LE AZIENDE SANITARIE UTILIZZINO LE LINEE GUIDA DELL’OMS PER L’ASSISTENZA INTEGRATA AGLI ANZIANI

L’epidemia ha messo a nudo le carenze dell’assistenza sanitaria agli anziani, spesso affetti da patologie croniche. I servizi ospedalieri hanno dovuto dare priorità alle persone colpite dal COVID-19 e molti anziani hanno dovuto abbandonare le cure a causa della difficoltà di accesso ai servizi; lo stesso è avvenuto per l’assistenza territoriale che, nonostante le buone intenzioni a livello locale ancora non è decollata.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità di recente ha pubblicato le Linee Guida per l’assistenza integrata per le persone anziane e per gli interventi a livello di comunità per gestire il declino della capacità intrinseca ( che fa riferimento a tutte le capacità mentali e fisiche di cui la persona dispone nel corso di tutta la sua vita).

Secondo l’OMS negli ultimi 50 anni, lo sviluppo socioeconomico nella maggior parte delle regioni è stato accompagnato da forti riduzioni della fertilità e da aumenti altrettanto drammatici dell’aspettativa di vita. Questo fenomeno ha portato a rapidi cambiamenti nella demografia delle popolazioni di tutto il mondo: la proporzione di persone anziane nella popolazione generale è aumentata notevolmente in un periodo di tempo relativamente breve.

Con l’aumentare dell’età si verificano numerosi cambiamenti fisiologici sottostanti e per le persone anziane aumentano i rischi di sviluppare malattie croniche e la dipendenza dall’assistenza. All’età di 60 anni, il peso maggiore della disabilità e della morte deriva dalle perdite legate all’età dell’udito, della vista e del movimento e da condizioni quali demenza, malattie cardiache, ictus, disturbi respiratori cronici, diabete e condizioni muscoloscheletriche come l’artrosi e mal di schiena.

Il rapporto mondiale 2015 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sull’invecchiamento e la salute definisce l’obiettivo di Healthy Ageing come aiutare le persone a “sviluppare e mantenere l’abilità funzionale che consente il benessere”. L’abilità funzionale è definita nel rapporto come “attributi relativi alla salute che consentono alle persone di essere e di fare ciò che hanno motivo di apprezzare”. La capacità intrinseca, infine, è “l’insieme di tutte le capacità fisiche e mentali a cui un individuo può attingere”. Il quadro di sanità pubblica dell’OMS per un invecchiamento sano si concentra sull’obiettivo di mantenere la capacità intrinseca e l’abilità funzionale durante tutto il corso della vita. Gli operatori sanitari in ambito clinico possono rilevare il calo delle capacità fisiche e mentali (espresse clinicamente come menomazioni) e fornire interventi efficaci per prevenire e ritardare la progressione. Tuttavia, i primi indicatori di diminuzione della capacità intrinseca, come la diminuzione della velocità dell’andatura o della forza muscolare, spesso non vengono identificati, trattati o monitorati, azioni cruciali se questi declini devono essere invertiti o ritardati. La maggior parte degli operatori sanitari non ha una guida o una formazione per riconoscere e gestire le menomazioni in età avanzata. Vi è una pressante necessità di sviluppare approcci globali basati sulla comunità e di introdurre interventi a livello di assistenza sanitaria primaria per prevenire cali di capacità.

Le linee guida dell’OMS rispondono a questa esigenza. Le raccomandazioni fornite sull’assistenza integrata per le persone anziane (ICOPE) offrono una guida basata sull’evidenza agli operatori sanitari sugli approcci appropriati a livello di comunità per rilevare e gestire importanti cali di capacità fisiche e mentali e per fornire interventi a sostegno dei caregiver . Questi standard possono fungere da base per le linee guida nazionali e per l’inclusione dell’assistenza sanitaria degli anziani nei programmi di assistenza primaria, utilizzando un approccio incentrato sulla persona e integrato.

Purtroppo queste linee guida sono ignorate dalla quasi totalità delle aziende sanitarie locali.

Ancora oggi, nonostante l’allungamento dell’età media che di fatto procrastina l’invecchiamento, le attività di screening oggi vengono interrotte troppo presto:
Screening del tumore alla mammella : tra i 50 e i 69 anni;
PAP Test: tra i 25 e i 30 anni;
Papilloma virus: tra i 30 e i 64 anni;
Colon retto: tra i 50 e i 69 anni.
Sarebbe opportuno prolungare il periodo per lo screening per tutelare meglio gli anziani e organizzare meglio le procedure per assicurare una maggiore adesione delle persone interessate, dato che attualmente in molte regioni l’adesione è molto bassa proprio per questo tipo di patologie che, se curate e guarite in tempo possono garantire una buona qualità della vita per molti anni.

Il Ministro Speranza di recente ha istituito una commissione per riforma assistenza sanitaria e sociosanitaria per gli anziani, speriamo che faccia presto e bene.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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