FINALMENTE A SEGUITO DELL’ACCORDO STATO-REGIONI DEL 27 LUGLIO IL MINISTRO SPERANZA HA POTUTO FIRMARE IL DECRETO CHE ASSEGNA APPARECCHIATURE PER LA DIAGNOSTICA IN COMODATO AI MEDICI DI FAMIGLIA

Per fare fronte al fabbisogno di apparecchiature sanitarie finalizzate a garantire l’espletamento delle prestazioni di competenza dei medici di medicina generale nonché dei pediatri di libera scelta, al fine di migliorare il processo di presa in cura dei pazienti nonché di ridurre il fenomeno delle liste d’attesa, con il comma 449 dell’art. 1 della legge 160/2019 è stato autorizzato un contributo pari ad euro 235.834.000.

Detta somma è stata accantonata con delibera CIPE n.51 del 2019.

A seguito dell’intesa sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano nella seduta del 27 luglio 2022, con decreto del Ministro della salute in data 29 luglio 2022 attuativo della norma citata è stato ripartito in quota capitaria alle regioni il contributo di cui sopra al netto delle quote relative alle province autonome di Trento e Bolzano (ex art. 2 comma 109 l. 191 del 2009).

Le apparecchiature diagnostiche di primo livello dovranno essere assegnate prioritariamente:
– alle Case della Comunità hub;
– alle Case della Comunità spoke;
– agli spoke rappresentati dagli studi dei MMG e PLS;
– alle aggregazioni di medicina di gruppo tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio i particolare nelle aree interne, rurali, piccole isole e periferie urbane nel pieno rispetto del principio della prossimità.

“IL DIRITTO ALLA SALUTE NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE” SARA’ PRESENTATO PER LA PRIMA VOLTA ALL’ABBAZIA DI SAN NILO DI GROTTAFERRATA DALL’ASSOCIAZIONE NUOVI CASTELLI ROMANI

Grottaferrata (RM), Abbazia di
San Nilo, 1004

Sabato 14 alle ore 10, l’Associazione Nuovi Castelli Romani presenta il mio nuovo libro “Il diritto alla salute nel Servizio Sanitario Nazionale” nell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.

Interverranno l’autore della prefazione il prof. Cesare Pinelli, ordinario di diritto pubblico e il prof. Claudio Letizia, ordinario di medicina interna entrambi dell’Università “Sapienza” di Roma; il Sindaco del Comune di Frascati Francesca Sbardella, il Sindaco del Comune di Nemi Alberto Bertucci, il Sindaco del comune di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il direttore sanitario dell’azienda USL Roma 6 dott. Roberto Corsi.

Saranno presenti: mons. Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma; il sen. Bruno Astorre, Francesco Pittoni, Vice Presidente Vicario dell’UNAR; Francesco De Feo, Egumeno del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata e il dott. Ettore Pompili, Presidente onorario dell’Associazione NCR.

Il libro è diviso in sei parti:
1) Il processo della riforma
2) L’assistenza sanitaria
3) Organizzazione centrale del SSN
4) Organizzazione regionale del SSR
5) Strutture operative e loro funzioni
6) Diritti e responsabilità delle persone

Complessivamente sono 630 pagine con oltre 800 note di dottrina e giurisprudenza

Un libro scritto in maniera chiara e comprensibile anche per chi non ha una formazione giuridica e che spiega in maniera diffusa tutta la materia.

Molta attenzione è posta alla gestione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e informatiche, ma anche sono trattate diffusamente anche tutte le altre funzioni come quelle dell’informazione e della partecipazione, princìpi rigorosamente dettati dalle norme e che troppo spesso non trovano riflesso nemmeno per sbaglio nell’operare concreto.

Viene sottolineata l’importanza degli organi di indirizzo (es. Sindaci, Conferenza locale sociale e sanitaria per le aziende sanitarie locali, ecc.) ma anche il ruolo dei cittadini proclamato da tutti, ma scarsamente rispettato.

Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.

Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.

Un volume che può essere utile per chi deve studiare, per chi vuole prepararsi per un concorso, ma anche per chi già lavora e vuole aggiornarsi anche per difendere i propri diritti, oltre che per avvocati che devono rappresentare qualche paziente o dipendente.

MEDICI DI MEDICINA GENERALE: QUALE RAPPORTO CON IL SSN?

Da quando nel 2007 l’allora Ministro della sanità Livia Turco presentò, nell’ambito del Forum della Pubblica Amministrazione, la realizzazione di strutture denominate “Casa della Salute”, quali presìdi strategici dei Distretti, per dare una risposta unitaria alle aspettative di assistenza sanitaria e sociale della popolazione è iniziata da parte di alcuni medici di medicina generale una resistenza dapprima morbida ma poi sempre più vivace nei confronti di queste strutture e ai tentativi di organizzare in una maniera diversa il loro lavoro nell’ambito dell’assistenza distrettuale.

La riforma dell’assistenza territoriale di fatto prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con le Case della Comunità e gli ospedali di Comunità in cui saranno chiamati a prestare la loro opera anche i medici di famiglia ha contribuito a far crescere l’attenzione su questi temi[1].

Le recenti prese di posizione da parte della FNOMCeO[2] in relazione alla ipotesi di trasformare il rapporto di lavoro dei medici di famiglia da convenzionato a dipendente hanno stimolato un dibattito molto vivace sull’argomento[3].

Forse qualcuno ha dimenticato che l’art. 25, 3° comma della legge 833 del 1978 stabilisce quanto segue: «L’assistenza medico‐generica e pediatrica è prestata dal personale dipendente o convenzionato del servizio sanitario nazionale operante nelle unità sanitarie locali o nel comune di residenza del cittadino»[4].

Questa non scelta del legislatore è nata dalla necessità di comporre le posizioni, all’epoca molto distanti tra il Partito Socialista che era impegnato in una battaglia riformista ispirata al Rapporto Beveridge del National health Service e la Democrazia Cristiana che voleva difendere la categoria.

Peraltro quando i ministri della sanità che si sono avvicendati negli anni successivi[5] sono stati chiamati a regolamentare lo stato giuridico del personale delle unità sanitarie locali la figura del medico di famiglia è stata dimenticata e la stessa cosa è avvenuta quando si è dovuta emanare la disciplina concorsuale del personale delle unità sanitarie locali con il DM 30 gennaio 1982.

Parallelamente i medesimi governi hanno provveduto a regolamentare diversamente mediante accordi collettivi nazionali i rapporti con i medici di medicina generale ai sensi dell’art. 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421 e dell’art. 8 d.lgs 30 dicembre 1992, n. 502 mediante accordi collettivi nazionali.

Di fatto la categoria dei medici di famiglia si è andata distanziando sempre più dalla dirigenza medica delle aziende sanitarie anche perché a differenza di quest’ultima è stato previsto un percorso formativo specialistico non universitario con corsi di formazione specifica in medicina generale gestiti dalle Regioni e dagli ordini dei medici.

Anche i pazienti in questi quaranta anni hanno assistito a molti cambiamenti che sono iniziati con l’abbandono da parte dei medici di medicina generale del servizio H24 (con la conseguente nascita della Guardia medica) e con la riduzione progressiva delle visite a domicilio.

L’ACN attualmente in vigore ha inoltre previsto quattro sotto-specializzazioni per la medicina generale:

  • Medici di assistenza primaria (il medico di famiglia);
  • Medici di continuità assistenziale (ex Guardia medica)
  • Medici di Emergenza Territoriale (che operano nei Punti di Primo Intervento)
  • Medici dei servizi territoriali (che operano nell’assistenza distrettuale).

La riforma dell’assistenza territoriale invocata da più parti dopo lo scoppio dell’epidemia prevede che il medico di famiglia sia parte integrante e sostanziale dell’organizzazione sanitaria complessiva integrandosi anche con gli altri servizi e presidi distrettuali e ospedalieri.

Questa funzione secondo molti può essere svolta solamente con il passaggio dei medici di medicina generale a rapporto di dipendenza il che, come già accennato già suscitato vivaci reazioni da parte delle organizzazioni sindacali degli interessati[6].

Una modifica dell’attuale stato di cose appare ineluttabile.

Il governo, ove decidesse di modificare il rapporto con i medici di medicina generale da convenzionato a dipendente dovrà definire ex novo la loro formazione specialistica portandola a livello universitario, integrare il DPR 761/1979, modificare la normativa concorsuale e prevedere un nuovo Contratto Nazionale Collettivo di Lavoro.

Non si tratta di cose di poco conto dato che richiederanno una nuova trattativa che si annuncia abbastanza complessa. Ma il Governo avrà la volontà e la forza, in questo momento, per portare avanti una scelta così difficile?


[1]M.GABANELLI, S.RAVIZZA, Il Recovery Fund cambia la sanità. Ecco perché i medici di base devono diventare dipendenti, Corriere della sera, 25 maggio 2021

[2]Fnomceo, Audizione in Commissione igiene e sanità del Senato, 21 ottobre 2020

[3]Commissione salute delle Regioni, Prima analisi criticità e possibili modifiche nelle relazioni SSN/MMG in particolare nella prospettiva della riforma dell’assistenza territoriale determinata da PNRR, 20 settembre 2021

[4]A questo proposito ricorso che i medici di medicina generale sono dipendenti in Svezia, Finlandia, Spagna, Portogallo e Grecia; sono liberi professionisti in Francia, Germania, Belgio, Austria e Lussemburgo; sono convenzionati in Italia, Danimarca, Olanda, Irlanda e Inghilterra

[5]Altissimo, Aniasi, Degan, Donat-Cattin, De Lorenzo, Costa, Garavaglia, Guzzanti, Bindi, Veronesi, ecc.

[6]FIMMG, Per una riforma della medicina generale, 27 settembre 2021