
L’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali dell’AIFA ha pubblicato il nuovo rapporto nazionale 2019 sull’uso degli antibiotici dal quale si apprende che nel 2019 il consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici in Italia è stato pari a 21,4 DDD/1000 abitanti die.
Questa categoria di farmaci è quella a più elevato utilizzo nella popolazione, infatti circa 4 cittadini su 10 hanno ricevuto nel corso del 2019 almeno una prescrizione di antibiotici nel regime convenzionale. Nel 2019 gli antibiotici hanno rappresentato il 3,6% della spesa e l’1,5% dei consumi totali a carico del SSN (Rapporto OsMed 2019). Oltre l’80% delle dosi, pari a 17,5 DDD/1000 abitanti die, è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con una riduzione del 2,9% rispetto al 2018. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.
La quota di antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, rapportata alla popolazione residente, ha rappresentato una parte minoritaria del consumo a carico del SSN (1,9 DDD/1000 ab die), sebbene il suo monitoraggio sia di grande importanza per il controllo dell’antibiotico-resistenza in ospedale. Complessivamente i consumi si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei. La spesa pro capite nazionale (13,9 euro) è in diminuzione rispetto all’anno precedente.
Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A nel 2019) sono stati pari a 3,9 dosi ogni 1000 abitanti, che corrisponde al 20% del consumo territoriale totale di antibiotici, e a una spesa pro capite di 2,03 euro.
Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (15,6 DDD/1000 ab die) viene erogato in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta. Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Rispetto al 2018 si osserva una riduzione dei consumi del 3% e la categoria che ha maggiormente contribuito a tale flessione è stata quella dei fluorochinoloni. La comunicazione EMA del 16 novembre 2018, che ha raccomandato una restrizione dell’uso dei fluorochinoloni e dei chinoloni, ha avuto un impatto statisticamente significativo sulla riduzione del consumo dei fluorochinoloni.
L’analisi del profilo di utilizzo del farmaco per fascia di età e genere ha confermato un maggior consumo di antibiotici nelle fasce estreme, con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 54,2% nei maschi e 51,6% nelle femmine) e nella popolazione con età uguale o superiore agli 85 anni (prevalenza d’uso 62,8% negli uomini e 57,0% nelle donne). Si riscontra anche un più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme.
Confrontando i consumi con quelli negli altri paesi europei e nel Regno Unito, mediante l’analisi dei dati dell’European Surveillance of Antimicrobial Consumption Network, nel 2019 in Italia, il consumo territoriale, comprendente sia l’erogazione a carico del SSN che gli acquisti a carico del cittadino, si è mantenuto superiore rispetto alla media europea. In Italia si osserva un ricorso tra i maggiori ad alcune specifiche classi di antibiotici, quali i macrolidi e lincosamidi e le penicilline. Il consumo ospedaliero è, invece, sostanzialmente allineato a quello della media europea. Risulta, tuttavia, più elevato il consumo di chinoloni, sulfonamidi e trimetoprim e degli altri antibatterici beta-lattamici.