
Storicamente, la spesa sanitaria in Italia è sempre stata inferiore alla media dell’UE, anche se alcuni aumenti si sono verificati negli ultimi cinque anni, principalmente guidati da una crescita della spesa privata.
Secondo il Country Health Profile dell’OCSE 2021, nel 2019 l’Italia ha speso complessivamente (tra spesa pubblica e privata) l’8,7 % del PIL in sanità, rispetto alla media UE del 9,9 % , ma la spesa pubblica ha rappresentato solo il 6,4% del PIL, mentre quella privata è stata del 2,3%.
La spesa pubblica pro capite ha raggiunto l’importo di 2.525 euro (adeguato per le differenze di potere d’acquisto) ed è finita al di sotto della media UE (3 523 EUR).
La spesa pubblica in percentuale alla spesa sanitaria totale è stata solo del 74% nel 2019 – inferiore alla media UE che è dell’80 %.
Più della spesa restante è pervenuto da pagamenti diretti da parte delle famiglie (23 %); l’assicurazione sanitaria volontaria svolge solo un ruolo minore (copre solo il 3% del totale); per la maggioranza si tratta di spesa out of pocket delle famiglie che secondo il Ministero dell’economia e delle finanze (Rapporto 9 sul monitoraggio della spesa sanitaria) ha raggiunto nel 2021 la somma di 37,659 miliardi pari ad € 635,74 pro capite con un aumento rispetto all’anno precedente del 2,1%.
La spesa out of pocket secondo alcuni[1] sarebbe dovuta oltre alla necessità di superare i problemi del SSN (liste di attesa, ecc.) anche all’aumento dell’età media della popolazione e al bisogno dei cittadini di rispondere ai crescenti problemi derivanti dall’anzianità e dalla cronicità.
L’importo della spesa privata diviene così un misuratore della qualità dei servizi di una regione[2].
Esiste un profondo divario tra le regioni che si deve ritenere conducibile soprattutto alla differenza dei servizi offerti dal servizio pubblico e alla riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale delle aziende sanitarie durante l’epidemia[3].
La spesa a carico dei cittadini è aumentata principalmente nelle Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna a dimostrazione della scarsa efficienza dei sistemi sanitari di queste regioni.
Il numero delle famiglie che sostengono spese sanitarie aumenta.
Circa 6 milioni di famiglie sono state costrette a limitare le spese sanitarie per motivi economici o addirittura ad annullarle del tutto con prevedibili conseguenze negative per la loro salute[4].
Di qui ha origine un fenomeno di impoverimento e di disagio.
Anche se l’epidemia da COVID-19 ha richiesto ulteriori iniezioni di fondi 2020 a sostegno del settore sanitario siamo ancora molto lontani dal coprire le effettive esigenze della popolazione e molte regioni non riescono a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza.
La Nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza (NADEF) prevede una notevole riduzione del rapporto tra PIL e finanziamento dello Stato per i prossimi anni fino a scendere nel 2025 solo al 6%.
La proposta di legge di bilancio per l’esercizio 2023 dello Stato ha scatenato una serie di interventi (regioni, sindacati, medici, ecc.) per chiedere un aumento della spesa dello Stato.
Ma dalle parole occorre passare ai fatti.
In considerazione dell’impoverimento di un numero sempre maggiore di famiglie appare evidente come sia necessario uno sforzo da parte dello Stato per portare la propria percentuale di finanziamento all’8% possibilmente agganciandolo in maniera permanente al PIL per garantire il sistema sanitario universale ed evitare il fenomeno dell’abbandono delle cure.
Non è possibile rinviare le scelte sulla sanità perché la situazione del personale sanitario è allo stremo e senza soldi non si può assumere nessuno.
Naturalmente dovranno essere eliminati anche tutti i limiti all’assunzione del personale.
La legge di bilancio dello stato per l’esercizio 2023 deve rappresentare l’occasione per intervenire
[1] Censis RBM VIII Rapporto sulla sanità pubblica, privata e intermediata.
[2] M. Ruggeri, et. al. 2020, The Determinants of Out-of-Pocket Expenditure in IBD Italian Patients. Results from the AMICI Survey, Int. Environ Res Public health, 2020 nov. 4.
[3] Corte dei conti, Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, S.U. 2021.
[4] Fonte: indagine ISTAT.
