
Il Consiglio dei Ministri si è riunito lunedì 21 novembre 2022, alle ore 21.00 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni. Segretario, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
l Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 e l’aggiornamento del Documento programmatico di bilancio (DPB).
I provvedimenti, che verranno trasmessi al Parlamento e alle autorità europee, prendono come riferimento il quadro programmatico definito nell’integrazione alla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2022 e quantificano l’ammontare del valore delle misure contenute nella manovra di bilancio in 35 miliardi di euro.
La manovra si basa su un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, anche in relazione allo scenario internazionale, e allo stesso tempo sostenibile per la finanza pubblica, concentrando gran parte delle risorse disponibili sugli interventi a sostegno di famiglie e imprese per contrastare il caro energia e l’aumento dell’inflazione.
Altre risorse sono stanziate per interventi di riduzione del cuneo fiscale e dell’Iva su alcuni prodotti, di aumento dell’assegno unico per le famiglie, per agevolazioni sulle assunzioni a tempo indeterminato per donne under 36 e per percettori di reddito di cittadinanza, per la proroga delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa per i giovani.
In materia fiscale, si estende la flat tax fino a 85.000 euro per autonomi e partite Iva e si ampliano le misure per la detassazione ai premi dei dipendenti, oltre a intervenire con una “tregua fiscale” per cittadini e imprese che in questi ultimi anni si sono trovati in difficoltà economica anche a causa delle conseguenze del COVID-19 e dell’impennata dei costi energetici.
Sul fronte delle pensioni, oltre alla conferma di “opzione donna” rivisitata e “Ape sociale”, si attua l’indicizzazione delle pensioni al 120% e si introduce per l’anno 2023 un nuovo schema di anticipo pensionistico, che permette di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età e prevede bonus per chi decide di restare al lavoro.
Nello scarso comunicato non si parla di interventi per la salute.
Una buona salute è la base per la realizzazione del potenziale degli individui, per la realizzazione delle famiglie, per la prosperità delle comunità e per la crescita della nazione.
Il Governo si è dimenticato di tutte le promesse fatte durante l’epidemia e la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza prevede una decrescita del finanziamento dello Stato al Fondo Sanitario Nazionale.
Dopo le proteste delle opposizioni la presidente Meloni ha detto che ci saranno 2 mld di euro per i maggiori costi energetici che anche la sanità dovrà sopportare, ma secondo la FIASO ne serviranno 3,2 per cui la differenza farà carico alle regioni.
In questo modo non sarà possibile attuare la riforma dell’assistenza territoriale e il potenziamento del ruolo degli ospedali, ma soprattutto soffrirà l’attività di prevenzione , già pesantemente compromessa durante l’epidemia.
Occorre che i partiti che si autodefiniscono di sinistra presenti in Parlamento ritrovino lo spirito riformista che portò all’approvazione della riforma sanitaria intervenendo con la presentazione di emendamenti al disegno di legge del Governo allo scopo di fissare il rapporto tra finanziamento dello Stato al FSN all’8% del PIL al fine di coprire il costo effettivo del SSN, fino ad ora assicurato in parte direttamente dai cittadini con la spesa out of pocket.
Nello stesso tempo occorrerà eliminare tutti i limiti alle assunzioni di personale previa adozione da parte di ciascuna azienda di un piano del fabbisogno approvato dalle regioni abrogando contestualmente la possibilità di affidare l’assistenza sanitaria all’interno degli ospedali e sul territorio a ditte o cooperative e di stipulare contratti di consulenza o di reclutare personale “a gettone”.
Ogni azienda dovrà presentare un piano di backsourcing per eliminare tutti i servizi sanitari affidati all’esterno riassumendone la gestione diretta con personale a tempo indeterminato.
La copertura della spesa andrà trovata tagliando tutte le esenzioni e le agevolazioni fiscali fino ad ora riconosciute, da tutti i governi di destra e di sinistra alle case di cura private alle società di assicurazione e ai fondi integrativi.