
In molte regioni alcuni servizi non funzionano a dovere, i Livelli Essenziali di Assistenza non vengono assicurati in maniera equa, le liste di attesa per visite specialistiche e accertamenti diagnostici hanno tempi biblici e così le persone sono costrette a mettere le mani in tasca e a pagare per supplire le carenze dei servizi sanitari regionali.
L’Italia pur avendo un servizio sanitario universalistico è purtroppo al primo posto in Europa per la spesa out of pocket.
Secondo il rapporto dell’Unione Europea “State of Health in the EU Italia – Profilo della Sanità 2019”, la spesa sanitaria è finanziata per circa tre quarti con fondi pubblici, mentre la parte restante è principalmente a carico dei pazienti.
Negli ultimi dieci anni la spesa sanitaria out of pocket è aumentata sensibilmente.
Secondo il “Rapporto 2020 su coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei conti approvato dalle Sezioni riunite di controllo nell’adunanza del 15 maggio 2020, l’out of pocket avrebbe raggiunto nel 2018 la somma di 37,8 miliardi di euro pari al 2,3 del prodotto interno lordo e ad oltre il 21,2 % della spesa sanitaria del Paese.
La spesa out of pocket secondo l’ ottavo Rapporto sulla sanità pubblica, privata e intermediata del Censis RBM sarebbe dovuta oltre alla necessità di superare i problemi del SSN (liste di attesa, ecc.) anche all’aumento dell’età media della popolazione e al bisogno dei cittadini di rispondere ai crescenti problemi derivanti dall’anzianità e dalla cronicità.
L’importo della spesa privata diviene così un misuratore della qualità dei servizi di un’azienda sanitaria.
Nel complesso il numero delle famiglie che sostengono spese sanitarie aumenta anche se diminuisce il livello di spesa per singolo nucleo.
Secondo il CREA Sanità dell’Università di Tor Vergata molte famiglie (circa 5,4 milioni) sono costrette a limitare le spese sanitarie per motivi economici o addirittura ad annullarle del tutto (1,1 milione).
Di qui ha origine un fenomeno di impoverimento e di disagio.
Secondo una recente ricerca della KPMG entro pochi anni la spesa privata potrebbe aumentare del 50% arrivando a circa 65 miliardi di euro.
La spesa sanitaria media familiare annua sarebbe stata nel 2018 pari ad € 1.713,0 ma naturalmente per le famiglie con un basso livello di reddito tale valore è inferiore, fino a scomparire in considerazione della rimozione della spesa.
Secondo il Ministero dell’economia e delle finanze la spesa rilevata tramite il sistema della Tessera Sanitaria nelle regioni è stata molto elevata come si vede dalla tabella pubblicata all’inizio di questo articolo.
La spesa maggiore è quella per le cure odontoiatriche ma molto elevata è anche la spesa per visite, interventi e per l’acquisto di farmaci e integratori.
Secondo l’AIFA nel 2021 la spesa a carico dei cittadini tra ticket e farmaci non rimborsati ha superato i 9 miliardi.
Manca il dato relativo alla spesa per le assicurazioni private e per le mutue sanitarie che è anch’essa in crescita.
Pertanto la spesa di tasca propria è la più grande forma di disuguaglianza in sanità poiché mette i cittadini nella condizione di poter accedere alle cure solo in ragione della propria capacità reddituale facendo venir meno i princìpi alla base del SSN.
La politica dovrebbe intervenire per contrastare questo fenomeno e l’unico sistema è quello di assicurare più servizi e in tempi adeguati ai cittadini.