
E’ stata presentata oggi 23 novembre l’indagine 2021 di Italia Longeva https://www.italialongeva.it/ l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva dedicata alla “Long-term care in Italia: verso una rinascita?” svolta in collaborazione con la Direzione generale della programmazione del Ministero della salute, a cura di Davide Vetrano e con il contributo di Modesto Visca.
L’indagine afferma che tra gli obiettivi più importanti di un moderno sistema sanitario vi è la costruzione di una long-term care commisurata alla rivoluzione sociodemografica alla quale stiamo assistendo in Italia. La longterm care va interpretata come una soluzione di continuità tra i diversi servizi territoriali, parte di una rete volta a rispondere ai bisogni di cittadini affetti da cronicità e disabilità. Tra questi, le cure domiciliari, quelle residenziali e semiresidenziali nonché le cure palliative, rappresentano i mattoni più importanti che rendono fattiva una continuità delle cure equa e di qualità.
nel secondo capitolo dell’indagine viene offerta una panoramica della diffusione territoriale della long-term care in Italia, tramite la presentazione dei dati attraverso i quali il Ministero della Salute monitora i volumi di attività di cure domiciliari, cure residenziali e cure palliative.
In particolare l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) rappresenta un’opzione sostenibile e alternativa al ricovero ospedaliero, laddove sussistano condizioni di elegibilita, e il carico assistenziale sia sostenibile e compatibile con l’erogazione di cure sociosanitarie presso il domicilio del paziente. Nell’ADI vengono ad integrarsi numerose competenze professionali di carattere sociale e sanitario. Tra di esse i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta,
infermieri, il fisioterapisti, gli assistenti sociali, medici specialisti, e psicologi. Il fine ultimo è quello di garantire ai pazienti l’assistenza necessaria presso la
propria abitazione – luogo ideale della guarigione – o per agevolare la dimissione ospedaliera, completando e proseguendo in tale maniera trattamenti complessi, altrimenti eseguibili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura residenziale.
In Italia, la responsabilità clinica dell’ADI è attribuita al MMG e la sede organizzativa è rappresentata dal distretto sociosanitario. L’attivazione dell’ADI richiede la presa in carico del paziente che fa seguito ad una valutazione multidimensionale, tramite la produzione di un piano assistenziale individualizzato (PAI), con individuazione degli obiettivi di cura e
dei tempi di recupero, delle tipologie di intervento e della frequenza degli accessi. La valutazione dell’assistito e l’erogazione stessa del servizio è idealmente effettuata di concerto da diversi professionisti.
Il flusso del Sistema Informativo per il monitoraggio dell’Assistenza Domiciliare (SIAD), parte integrante del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), è stato istituito in Italia in seguito all’Accordo Quadro tra Stato, Regioni e Province Autonome il 22 Febbraio 2011 dopo che il “Patto per la Salute” del 28 Settembre 2006 ha sancito l’obbligo delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano di trasmettere a livello centrale i dati del volume di attività svolte a livello territoriale. I dati trasmessi alle Regioni prima e al Ministero della Salute poi, riguardano tutte le attività inerenti l’assistenza domiciliare sanitaria e sociosanitaria a partire dal 1° gennaio 2009 Le informazioni inviate devono interessare la presa in carico e la valutazione multidimensionale dell’assistito, la definizione di un PAI e la responsabilità clinica di operatori afferenti alla ASL. Una volta soddisfatti i suddetti aspetti, andranno trasmesse anche informazioni riguardanti le prestazioni erogate all’interno delle cure palliative domiciliari e le dimissioni protette.
Dai dati in possesso del Ministero c’è stato un progresso fino al 2019 sia nell’assistenza agli over 65 (385.594 pazienti) che agli over 75 (319.525 pazienti) , salvo poi regredire, anche se limitatamente nel 2020 a causa dell’epidemia.
E’ aumentata la percentuale degli assistiti dal 2014 al 2020 come si può vedere dal grafico che segue:

Purtroppo esiste ancora un notevole divario tra le regioni , molte delle quali come la Lombardia (con il 5,23%) e la provincia autonoma di Trento (con il 7,90%) hanno preferito l’istituzionalizzazione dei pazienti, mentre al primo posto dell’ADI troviamo la Regione Abruzzo con un ragguardevole 7,03% degli over 75.
Ma l’obiettivo che si prefigge il PNRR è il 12% per tutti. Qui dovrà essere fatto pesare il principio dell’equità e alcune regioni devono fare molta strada per raggiungere questo obiettivo come si vede dal grafico all’inizio del testo.