LA SANITA’ NEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2022

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato sul proprio sito web il DEF 2022 approvato dal Consiglio dei Ministri.

Per quanto riguarda la sanità nella Sezione II dedicata alle Analisi e tendenze della finanza pubblica troviamo i dati della sanità.

Nel 2021 la spesa sanitaria è risultata pari a 127.834 milioni, con un tasso di incremento del 4,2 per cento rispetto al 2020. Con riferimento alle singole componenti di spesa, si evidenzia quanto segue:
• la spesa per i redditi da lavoro dipendente è pari a 38.188 milioni, in crescita del 2,2 per cento rispetto al 2020. Tale incremento è dovuto essenzialmente alle provviste preordinate normativamente nel 2021 per contrastare la pandemia da Covid-19, in termini di nuove assunzioni e indennità. L’aumento è attenuato, seppur in via del tutto minimale, dalla presenza nel 2020 degli oneri connessi con il rinnovo contrattuale della dirigenza professionale, tecnica e amministrativa per il triennio 2016-2018. Anche se con alcune deroghe dovute all’emergenza strumenti di governance introdotti nel corso degli anni anche tramite gli Accordi tra lo Stato e le Regioni, quali:
-le politiche di razionalizzazione della spesa per il personale messe in atto dalle regioni sulla base dei fabbisogni, anche tenendo conto della normativa vigente in materia di personale del SSN;
– gli automatismi introdotti dalla legislazione vigente in materia di
rideterminazione dei fondi per i contratti integrativi in relazione al
personale dipendente cessato;
– la spesa per i consumi intermedi è pari a 43.146 milioni, in crescita rispetto al 2020 del 10,1 per cento. Tale incremento è attribuibile, in via minoritaria, alla spesa per l’acquisto dei prodotti farmaceutici (+3,5%).
Quest’ultima risente, infatti, degli effetti di contenimento connessi con il cosiddetto pay-back, ossia il meccanismo di rimborso da parte delle aziende farmaceutiche attivabile nel caso in cui la spesa per l’acquisto diretto dei medicinali oltrepassi una prefissata soglia. La quota più consistente dell’aumento registrato per l’aggregato è, invece, imputabile alla restante parte dei consumi intermedi (+13,1%), specie per le spese necessarie a contrastare l’emergenza sanitaria da Covid-19 sostenute, oltre che dagli ESL, anche dal Commissario di cui all’art. 122 del decreto legge n. 18 del 2020. Storicamente, la dinamica dei consumi intermedi riflette le misure di razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi, fra le quali:
– lo sviluppo dei processi di efficientamento degli acquisti anche tramite l’utilizzo degli strumenti messi a disposizione dai soggetti aggregatori o dalle centrali di committenza operanti a livello regionale6;
– la previsione legislativa di messa a disposizione in favore delle regioni, da parte dell’ANAC dei prezzi di riferimento di un insieme di beni e servizi, quale strumento di programmazione e controllo della spesa;
– la fissazione di un tetto alla spesa per l’acquisto di dispositivi medici al superamento del quale è previsto un meccanismo di rimborso a carico delle aziende fornitrici;
– la spesa per le prestazioni sociali in natura, corrispondenti a beni e servizi prodotti da produttori market, è pari a 41.805 milioni, in aumento rispetto al 2020 (+1,8%).

Con riferimento alle principali componenti dell’aggregato, si registra quanto segue:
– la spesa per l’assistenza farmaceutica convenzionata è pari a 7.344 milioni, con un incremento dello 0,7 per cento rispetto al 2020. La leggera crescita riscontrata, in controtendenza rispetto alla dinamica in diminuzione registrata negli ultimi anni, è presumibilmente attribuibile al maggiore coinvolgimento delle farmacie, preordinato dalla normativa vigente, nel fronteggiare le emergenze sanitarie.
Anche per la farmaceutica convenzionata sono previsti strumenti di governance, quali il monitoraggio mediante il Sistema tessera sanitaria nonché il meccanismo automatico di ripiano della spesa nel caso in cui quest’ultima oltrepassi una data soglia;
– la spesa per l’assistenza medico-generica è pari a 7.155 milioni, inferiore al valore del 2020 (-3,3%). Tale riduzione è dovuta sostanzialmente alla presenza nel 2020 dei costi, inclusivi di arretrati, relativi al rinnovo delle convenzioni del triennio 2016-2018 per l’annualità 2018. Il decremento registrato è comunque attenuato dagli oneri per il maggior ricorso all’assistenza medico-generica nelle attività di contrasto all’epidemia da Covid-1969;
– la spesa per le altre prestazioni sociali in natura acquistate da
produttori market è pari a 27.306 milioni, in aumento del 3,5 per
cento rispetto all’anno precedente. Tale incremento si può ricondurre ai vari interventi normativi disposti per fronteggiare l’epidemia da Covid-19. In particolare, per recuperare le prestazioni sanitarie non erogate nel 2020, si è data la possibilità agli operatori privati di fornire assistenza sanitaria perfino oltre gli accordi previsti per il 2021, anche usando le economie dei budget del 202071. Parimenti, gli erogatori privati hanno potuto integrare i contratti previsti per il 2021 per la somministrazione dei vaccini contro il Covid-1972. In aggiunta, le strutture accreditate hanno potuto vedersi riconoscere fino al 90 per cento del budget del 2021 nel caso di sospensione delle attività ordinarie o per ristorare i costi fissi comunque sostenuti. L’aumento di spesa riscontrato rispetto all’anno precedente è in ogni caso compensato dai minori costi sostenuti nel 2021 dal Commissario di cui all’art. 122 del decreto legge n. 18 del 202074 nonché dalla presenza nel 2020 del costo, inclusivo di arretrati, connesso con il rinnovo delle convenzioni del triennio 2016-2018 per l’annualità 2018 relativamente ai professionisti della medicina specialistica ambulatoriale interna.
Nonostante alcune deroghe disposte nell’ultimo biennio, tale componente di spesa risente delle politiche di razionalizzazione introdotte nel corso degli anni, tra le quali:
− la regolazione degli importi e dei volumi di acquisto di prestazioni sanitarie mediante la fissazione di tetti di spesa e la definizione di budget;
− il contenimento della spesa per prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e ospedaliera, con particolari misure per quelle di alta specialità;
– per le altre componenti di spesa, il livello registrato è pari a 4.695
milioni, con un decremento del 7,9 per cento rispetto al 2020. Tale
riduzione è fondamentalmente giustificata dalla crescita delle poste connesse con la produzione di servizi vendibili e con le vendite residuali che sterilizzano il livello della spesa.

Nel triennio 2023-2025, la spesa sanitaria è prevista decrescere a un tasso medio annuo dello 0,6 per cento; nel medesimo arco temporale il PIL nominale crescerebbe in media del 3,8 per cento. Conseguentemente, il rapporto fra la spesa sanitaria e PIL decresce e si attesta, alla fine dell’arco temporale considerato, ad un livello pari al 6,2 per cento. La minore spesa riscontrabile nel 2023 è dovuta fondamentalmente al venir meno degli arretrati per il rinnovo del triennio 2019-2021 dei contratti del personale non dirigente degli enti del SSN nonché alla cessazione dei costi analoghi a quelli sostenuti negli anni precedenti.

Per l’anno in corso si prevede una spesa di € 131.710 miliardi pari al 7% del PIL; per l’anno 2023 di € 130.734 mld pari al 6,6% del PIL; per il 2024 una spesa di €128.872 mld pari la 6,3% del PIL ed infine per il 2025 una spesa di € 129.518 mld pari al 6,2% del PIL.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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