates in England, 2013–20: an observational study of NHS privatization, The Lancet.com/public-health Vol 7: e638-e646, July 2022

APPRODATA ALLA CAMERA LA LEGGE SUL MERCATO E LA CONCORRENZA CON LE NUOVE NORME PER LA SELEZIONE DELLA DIRIGENZA

La legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, nel testo approvato dal Senato il 30 maggio e trasmesso alla camera per l’approvazione definitiva modifica l’articolo 15 del d.lgs 502 del 1992, n. 502, sostituendo il comma 7-bis con il seguente:

« 7-bis. Le regioni, nei limiti delle risorse finanziarie ordinarie e nei limiti del numero delle strutture complesse previste dall’atto aziendale di cui all’articolo 3, comma 1-bis, tenuto conto delle norme in materia stabilite dalla contrattazione collettiva, disciplinano i criteri e le procedure per il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa, previo avviso cui l’azienda è tenuta a dare adeguata pubblicità, sulla base dei seguenti princìpi:

a) la selezione è effettuata da una commissione composta dal direttore sanitario dell’azienda interessata e da tre direttori di struttura complessa nella medesima disciplina dell’incarico da conferire, dei quali almeno due responsabili di strutture complesse in regioni diverse da quella ove ha sede l’azienda interessata alla copertura del posto. I direttori di struttura complessa sono individuati tramite sorteggio da un elenco nazionale nominativo costituito dall’insieme degli elenchi regionali dei direttori di struttura complessa appartenenti ai ruoli regionali del Servizio sanitario nazionale. Qualora fosse sorteggiato più di un direttore di struttura complessa della medesima regione ove ha sede l’azienda interessata alla copertura del posto, è nominato componente della commissione il primo sorteggiato e si prosegue nel sorteggio fino a individuare almeno due componenti della commissione direttori di struttura complessa in regioni diverse da quella ove ha sede la predetta azienda. Se all’esito del sorteggio di cui al secondo o al terzo periodo la metà dei direttori di struttura complessa non è di genere diverso, si prosegue nel sorteggio fino ad assicurare ove possibile l’effettiva parità di genere nella composizione della commissione, fermo restando il criterio territoriale di cui al terzo periodo. Assume le funzioni di presidente della commissione il componente con maggiore anzianità di servizio tra i tre direttori sorteggiati. In caso di parità nelle deliberazioni della commissione prevale il voto del presidente. In deroga alle disposizioni di cui al primo periodo, nella provincia autonoma di Bolzano la selezione per il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa è effettuata da una commissione composta dal direttore sanitario dell’azienda interessata e da tre direttori di struttura complessa nella medesima disciplina dell’incarico da conferire, dei quali almeno un responsabile di struttura complessa in regione diversa da quella ove ha sede l’azienda interessata alla copertura del posto;

b) la commissione riceve dall’azienda il profilo professionale del dirigente da incaricare. Sulla base dell’analisi comparativa dei curricula, dei titoli professionali posseduti, avuto anche riguardo alle necessarie competenze organizzative e gestionali, dei volumi dell’attività svolta, dell’aderenza al profilo ricercato e degli esiti di un colloquio, la commissione attribuisce a ciascun candidato un punteggio complessivo secondo criteri fissati preventivamente e redige la graduatoria dei candidati. Il direttore generale dell’azienda sanitaria procede alla nomina del candidato che ha conseguito il miglior punteggio. A parità di punteggio prevale il candidato più giovane di età. L’azienda sanitaria interessata può preventivamente stabilire che, nei due anni successivi alla data del conferimento dell’incarico, nel caso di dimissioni o decadenza del dirigente a cui è stato conferito l’incarico, si procede alla sostituzione conferendo l’incarico mediante scorrimento della graduatoria dei candidati;

c) la nomina dei responsabili di unità operativa complessa a direzione universitaria è effettuata dal direttore generale d’intesa con il rettore, sentito il dipartimento universitario competente ovvero, laddove costituita, la competente struttura di raccordo interdipartimentale, sulla base del curriculum scientifico e professionale del responsabile da nominare;

d) il profilo professionale del dirigente da incaricare, i curricula dei candidati, i criteri di attribuzione del punteggio, la graduatoria dei candidati e la relazione della commissione sono pubblicati nel sito internet dell’azienda prima della nomina. I curricula dei candidati e l’atto motivato di nomina sono pubblicati nei siti internet istituzionali dell’ateneo e dell’azienda ospedaliero-universitaria interessati ».

“IL DIRITTO ALLA SALUTE NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE” SARA’ PRESENTATO PER LA PRIMA VOLTA ALL’ABBAZIA DI SAN NILO DI GROTTAFERRATA DALL’ASSOCIAZIONE NUOVI CASTELLI ROMANI

Grottaferrata (RM), Abbazia di
San Nilo, 1004

Sabato 14 alle ore 10, l’Associazione Nuovi Castelli Romani presenta il mio nuovo libro “Il diritto alla salute nel Servizio Sanitario Nazionale” nell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.

Interverranno l’autore della prefazione il prof. Cesare Pinelli, ordinario di diritto pubblico e il prof. Claudio Letizia, ordinario di medicina interna entrambi dell’Università “Sapienza” di Roma; il Sindaco del Comune di Frascati Francesca Sbardella, il Sindaco del Comune di Nemi Alberto Bertucci, il Sindaco del comune di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il direttore sanitario dell’azienda USL Roma 6 dott. Roberto Corsi.

Saranno presenti: mons. Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma; il sen. Bruno Astorre, Francesco Pittoni, Vice Presidente Vicario dell’UNAR; Francesco De Feo, Egumeno del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata e il dott. Ettore Pompili, Presidente onorario dell’Associazione NCR.

Il libro è diviso in sei parti:
1) Il processo della riforma
2) L’assistenza sanitaria
3) Organizzazione centrale del SSN
4) Organizzazione regionale del SSR
5) Strutture operative e loro funzioni
6) Diritti e responsabilità delle persone

Complessivamente sono 630 pagine con oltre 800 note di dottrina e giurisprudenza

Un libro scritto in maniera chiara e comprensibile anche per chi non ha una formazione giuridica e che spiega in maniera diffusa tutta la materia.

Molta attenzione è posta alla gestione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e informatiche, ma anche sono trattate diffusamente anche tutte le altre funzioni come quelle dell’informazione e della partecipazione, princìpi rigorosamente dettati dalle norme e che troppo spesso non trovano riflesso nemmeno per sbaglio nell’operare concreto.

Viene sottolineata l’importanza degli organi di indirizzo (es. Sindaci, Conferenza locale sociale e sanitaria per le aziende sanitarie locali, ecc.) ma anche il ruolo dei cittadini proclamato da tutti, ma scarsamente rispettato.

Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.

Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.

Un volume che può essere utile per chi deve studiare, per chi vuole prepararsi per un concorso, ma anche per chi già lavora e vuole aggiornarsi anche per difendere i propri diritti, oltre che per avvocati che devono rappresentare qualche paziente o dipendente.

UNA SENTENZA INNOVATIVA DELLA CORTE DI CASSAZIONE SULLE MANSIONI SUPERIORI

Uno dei temi più ricorrenti nelle vertenze tra il personale del SSN e le aziende sanitarie è rappresentato dalle richieste derivanti dallo svolgimento di mansioni superiori.

Da quando è stato privatizzato il rapporto di lavoro la Magistratura ha riconosciuto il diritto del personale a ricevere il corrispettivo relativo alle mansioni superiori purché dimostri di averle effettivamente svolte.

Una recentissima sentenza della Corte di Cassazione (Sez. Civile, Sez. L, n. 1496 del 2022) ha affermato che debba essere superata: “l’interpretazione della disciplina delle mansioni superiori svolte di fatto (art. 52, comma 5, del d.lgs. n. 165 del 2001) che limiti il riconoscimento delle differenze retributive al solo svolgimento delle mansioni immediatamente superiori, facendo riferimento alla relativa nozione introdotta dall’art. 24 del c.c.n.l. enti pubblici non economici 1998/2001, in quanto ciò contrasterebbe, anche nell’ambito del rapporto di impiego pubblico privatizzato, con i principi di cui agli artt. 36, 97 e 98 Cost.”.

La sentenza citata inoltre aggiunge che “come da questa Corte già affermato (v. Cass. 11 novembre 2019, n. 29093), la responsabilità formale di conduzione di un ufficio (struttura organizzativa) e del lavoro affidato ai collaboratori, con il coordinamento delle attività e l’organizzazione delle risorse assegnate, con responsabilità del raggiungimento dei relativi risultati di produzione ” integrano il tratto differenziale i un livello superiore che per il comparto sanità è riferibile al collaboratore direttivo come specificato nel vigente CCNL e in particolare della categoria D3 (v. Corte d’Appello Roma n. 1129 del 2020).

I SOLDI PER GLI INFERMIERI NON SI TROVANO MAI. PROSEGUONO GLI INCONTRI PER DEFINIRE IL NUOVO CCNL PER LA SANITA’

Filippo Turati

Il problema del trattamento economico del personale della sanità è stato oggetto di attenzione sin dal 1908 quanto i deputati Turati, Barzilai e Agnini presentarono una interrogazione al Ministro dell’interno circa i provvedimenti che egli intenda di proporre o di prendere a fine di assicurare un trattamento equo e possibilmente uniforme agli infermieri degli Istituti ospitalieri italiani. (Legislatura XXII, Tornata del 16 giugno 1908).

Oggi proseguono le trattative per il rinnovo del CCNL del personale della sanità.

Le somme messe a disposizione sono ritenute insufficienti dai rappresentanti sindacali e dopo l’incontro del 17 novembre le organizzazioni sindacali CGIL CISL e UIL con un comunicato congiunto hanno espresso un giudizio insoddisfacente sul documento presentato dall’ARAN sulla nuova classificazione del personale , ben lontano dai contenuti della piattaforma sindacale per cui hanno sottolineato all’ARAN che ritengono la proposta formulata solo un primo punto di partenza, sul quale aprire un confronto senza vincoli e a condizioni aperte.

L’obiettivo di CGIL, CISL e UIL resta quello di declinare un nuovo sistema di classificazione realmente in grado di rispondere alle legittime richieste di valorizzazione che in questi anni i professionisti sanitari e i lavoratori tutti hanno espresso, anche in considerazione del cambiamento che ha registrato il Servizio Sanitario Nazionale.