“IL DIRITTO ALLA SALUTE NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE” SARA’ PRESENTATO PER LA PRIMA VOLTA ALL’ABBAZIA DI SAN NILO DI GROTTAFERRATA DALL’ASSOCIAZIONE NUOVI CASTELLI ROMANI

Grottaferrata (RM), Abbazia di
San Nilo, 1004

Sabato 14 alle ore 10, l’Associazione Nuovi Castelli Romani presenta il mio nuovo libro “Il diritto alla salute nel Servizio Sanitario Nazionale” nell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.

Interverranno l’autore della prefazione il prof. Cesare Pinelli, ordinario di diritto pubblico e il prof. Claudio Letizia, ordinario di medicina interna entrambi dell’Università “Sapienza” di Roma; il Sindaco del Comune di Frascati Francesca Sbardella, il Sindaco del Comune di Nemi Alberto Bertucci, il Sindaco del comune di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il direttore sanitario dell’azienda USL Roma 6 dott. Roberto Corsi.

Saranno presenti: mons. Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma; il sen. Bruno Astorre, Francesco Pittoni, Vice Presidente Vicario dell’UNAR; Francesco De Feo, Egumeno del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata e il dott. Ettore Pompili, Presidente onorario dell’Associazione NCR.

Il libro è diviso in sei parti:
1) Il processo della riforma
2) L’assistenza sanitaria
3) Organizzazione centrale del SSN
4) Organizzazione regionale del SSR
5) Strutture operative e loro funzioni
6) Diritti e responsabilità delle persone

Complessivamente sono 630 pagine con oltre 800 note di dottrina e giurisprudenza

Un libro scritto in maniera chiara e comprensibile anche per chi non ha una formazione giuridica e che spiega in maniera diffusa tutta la materia.

Molta attenzione è posta alla gestione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e informatiche, ma anche sono trattate diffusamente anche tutte le altre funzioni come quelle dell’informazione e della partecipazione, princìpi rigorosamente dettati dalle norme e che troppo spesso non trovano riflesso nemmeno per sbaglio nell’operare concreto.

Viene sottolineata l’importanza degli organi di indirizzo (es. Sindaci, Conferenza locale sociale e sanitaria per le aziende sanitarie locali, ecc.) ma anche il ruolo dei cittadini proclamato da tutti, ma scarsamente rispettato.

Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.

Una occasione molto speciale, sia per il luogo prescelto che per le persone che saranno presenti.

Un volume che può essere utile per chi deve studiare, per chi vuole prepararsi per un concorso, ma anche per chi già lavora e vuole aggiornarsi anche per difendere i propri diritti, oltre che per avvocati che devono rappresentare qualche paziente o dipendente.

IL COMANDO CARABINIERI NAS CON UN NUOVO COMUNICATO DEL 10 APRILE INFORMA SULL’ATTIVITA’ SVOLTA DURANTE IL PERIODO PASQUALE

Questo il comunicato:
“In concomitanza con le festività Pasquali, i Carabinieri NAS hanno svolto una intensa campagna di controllo in ambito nazionale finalizzata all’accertamento del rispetto dei livelli di assistenza e di cura presso le strutture socio-sanitarie e ricettive per gli anziani. Il monitoraggio è stato predisposto, d’intesa con il Ministero della Salute, nel periodo festivo durante il quale può registrarsi una riduzione degli operatori dovuta alla fruizione di ferie e riposi lavorativi. Tale elemento può determinare una riduzione del livello di erogazione dei servizi e situazioni di abbandono, le cui conseguenze per gli anziani ospiti possono accentuarsi in relazione all’emergenza sanitaria connessa con il COVID-19.”

“Dal 2 al 6 aprile, i Carabinieri NAS hanno ispezionato 337 strutture, tra residenze assistenziali assistite (R.S.A.), case di riposo, comunità alloggio e case famiglia, individuandone 56 con irregolarità, pari al 17% degli obiettivi oggetto di verifica”.

“Nel corso della vigilanza sono state contestate 16 sanzioni penali e 50 amministrative, principalmente connesse con carenze igieniche e strutturali, presenza di un numero superiore di anziani rispetto alla capienza massima autorizzata, spesso collocati in ambienti eccessivamente ristretti, nonché inosservanza delle misure anti-COVID come la mancata sanificazione periodica e la formazione del personale in materia di prevenzione alla diffusione del contagio. Sono state, altresì, accertate situazioni di minore assistenza delle persone ospitate, riconducibili a un numero insufficiente di operatori per turno di servizio, peraltro, privi di qualifica professionale rispetto alle mansioni richieste”.

“A causa di gravi violazioni accertate, è stata disposta l’immediata chiusura di 4 strutture ricettive, risultate attivate e condotte abusivamente o gravemente deficitarie in materia sanitaria e prive di garanzie per la sicurezza degli ospiti, determinando l’immediato trasferimento degli anziani presenti presso le famiglie di origine o altre strutture idonee presenti nel territorio”.

L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO DELLA SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO DELLA REGIONE LAZIO 2021

Inaugurazione dell’anno giudiziario del 2021

Questa mattina (26 febbraio 2021) si è tenuta l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Sezione giurisdizionale del Lazio della Corte dei conti per l’anno 2021.

Nel suo intervento il Presidente della Sezione regionale di controllo Roberto Benedetti ha ricordato anche l’attività svolta durante l’anno passato.

La Sezione ha effettuato l’analisi economico-finanziaria dei bilanci sanitari (consolidato sanità e GSA 2018 e preconsuntivo 2019) verificandone anche la congruità con quanto inserito nel bilancio della Regione.
È stato rilevato come la Regione, attraverso le misure prese in attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario (piano che ancora persiste nonostante l’uscita dal commissariamento avvenuta formalmente in data 23 luglio 2020), sia riuscita a contenere la tendenza espansiva dei costi del settore e ad avviare un’azione di risanamento strutturale che ha consentito di ridurre in maniera rilevante il debito del comparto sanitario.


È emersa tuttavia, negli anni 2018 e 2019, una inversione di tendenza, con un aumento complessivo dei costi della produzione della gestione caratteristica e conseguente risultato negativo di tale gestione, capace di trasformarsi in futuri disavanzi da ripianare, con conseguente azzeramento dei risultati positivi raggiunti nei periodi precedenti.
Continua a persistere la presenza di un considerevole contenzioso con i creditori delle aziende sanitarie, che questa Sezione ha fortemente raccomandato di controllare e di gestire anche attraverso un sistema centralizzato regionale al fine di meglio contrastare le insidie derivanti dalle sempre più numerose pretese risarcitorie, coadiuvando le aziende nelle loro difese processuali.

La Sezione ha in definitiva considerato che il controllo delle spese correnti e la riduzione del debito sono due cardini fondamentali su cui basare una buona gestione dei limitati mezzi disponibili, da destinare a selettivi investimenti, realmente produttivi e necessari allo sviluppo sostenibile del settore sanitario.
In apposito capitolo ci si è soffermati a verificare l’attuazione e le criticità degli investimenti in edilizia sanitaria e in tecnologie:

-il monitoraggio degli investimenti immobiliari (adeguamento di immobili alla normativa vigente, manutenzione ordinaria e straordinaria, ristrutturazione dei presidi sanitari e implementazione di nuove strutture), ha consentito di rilevarne la lentezza e le problematiche, legate soprattutto a difficoltà decisionali, di applicazione del codice dei contratti e ai ricorsi;
la verifica degli acquisti in attrezzature sanitarie ha fatto emergere come, nella Regione Lazio, mentre si rileva un rallentamento nei sopra detti investimenti immobiliari (passati da 3,6 miliardi del 2012 a circa 1,2 miliardi nel 2017), si assiste ad un aumento degli acquisti in apparecchiature (da 2,6 miliardi del 2011 a 3,8 miliari nel 2017). Considerato che tale tendenza riguarda tutto il territorio nazionale e differenzia il nostro paese dalle altre economie europee, in cui le dotazioni di apparecchiature tecnologiche si attestano in media ad un livello inferiore, questa Sezione ha raccomandato di adottare le giuste valutazioni in merito, onde evitare incongruenze ed eccessi negli acquisti.
A proposito della ottimizzazione delle liste di attesa, si è osservato come le stesse possano trovare reale giovamento sia da una sostanziale appropriatezza delle prescrizioni (intesa come adeguatezza degli esami diagnostici e visite specialistiche alle reali necessità dei pazienti) che da un adeguato controllo sul funzionamento de
i sistemi di prenotazione e fruizione di visite ed esami, con eliminazione di abusi in termini di mancati incassi delle prestazioni eseguite e ritardi nella fornitura di servizi dovuti a disfunzioni di sistema.
In merito ai LEA (livelli essenziali di assistenza), questa Sezione ha ritenuto di dover sottolineare che gli stessi possono essere garantiti da una puntuale gestione delle risorse assegnate, attraverso la eliminazione di eventuali sprechi e inefficienze, al di là della pur necessaria equa ripartizione dei fondi tra le Regioni, in aderenza a quanto stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 62/2020 che recita: “L’effettività del diritto alla salute è assicurata dal finanziamento e dalla corretta ed efficace erogazione della prestazione, di guisa che il finanziamento stesso costituisce condizione necessaria ma non sufficiente del corretto adempimento del precetto costituzionale…. In sostanza, la determinazione, il finanziamento e l’erogazione dei LEA compone un sistema articolato il cui equilibrio deve essere assicurato dalla sinergica coerenza dei comportamenti di tutti i soggetti coinvolti nella sua attuazione”.

Molto importante è stata anche l’attività di Controllo sugli Enti del SSR ex art. 1, comma 3, del D.L. n. 174/2012 (art. 1, comma 170, della legge n. 266/2005):

Da una accurata analisi effettuata sulle relazioni-questionario inviate dai Collegi sindacali di tutti gli enti sanitari della Regione (dieci Asl, due Aziende ospedaliere, tre Policlinici universitari, due Istituti a carattere scientifico e l’Azienda regionale di emergenza sanitaria) sono emerse numerose criticità capaci di riflettersi in senso negativo sui risultati della gestione, sia in termini di maggiori costi che di mancato raggiungimento delle prestazioni.
Tali criticità, spesso comuni a più aziende, riguardano, tra l’altro, il ritardo nell’approvazione dei bilanci, il mancato utilizzo di sistemi di contabilità analitica, la irregolare tenuta degli inventari dei beni mobili strumentali e delle rimanenze di beni sanitari, l’inesatta circolarizzazione dei rapporti di debito/credito, l’utilizzo inadeguato dei sistemi informatici, l’improprio uso dei sistemi di acquisto centralizzati, la difficoltà di verifica della compatibilità delle spese della contrattazione integrativa e del trattamento accessorio del personale, l’assenza di un generalizzato sistema di controllo dei costi, le irregolarità nella resa del conto dei tesorieri e la mancata ricognizione di tutti gli agenti contabili, con impossibilità di verifica del loro operato.
La suddetta analisi, consentendo di avere un quadro completo delle più frequenti problematiche afferenti agli enti del SSR Lazio, ha aperto la strada a future specifiche pronunce, attese per l’anno 2021, sia con riferimento a singoli enti sanitari che a specifiche questioni ritenute meritevoli di approfondimento.”

LA CORTE DEI CONTI, AUDITA DALLE COMMISSIONI BILANCIO RIUNITE PUNTA IL DITO SULLE INADEMPIENZE DELLE REGIONI RISPETTO ALLE USCA, AGLI INFERMIERI DI FAMIGLIA, PIANI DI ASSISTENZA TERRITORIALE E LISTE DI ATTESA…

In occasione dell’esame del disegno di legge per l’approvazione del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 le Commissioni riunite bilancio ella camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno audito la Corte dei conti.

Le considerazioni relative alle misure per la sanità contenute nel documento approvato dalle Sezioni riunite di controllo della Corte dei conti nel novembre 2020 prendono atto in primo luogo del finanziamento del fabbisogno sanitario standard portato a 121,4 miliardi nel 2021.

Il livello di finanziamento per il 2021, prima delle misure introdotte per affrontare l’emergenza sanitaria, era pari a 118,5 miliardi, comprensivi dei 554 milioni dovuti all’abolizione dei ticket sulle prestazioni specialistiche.
Tale importo era poi stato aumentato dal d.l. 34/2020 di 945 milioni, di cui 105 per il finanziamento delle borse di studio per contratti di formazione specialistica dei medici, 340 milioni per la copertura degli oneri sanitari conseguenti all’emersione e alla regolarizzazione di rapporti di lavoro, 5 milioni per l’erogazione di ausili e protesi in favore di persone con disabilità e 500 milioni per una parziale copertura degli oneri previsti gravare sul 2021 per l’implementazione dell’assistenza domiciliare integrata e per il personale necessario per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e per il potenziamento delle centrali operative regionali.

Le nuove misure che vengono specificamente finanziate comportano la riproposizione, anche nell’esercizio 2021, dell’affidamento ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta dell’esecuzione di tamponi antigenici, un nuovo incremento dei contratti di formazione specialistica dei medici specializzandi, l’aumento dei compensi per i dirigenti sanitari, medici e veterinari attraverso un incremento del 27 per cento dell’indennità di esclusiva, e la previsione di una indennità da riconoscere al personale
30 Corte dei conti Disegno di legge di bilancio 2021
infermieristico a decorrere dal 1° gennaio 2021 secondo modalità da definire in sede di contrattazione collettiva nazionale.
A tale livello di finanziamento si fa riferimento anche per la copertura degli oneri connessi alla proroga per il 2021 disposta con l’articolo 77 delle disposizioni relative al personale sanitario e alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) introdotte con il d.l. 18/2020. La proroga è prevista entro limiti di spesa pari, rispettivamente, a 1.100 e 210 milioni.

Al riguardo va osservato che con le risorse disponibili per il prossimo anno, pur significativamente potenziate, le regioni dovranno far fronte rispetto a quanto precedentemente previsto, sia alle occorrenze relative al personale e alle Usca di cui era stato finanziato il costo solo per il 2020, sia alle misure introdotte con il d.l. 34 per il potenziamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera che, come si è visto, erano state finanziate integralmente solo per il 2020.
Naturalmente nella valutazione del fabbisogno sanitario va considerato che lo stato di attuazione delle misure avviate nei mesi scorsi è ancora parziale. A fine ottobre solo 13 regioni avevano presentato un piano per la revisione dell’assistenza territoriale prevista dall’articolo 1 del decreto-legge 34/2020 (e a cui sono riferibili circa 734 milioni). Il Ministero della salute aveva predisposto una griglia di valutazione inviata alle Regioni per il monitoraggio dei piani affidandone il compito ad un gruppo di lavoro appositamente istituito presso AGENAS.
Limitata era anche l’attuazione dei piani regionali per il recupero delle liste d’attesa (d.l. 104/2020). Erano solo 12 le Regioni che hanno provveduto ad inviare i documenti. Mancavano i piani di Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, P.A Bolzano, Piemonte, Puglia, Sardegna. Dato l’attuale andamento dei contagi è tuttavia difficile che si possa effettivamente compiere il recupero delle prestazioni mancate nei mesi del primo lockdown.
La stessa attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale, che ben avrebbero potuto rappresentare uno strumento di assistenza sul territorio anche in grado di alleviare la pressione sugli ospedali, ha avuto un andamento inferiore alle attese e con forti differenze territoriali. Vi ha inciso la volontarietà dell’adesione da parte dei Medici di medicina generale e dei Pediatri e le difficoltà di disporre di adeguate attrezzature sanitarie. Nonostante in alcune regioni le realizzazioni siano state forti, la media a livello nazionale era inferiore al 50 per cento.
Anche l’attuazione delle misure che dovevano portare all’infermiere di famiglia sconta un qualche ritardo: sempre a inizio novembre, non era stata sottoposta all’esame della Conferenza Stato Regioni la bozza di intesa elaborata dalle Regioni che doveva portare all’attuazione della disposizione normativa.
A fronte dello sforzo operato sul fronte del personale, a fine ottobre erano 36.300 i nuovi addetti attivati in relazione all’emergenza sanitaria, 7.650 medici (di cui 2.950 specializzandi o medici non specializzati), 16.500 infermieri e 12.115 altri operatori sanitari. Un dato molto significativo anche se con differenziazioni territoriali importanti (tavola 7). Un incremento che potrà essere meglio valutato quando saranno disponibili con un maggior dettaglio i dati sul numero di operatori che nello stesso periodo hanno lasciato il lavoro per i raggiunti limiti di età o per la possibilità che deriva da “quota 100”. La disponibilità di operatori soprattutto in alcune specializzazioni rimane uno degli aspetti più delicati della fase attuale.

sempre secondo la Corte sono destinati ad incidere sui risultati della gestione sanitaria regionale due ulteriori disposizioni: la rimodulazione dei tetti della spesa farmaceutica e le misure per il governo della mobilità sanitaria interregionale.
Con l’articolo 81, riconfermato nel 14,85 per cento del finanziamento sanitario il tetto complessivo della spesa farmaceutica, viene rideterminato nella misura del 7,35 per cento (rispetto al 6,69 per cento attuale) quello per gli acquisti diretti da parte delle strutture del servizio sanitario nazionale (a cui va ad aggiungersi lo 0,2 per cento per gli acquisti diretti di gas medicinali).
Punta invece a salvaguardare una mobilità sanitaria tra regioni “fisiologica” e a riassorbire, a tutela di un più equo e trasparente accesso alle cure, i fenomeni di mobilità non dovuti a fenomeni “fisiologici” la norma che (articolo 84) dispone che la sottoscrizione degli accordi bilaterali tra le regioni per il governo della mobilità sanitaria interregionale costituisce adempimento ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del servizio sanitario nazionale.

Ad esse si aggiunge un nuovo finanziamento per il programma di investimenti per l’edilizia sanitaria e l’ammodernamento tecnologico. Ripartita tra regioni in base alla quota di accesso al fabbisogno sanitario, la effettiva disponibilità delle somme per la concreta sottoscrizione degli accordi di programma viene, come nel passato, condizionata alle effettive disponibilità del bilancio statale.

Guardando i risultati di bilancio relativi al primo semestre dell’anno la Corte trae una conferma di tale andamento. A fronte di una flessione degli acquisti in convenzione, particolarmente forte nelle regioni del centro sud, si riscontra una crescita degli acquisti diretti che in media nazionale è del 2,6 per cento, ma che cresce in misura rilevante nelle regioni del nord, più colpite dalla crisi sanitaria .

La misura in esame subordina la rimodulazione dei tetti di spesa all’integrale pagamento, da parte delle aziende farmaceutiche, degli oneri per il ripiano degli sfondamenti dell’anno 2018 (quelli maturati fino al 2017 erano stati già oggetto di un accordo) entro il gennaio 2021 e dell’applicazione anche al 2022 al pagamento entro il prossimo giugno degli sfondamenti a carico delle imprese nel 2019.

LA SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER IL LAZIO DELLA CORTE DEI CONTI HA SVOLTO IL GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE SUL RENDICONTO DELLA REGIONE LAZIO PER L’ESERCIZIO 2019 – MOLTO INTERESSE PER LA PARTE DEDICATA ALLA SANITA’

Si è tenuto oggi 31 luglio 2020 a Roma, presso l’Aula delle Sezioni Riunite della Corte dei conti (Viale Mazzini 105), alla presenza del Presidente della Corte dei conti Angelo Buscema, in pubblica udienza il Giudizio di parificazione sul Rendiconto generale della Regione Lazio per l’esercizio finanziario 2019.

Il Consiglio dei Ministri ancora non ha assunto il provvedimento di sua competenza per dichirare la fine del commissariamento, ma c’è stato il via libera dell’ultimo Tavolo di verifica in data 22 luglio scorso, ma la Regione Lazio rimarrà nel piano di rientro dal disavanzo e, come tale, resterà sottoposta alla vigilanza da parte dei Tavoli di monitoraggio del Mef e del Ministero della salute.

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AUMENTATA LA SPESA DELLA SANITA’ DOPO L’ESTERNALIZZAZIONE DI MOLTI SERVIZI

Con l’introduzione dell’aziendalizzazione (1992) ha iniziato a farsi strada il principio manageriale del make or buy che consiste nella valutazione da parte dei dirigenti circa l’opportunità di gestire un servizio o una attività direttamente o di affidarlo a imprese esterne.

Viene fatto risalire al 1996 e in particolare alle Linee Guida del Ministero della sanità n. 2 l’avvio dell’outsourcing termine con il quale si intende il trasferimento, in base a un rapporto di tipo contrattuale, della produzione di servizi e attività strumentali, che in precedenza erano svolte al proprio interno, ad imprese private con il coinvolgimento di operatori portatori di risorse e competenze non presenti altrimenti nelle aziende sanitarie.

Di fatto i costi sono stati trasferiti dai capitoli relativi al personale (sui quali è stato imposto l’obbligo di riduzione della spesa) e all’acquisto di beni a quelli relativi alle forniture di servizi (sui quali non era stato posto alcun limite).

Il blocco del turn over e delle assunzioni attuato in questi anni con la scusa delle ricorrenti crisi economiche non ha fatto risparmiare nulla, ma anzi la spesa complessiva delle aziende sanitarie è aumentata (in qualche caso dal 2000 al 2018 – ultimo anno di cui il Ministero della salute mette a disposizione i dati) a causa dell’affidamento al’esterno di servizi (amministrativi e sanitari), attività e prestazioni che un tempo venivano effettuati in gestione diretta con il proprio personale dalle aziende sanitarie.

Non è servita neanche la spending review anche se qualche amministratore aveva cercato di fare fare qualche taglio.

Neppure nelle Regioni in Piano di rientro si sono avuti risultati apprezzabili.

Il Ministero dell’economia e delle finanze nel suo ultimo Rapporto (n.6/2018) sul monitoraggio della spesa ha rilevato solo un rallentamento dell’aumento della spesa.

A questo si aggiunga che la tanto declamata qualità dei servizi, che sarebbe dovuta arrivare con l’affidamento dell’esterno, in alcuni casi invece di migliorare è peggiorata.

Qualcuno si dovrebbe mettere la mano sulla coscienza per riparare ai danni fatti.

LE LINEE GUIDA DELLA CORTE DEI CONTI AI COLLEGI DEI REVISORI DELLE AZIENDE SANITARIE PER LA RELAZIONE AL BILANCIO DI ESERCIZIO 2019

La Sezione delle Autonomie della Corte dei conti con delibera in data 20 aprile (n. 6/SEZAUT/2020/INPR, pubblicata sulla G.U. 124/2020) ha approvato le Linee guida per le relazioni dei collegi sindacali degli enti del Servizio sanitario nazionale sul bilancio d’esercizio 2019, ai sensi dell’articolo 1, comma 170, della legge 23 dicembre 2005 n. 266 e dell’articolo 1, comma 3, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito in legge 7 dicembre 2012, n. 213.

Com’è noto l’art. 1, comma 170, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006) dispone che gli organi di revisione degli enti dei sistemi sanitari regionali sono tenuti a redigere una relazione sul bilancio di previsione e sul rendiconto sulla base di linee guida predisposte dalla Corte dei conti. Il decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, nel ribadire questo sistema di controllo (art. 1, comma 3), ne ha rafforzato l’incisività prevedendo l’eventuale blocco dei programmi di spesa causativi di squilibri finanziari ( cfr. art. 1, comma 7) qualora ne venga accertata la mancata copertura o l’insussistenza della relativa sostenibilità finanziaria (sull’interpretazione e la portata di questa disposizione v. del. n. 13/SEZAUT/2014/INPR).

Le nuove linee guida, relative al bilancio d’esercizio 2019, si
pongono, sostanzialmente, nel segno della continuità con i criteri seguiti nelle precedenti edizioni.
Così è prevista anche per quest’anno la compilazione di una relazione-questionario, redatta secondo i principi e i criteri sottesi alle linee guida ( cfr. , in particolare, le linee guida approvate con del. Sez. Aut. n. 18/2010), consente alle Sezioni regionali della Corte dei conti e agli organi di revisione degli enti sanitari di disporre di uno strumento che permette di monitorare a livello nazionale, in modo uniforme, aspetti particolarmente significativi della gestione degli enti
sanitari, in considerazione dell’elevata complessità e grande incidenza sulla finanza pubblica del «sistema salute».
La finalità del questionario è quella di rilevare il complessivo rispetto da parte degli enti sanitari degli equilibri economico-patrimoniali e finanziari, della sostenibilità dell’indebitamento, nonché dei limiti di spesa posti dalla legislazione vigente, rispetto che costituisce elemento imprescindibile della gestione degli enti stessi e rappresenta altresì un profilo particolarmente qualificante della valutazione del collegio sindacale.
Il mantenimento degli equilibri di bilancio, infatti, costituisce una garanzia per la continuità dell’erogazione di un servizio costituzionalmente tutelato come quello della salute.
Le rilevazioni del questionario sulla spesa per le risorse umane,
che ha rilievo determinante nella composizione complessiva della spesa sanitaria, tengono conto delle modifiche apportate ad opera del decreto-legge n. 35/2019, art. 11. Si tratta di innovazioni che sono nel segno di un alleggerimento dei vincoli che gravano su tale componente e costituiscono un primo segnale di una riconsiderazione della politica per il reclutamento del personale del Servizio sanitario, tenuto conto
delle carenze che si sono evidenziate già prima dell’attuale situazione emergenziale.

Gli aggiornamenti per il bilancio 2019 hanno recepito le novità
introdotte dal legislatore, mantenendo l’impegno, già avviato negli anni precedenti, di ridurre gli oneri informativi a carico delle amministrazioni e degli organi interni di controllo.
In questa prospettiva, come già avvenuto per le precedenti linee guida, la Corte ha avuto cura di evitare di chiedere notizie già contenute in specifiche banche dati pubbliche (OpenBDAP) pregando peraltro i Collegi di verificarne il contenuto.

Il questionario si trova allegato al citato supplemento della G.U.

LA NUOVA EDIZIONE DI “SALUTE UGUALE PER TUTTI: …NOI CREDEVAMO…”

La nuova edizione del mio saggio è stata resa necessaria dall’emergenza sanitaria dell’epidemia che ha riportato l’attenzione sul SSN e sulle modalità del suo funzionamento.

Uno dei primi capitoli del volume è dedicato al SSN come motore di sviluppo e di democrazia.

Per troppi anni la maggioranza dei nostri rappresentanti politici ha visto nel Servizio sanitario nazionale solamente una fonte di costi elevata senza rendersi conto che grazie al SSN si è sviluppato un sistema che in Italia occupa direttamente 1.158.321[1] unità di personale sanitario, ai quali dobbiamo aggiungere quello amministrativo e quello dell’indotto (servizi sanitari, servizi ospedalieri e residenziali, commercio ecc.) per un totale di 2,4 milioni pari al 10% della forza lavoro del Paese.

La “filiera della salute” include i settori che producono, fanno ricerca, commercializzano e offrono servizi di natura sanitaria[2] ed è composta sia dalla parte pubblica, sia dalla parte privata che è prevalentemente dedita alla manifattura industria farmaceutica, dispositivi e tecnologie medicali), il commercio e i servizi.

Un sistema che ha anche favorito la crescita in Italia di una industria medicale che rappresenta uno dei principali motori di sviluppo del Paese[3] con una produzione pari a € 42,9 miliardi che rappresenta il 12,4% di quella realizzata a livello europeo.

Il saldo commerciale peraltro è negativo per € 0,5 mld mentre è positivo se si esamina il solo il settore farmaceutico.

Molto fiorente anche la produzione di dispositivi medici italiani che rappresentano il 10,0% di questo mercato in continua espansione.

Il saldo della bilancia dei pagamenti nel settore dei dispositivi medici, sempre nel 2017, pur essendo anch’esso negativo è in diminuzione ed è pari a € 1,9 miliardi.

Da non sottovalutare anche l’apporto delle ICT che stanno contribuendo notevolmente allo sviluppo del SSN.

Per quanto riguarda la diagnostica in vitro siano al 16,0% della produzione europea preceduti solo da Germania e Francia.

In sostanza la “filiera della salute” contribuisce in maniera notevole alla formazione della ricchezza nazionale producendo un elevato volume di reddito, assorbendo una quota rilevante di personale altamente qualificato ed investendo notevoli risorse nella ricerca e nell’innovazione.

Se guardiamo indietro, in questi quaranta anni l’assistenza sanitaria è cambiata in maniera notevole.

Il SSN in questi anni, nonostante i molti problemi, ha garantito:
-Maggiore sicurezza dal punto di vista sanitario;
-Benessere diffuso, con eliminazione del divario tra salute e benessere;
-Maggiore equità rispetto al passato, anche se permangono numerose disuguaglianze che rappresentano un fattore di malessere sociale da sradicare;
-Prevenzione delle malattie, che in precedenza era molto limitata.

Mentre un tempo le persone venivano ricoverate in ospedale quando non c’era più nulla da fare, per morire, oggi le persone si recano serene in ospedale per essere guarite e per poter tornare ad una vita normale insieme ai loro cari.

Peraltro, anche a causa delle mutate condizioni sociali e della situazione economica non favorevole si assiste ad una caduta di valori come la solidarietà sociale e ad una forte contrazione del welfare state.

Dopo l’epidemia sarà opportuno investire sul SSN per favorire la ripresa e per contribuire ad eliminare le profonde disuguaglianze che si sono create nel nostro Paese e per eliminare il forte disagio sociale causato dalla crisi economica dovuta al coronavirus.

Al link seguente è possibile leggere ed eventualmente acquistare sia la copia cartacea che quella in ebook:

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/512667/salute-uguale-per-tutti-2/


[1]Dati ISTAT al 2017 che comprendono anche i medici di medicina generale

[2]Confindustria Rapporto annuale Filiera della salute

[3]D.D’ANGELA, C.CARRIERI, Industria sanitaria: evoluzione e prospettive, in 15° Rapporto del CREA Sanità

L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2020 DELLA CORTE DEI CONTI

Alla presenza del Capo dello Stato il 13 febbraio è stato inaugurato l’anno giudiziario della Corte dei conti.

Nella sua ampia e accurata relazione il Presidente Buscema ha ripreso il Referto al Parlamento sulla gestione finanziaria dei Servizi sanitari regionali:

La relazione sugli andamenti della gestione finanziaria ed economico patrimoniale dei servizi sanitari delle Regioni e Province autonome è stata approvata con deliberazione n. 13/2019/FRG. L’osservazione riguarda l’esercizio 2017 in raffronto con il quadriennio precedente (2013-2016). Sono stati anche esaminati i risultati dell’anno 2018 sulla base dei dati di contabilità nazionale confrontati con quelli del precedente quinquennio.

Tale analisi ha confermato una sostanziale stabilizzazione della spesa sanitaria che è andata progressivamente a ridursi nella composizione delle uscite correnti primarie e ha registrato tassi di crescita allineati o inferiori all’inflazione misurata dal deflatore del Pil.

Nello stesso periodo l’incidenza sul Pil scende dal 6,8% al 6,6%, migliorando gli obiettivi programmatici in una fase in cui la crescita economica è stata più debole del previsto.

I dati Ocse mostrano la progressiva perdita di peso del comparto sanitario nazionale sul Pil rispetto a quello dei maggiori paesi europei.

I dati statistici relativi al periodo 2001-2017 mostrano che, dopo il 2009, si è registrata una flessione della spesa sanitaria pubblica in percentuale della spesa totale (pubblica e privata) e un incremento di quella direttamente sostenuta dalle famiglie (out of pocket).

Per i risultati delle gestioni sanitarie si è fatto riferimento principalmente alle risorse ritenute congrue dallo Stato per l’erogazione dei LEA in condizioni di efficienza ed appropriatezza come definite con l’Intesa Stato-Regioni. In questa prospettiva, nelle Regioni sottoposte a monitoraggio il deficit si riduce e ancor più nelle Regioni sottoposte a piano di rientro; diversa tendenza si osserva nelle Regioni a statuto speciale e nelle due Province autonome (con l’esclusione della Regione siciliana, in piano di rientro).

I debiti verso i fornitori segnano una sensibile riduzione, anche se permangono elevati gli oneri per interessi per ritardati pagamenti e l’utilizzazione di anticipazioni di tesoreria, peraltro in netta diminuzione. Aumentano, invece, le disponibilità liquide a fine esercizio, sintomo di una limitata fluidità nelle procedure di pagamento.

Il costo del personale evidenzia un andamento decrescente, pur se con differenze, anche significative, tra i diversi territori.

Nel dicembre 2018 è stata raggiunta l’intesa per chiudere i contenziosi aperti dinanzi al giudice amministrativo riguardo ai payback (ossia l’eccedenza di spesa farmaceutica rispetto ai tetti di spesa programmati sul FSN, che le aziende produttrici rimborsano alle regioni) relativi agli anni 2013-2017.

Si registrano ancora ritardi nella determinazione annuale del Fondo sanitario nazionale e nella ripartizione delle risorse destinate al Servizio sanitario con riflessi sulla programmazione delle spese da parte delle Regioni e sulla possibilità di una completa e tempestiva rappresentazione, anche da un punto di vista contabile, della gestione nei bilanci regionali.

Restano tuttora da definire le regole per l’omogenea integrazione del conto consolidato sanitario con il conto generale della Regione, così da poter addivenire ad una più adeguata valutazione dei conti regionali.