
Nei giorni passati (24 ottobre), avendo preso visione di una bozza di provvedimento che mirava modificare il DM 70/2015 con cui sono stati approvati gli standard ospedalieri, ho sollevato il problema dei Punti di Primo Intervento che, stranamente non comparivano nel testo esaminato.
La questione naturalmente non è sfuggita neanche ad alcuni deputati.
Dal resoconto della seduta della Camera dei deputati del 10 novembre dedicata al Question time si apprende che è stata esaminata la seguente interrogazione a risposta immediata in Assemblea presentata dai deputati Novelli e Bagnasco al Ministro della salute:
“Per sapere – premesso che: il decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera» rappresenta il più importante riferimento programmatorio delle regioni nella definizione della propria rete ospedaliera; negli ultimi giorni, alcuni organi di stampa, in particolare il sito internet quotidianosanita.it, hanno pubblicato la bozza di aggiornamento del citato decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70; la bozza, nel suo impianto generale, sembra andare in continuità col vigente decreto; anche relativamente alla rete dell’emergenza-urgenza, l’impianto generale del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, viene sostanzialmente mantenuto, ma con una rilevante novità, la scomparsa dei punti di primo intervento; i punti di primo intervento sono attualmente dedicati alla visita e al trattamento delle patologie urgenti a bassa gravità. Per i casi più gravi sono attrezzati con dotazioni tecnologiche atte alla stabilizzazione e al trasporto dei pazienti presso il pronto soccorso; con la chiusura di molti presidi ospedalieri di piccole dimensioni e dei relativi pronto soccorso, i punti di primo intervento, spesso istituiti proprio nelle strutture resesi disponibili con lo spostamento dei servizi ospedalieri, hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi un importante presidio per i cittadini residenti in aree periferiche dei vari territori regionali. L’assenza dei punti di primo intervento dalla bozza di revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, preoccupa, perché potrebbe comportare un’ulteriore riduzione, oltre a quella già verificatasi negli ultimi anni, dei servizi offerti alle comunità residenti in aree extra-urbane –: se corrisponda al vero che con la revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, saranno soppressi i punti di primo intervento e come si intenda continuare a garantire un’assistenza adeguata per le patologie urgenti a bassa gravità nei territori più periferici.
La risposta del Ministro Speranza è stata la seguente:
Ringrazio gli interroganti, per porre un tema serio e per offrirmi la possibilità di un chiarimento.
Prima questione: abbiamo finalmente tante più risorse per il nostro Servizio sanitario nazionale. Poco più di due anni fa io sono diventato Ministro, nel settembre del 2019 avevamo 114 miliardi di euro sul Fondo sanitario nazionale, con questa legge di bilancio arriviamo a 124 miliardi e ci impegniamo ad arrivare a 128 nel 2024. Non si era mai visto, in un tempo così breve, un salto di risorse così significativo. E oltre ai soldi del Fondo sanitario nazionale, ci sono chiaramente 20 miliardi del PNRR.
Ora, insieme alle nuove risorse dovremo mettere in campo alcune riforme e non vi è alcun dubbio che la riforma prioritaria per me è la riforma del territorio, dell’assistenza territoriale, quella che volgarmente viene
chiamata “DM 71”. Ci siamo impegnati, d’intesa con le regioni, anche a lavorare sul “DM 70”, ma voglio dire, con assoluta fermezza, che il brogliaccio a cui si è fatto riferimento non è un documento che è mai passato dalla mia scrivania e quindi non ha alcun elemento di ufficialità. Io sarò pronto
a un confronto con i soggetti sociali, con gli ordini professionali, chiaramente con le regioni, che sono parte rilevante dell’organizzazione sanitaria nel nostro Paese, per arrivare, come da impegni, anche ad una riforma del “DM 70”.
Una cosa è certa, in conclusione: non è questa la fase dei tagli e non è questa la
fase della riduzione dei servizi. I numeri sono chiari e la lezione di questi mesi ci dice che i servizi vanno rafforzati e che il Servizio sanitario nazionale, nel suo complesso, è la nostra pietra più preziosa e deve ricevere il massimo sostegno da parte delle nostre istituzioni, come stiamo facendo anche in questa legge di bilancio”.
Dopo le tante battaglie fatte in tutta Italia per difendere i PPI questa risposta apre, finalmente, uno spiraglio affinché il LEA del Sistema di di emergenza sanitaria territoriale (art. 7 del DPCM 12 gennaio 2017) sia assicurato in maniera equa su tutto il territorio italiano.
Ci si augura che anche la regione Lazio si impegni a riesaminare i provvedimenti adottati in occasione del Piano di Rientro che hanno impropriamente ridimensionato questi presidi che assolvono una funzione così importante nelle aree distanti dai Pronto Soccorso ospedalieri.