LA CORTE DEI CONTI, AUDITA DALLE COMMISSIONI BILANCIO RIUNITE PUNTA IL DITO SULLE INADEMPIENZE DELLE REGIONI RISPETTO ALLE USCA, AGLI INFERMIERI DI FAMIGLIA, PIANI DI ASSISTENZA TERRITORIALE E LISTE DI ATTESA…

In occasione dell’esame del disegno di legge per l’approvazione del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 le Commissioni riunite bilancio ella camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno audito la Corte dei conti.

Le considerazioni relative alle misure per la sanità contenute nel documento approvato dalle Sezioni riunite di controllo della Corte dei conti nel novembre 2020 prendono atto in primo luogo del finanziamento del fabbisogno sanitario standard portato a 121,4 miliardi nel 2021.

Il livello di finanziamento per il 2021, prima delle misure introdotte per affrontare l’emergenza sanitaria, era pari a 118,5 miliardi, comprensivi dei 554 milioni dovuti all’abolizione dei ticket sulle prestazioni specialistiche.
Tale importo era poi stato aumentato dal d.l. 34/2020 di 945 milioni, di cui 105 per il finanziamento delle borse di studio per contratti di formazione specialistica dei medici, 340 milioni per la copertura degli oneri sanitari conseguenti all’emersione e alla regolarizzazione di rapporti di lavoro, 5 milioni per l’erogazione di ausili e protesi in favore di persone con disabilità e 500 milioni per una parziale copertura degli oneri previsti gravare sul 2021 per l’implementazione dell’assistenza domiciliare integrata e per il personale necessario per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e per il potenziamento delle centrali operative regionali.

Le nuove misure che vengono specificamente finanziate comportano la riproposizione, anche nell’esercizio 2021, dell’affidamento ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta dell’esecuzione di tamponi antigenici, un nuovo incremento dei contratti di formazione specialistica dei medici specializzandi, l’aumento dei compensi per i dirigenti sanitari, medici e veterinari attraverso un incremento del 27 per cento dell’indennità di esclusiva, e la previsione di una indennità da riconoscere al personale
30 Corte dei conti Disegno di legge di bilancio 2021
infermieristico a decorrere dal 1° gennaio 2021 secondo modalità da definire in sede di contrattazione collettiva nazionale.
A tale livello di finanziamento si fa riferimento anche per la copertura degli oneri connessi alla proroga per il 2021 disposta con l’articolo 77 delle disposizioni relative al personale sanitario e alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) introdotte con il d.l. 18/2020. La proroga è prevista entro limiti di spesa pari, rispettivamente, a 1.100 e 210 milioni.

Al riguardo va osservato che con le risorse disponibili per il prossimo anno, pur significativamente potenziate, le regioni dovranno far fronte rispetto a quanto precedentemente previsto, sia alle occorrenze relative al personale e alle Usca di cui era stato finanziato il costo solo per il 2020, sia alle misure introdotte con il d.l. 34 per il potenziamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera che, come si è visto, erano state finanziate integralmente solo per il 2020.
Naturalmente nella valutazione del fabbisogno sanitario va considerato che lo stato di attuazione delle misure avviate nei mesi scorsi è ancora parziale. A fine ottobre solo 13 regioni avevano presentato un piano per la revisione dell’assistenza territoriale prevista dall’articolo 1 del decreto-legge 34/2020 (e a cui sono riferibili circa 734 milioni). Il Ministero della salute aveva predisposto una griglia di valutazione inviata alle Regioni per il monitoraggio dei piani affidandone il compito ad un gruppo di lavoro appositamente istituito presso AGENAS.
Limitata era anche l’attuazione dei piani regionali per il recupero delle liste d’attesa (d.l. 104/2020). Erano solo 12 le Regioni che hanno provveduto ad inviare i documenti. Mancavano i piani di Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, P.A Bolzano, Piemonte, Puglia, Sardegna. Dato l’attuale andamento dei contagi è tuttavia difficile che si possa effettivamente compiere il recupero delle prestazioni mancate nei mesi del primo lockdown.
La stessa attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale, che ben avrebbero potuto rappresentare uno strumento di assistenza sul territorio anche in grado di alleviare la pressione sugli ospedali, ha avuto un andamento inferiore alle attese e con forti differenze territoriali. Vi ha inciso la volontarietà dell’adesione da parte dei Medici di medicina generale e dei Pediatri e le difficoltà di disporre di adeguate attrezzature sanitarie. Nonostante in alcune regioni le realizzazioni siano state forti, la media a livello nazionale era inferiore al 50 per cento.
Anche l’attuazione delle misure che dovevano portare all’infermiere di famiglia sconta un qualche ritardo: sempre a inizio novembre, non era stata sottoposta all’esame della Conferenza Stato Regioni la bozza di intesa elaborata dalle Regioni che doveva portare all’attuazione della disposizione normativa.
A fronte dello sforzo operato sul fronte del personale, a fine ottobre erano 36.300 i nuovi addetti attivati in relazione all’emergenza sanitaria, 7.650 medici (di cui 2.950 specializzandi o medici non specializzati), 16.500 infermieri e 12.115 altri operatori sanitari. Un dato molto significativo anche se con differenziazioni territoriali importanti (tavola 7). Un incremento che potrà essere meglio valutato quando saranno disponibili con un maggior dettaglio i dati sul numero di operatori che nello stesso periodo hanno lasciato il lavoro per i raggiunti limiti di età o per la possibilità che deriva da “quota 100”. La disponibilità di operatori soprattutto in alcune specializzazioni rimane uno degli aspetti più delicati della fase attuale.

sempre secondo la Corte sono destinati ad incidere sui risultati della gestione sanitaria regionale due ulteriori disposizioni: la rimodulazione dei tetti della spesa farmaceutica e le misure per il governo della mobilità sanitaria interregionale.
Con l’articolo 81, riconfermato nel 14,85 per cento del finanziamento sanitario il tetto complessivo della spesa farmaceutica, viene rideterminato nella misura del 7,35 per cento (rispetto al 6,69 per cento attuale) quello per gli acquisti diretti da parte delle strutture del servizio sanitario nazionale (a cui va ad aggiungersi lo 0,2 per cento per gli acquisti diretti di gas medicinali).
Punta invece a salvaguardare una mobilità sanitaria tra regioni “fisiologica” e a riassorbire, a tutela di un più equo e trasparente accesso alle cure, i fenomeni di mobilità non dovuti a fenomeni “fisiologici” la norma che (articolo 84) dispone che la sottoscrizione degli accordi bilaterali tra le regioni per il governo della mobilità sanitaria interregionale costituisce adempimento ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del servizio sanitario nazionale.

Ad esse si aggiunge un nuovo finanziamento per il programma di investimenti per l’edilizia sanitaria e l’ammodernamento tecnologico. Ripartita tra regioni in base alla quota di accesso al fabbisogno sanitario, la effettiva disponibilità delle somme per la concreta sottoscrizione degli accordi di programma viene, come nel passato, condizionata alle effettive disponibilità del bilancio statale.

Guardando i risultati di bilancio relativi al primo semestre dell’anno la Corte trae una conferma di tale andamento. A fronte di una flessione degli acquisti in convenzione, particolarmente forte nelle regioni del centro sud, si riscontra una crescita degli acquisti diretti che in media nazionale è del 2,6 per cento, ma che cresce in misura rilevante nelle regioni del nord, più colpite dalla crisi sanitaria .

La misura in esame subordina la rimodulazione dei tetti di spesa all’integrale pagamento, da parte delle aziende farmaceutiche, degli oneri per il ripiano degli sfondamenti dell’anno 2018 (quelli maturati fino al 2017 erano stati già oggetto di un accordo) entro il gennaio 2021 e dell’applicazione anche al 2022 al pagamento entro il prossimo giugno degli sfondamenti a carico delle imprese nel 2019.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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