
Il CENSIS ha presentato il 2 dicembre a Roma il 56° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Per quanto riguarda la sanità il 61,0% degli italiani sarebbe del parere che nei prossimi anni il Servizio sanitario migliorerà anche grazie alle lezioni apprese durante la pandemia. Tra le cose di cui nei prossimi cinque anni ha bisogno, il 50,9% dei cittadini indica l’aumento del numero di medici di medicina generale, il 46,7% la modernizzazione di tecnologie e attrezzature diagnostiche per accertamenti, il 45,3% l’attivazione o il potenziamento dei servizi sul territorio, come le Case della salute, il 39,6% più posti letto negli ospedali, il 34,0% l’attivazione dell’assistenza domiciliare digitale (teleconsulto, teleassistenza). Inoltre, per il 93,7% degli italiani la spesa pubblica per la ricerca in salute e sanità è un investimento, non un costo.
Il 94,4% si attende che ricerca scientifica e innovazione migliorino l’efficacia delle cure e la qualità della vita in caso di malattie croniche, il 92,0% che si scoprano tecniche innovative per contrastare nuovi virus e batteri, il 91,1% che si riduca il rischio di ammalarsi. Il 70,1% dei cittadini è pronto a rendere disponibili i dati sulla propria salute per studi, ricerche, sperimentazioni. E l’80,2% si aspetta che lo studio dei big data dia un aiuto concreto alla creazione di terapie e farmaci personalizzati.
Sempre secondo il CENSIS la rinnovata centralità sociale della salute imposta dalla pandemia accresce la volontà dei cittadini di giocare un ruolo attivo nei processi riguardanti la propria salute. Il 66,9% degli italiani dichiara di informarsi in autonomia su web e social network su aspetti della sua salute, dai sintomi alle patologie, con valori più elevati tra le donne (70%), i giovani (77,1%) e i laureati (74,4%). La soggettività matura si esprime anche nella richiesta di farmaci, servizi, prestazioni e soluzioni terapeutiche sempre più individualizzate: è molto o abbastanza importante per il 94,3% degli italiani avere una maggiore personalizzazione delle cure, per il 92,9% che i percorsi di cura, dal domicilio al territorio, fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente. In tale quadro, il 92,1% dichiara di avere molta o abbastanza fiducia nei medici e per l’83,9% devono essere al centro della sanità del futuro. Pur nella straordinaria importanza attribuita alla sanità digitale, oltre l’80% degli italiani è convinto che il digitale non dovrà mai sostituirsi al rapporto umano con il medico.
Infine il 91,1% degli italiani si dichiara pronto a cambiare il proprio stile di vita per una società più sostenibile, di cui il 41,0% è pronto ad attuare un cambio radicale delle proprie abitudini. La mobilità, settore ad alto impatto sull’inquinamento atmosferico con ricadute negative anche per la salute delle persone, è un ambito in cui opinioni e comportamenti dei cittadini stanno evolvendo verso una maggiore sostenibilità. Il 64,5% dichiara di muoversi a piedi, evitando di utilizzare l’automobile o altri veicoli, quando la distanza tra il luogo di partenza e quello di arrivo lo consente. E il 62,2% è favorevole alle domeniche in cui vige il divieto di circolazione per i mezzi più inquinanti. Nei consumi alimentari, per il 48,1% degli italiani impatto sulla salute e attenzione all’ambiente sono fattori che coesistono e orientano scelte e decisioni di acquisto.
Purtroppo le previsioni di molti degli intervistati non tengono conto della riduzione dei finanziamenti dello Stato al Fondo Sanitario Nazionale per cui è difficile che si possa verificare l’atteso aumento dei posti letto ospedalieri, l’aumento delle apparecchiature per la diagnostica, ma soprattutto quello del personale che è indispensabile.