
l’Istituto per la competitività in occasione del webinar I-Com “Riportare la sanità al centro. Dall’emergenza sanitaria all’auspicata rivoluzione della governance del SSN” tenutosi lo scorso 25 settembre ha presentato il Report annuale dell’area Innovazione di I-Com dal quale ho estratto la parte relativa alle conclusioni:
La pandemia causata dal SARS-CoV-2 ci ha ricordato la necessità di poter contare su un sistema sanitario resiliente e preparato a rispondere alle emergenze e agli improvvisi cambiamenti nella domanda di cure. È emersa con forza l’importanza strategica della ricerca scientifica nel settore delle life sciences ed in particolare in ambito farmaceutico, settore che ha mostrato di essere parte integrante del sistema salute e che è intervenuto nella risposta all’epidemia garantendo la continuità della ricerca e delle sperimentazioni cliniche, assicurando la continuità produttiva e distributiva e collaborando con le autorità sanitarie europee e globali competenti, per affrontare questa crisi di salute pubblica. La grande sfida vinta nella gestione della crisi è stata quella di accelerare la creazione di un ambiente sinergico: integrazione e collaborazione tra i diversi attori del SSN (imprese, ricerca scientifica e accademica, enti regolatori, governo centrale e amministrazioni locali, assistenza territoriale e ospedaliera) sono state necessarie per rispondere all’improvviso aumento e cambiamento della domanda di cure della popolazione.
L’impegno profuso è partito dallo stanziamento di risorse aggiuntive da parte del Governo, è passato attraverso la semplificazione di processi amministrativi e di iter di approvazione che hanno aiutato le imprese a continuare a fornire il loro contributo all’intero sistema, ha largamente e finalmente utilizzato come tramite strumenti di e-health e telemedicina, ed ha consentito di migliorare rapidamente la risposta del sistema dell’emergenza sanitaria. Ciononostante il regionalismo di è oggetto la sanità del nostro Paese ha restituito un discreto numero di soluzioni, seppur in molti casi virtuose, sul territorio nazionale e questo ha generato anche questa volta differenze nell’efficienza degli interventi ed incertezza nella popolazione residente. Alcune decisioni prese nel corso dell’epidemia a seguito della necessità di fornire una risposta efficace potrebbero essere in grado di influire in modo rilevante sull’efficienza dell’intero sistema sanitario e farmaceutico e si ritiene quindi importante che tali ragionamenti non vengano abbandonati, ma che si prosegua piuttosto con l’obiettivo di dare una nuova struttura al SSN dotandolo della resilienza che è mancata all’alba dell’epidemia di COVID-19 in Italia.
L’avvenuto rifinanziamento del Fondo Sanitario Nazionale e quindi anche del tetto per la farmaceutica, che del FSN rappresenta il 14,85%, è il primo passo per il sostegno economico di un sistema che negli ultimi dieci anni ha subito tagli lineari non accompagnati dalle promesse di intervento per la ristrutturazione in chiave di efficienza dell’assistenza territoriale e ospedaliera.
Abbiamo visto che nel decreto Cura Italia il Fsn è stato incrementato di 1.410 milioni di euro e con il decreto Rilancio è stato portato a 120,8 miliardi di euro. Per la sola spesa farmaceutica, questo significa un incremento di circa 500 milioni di euro. A riguardo, in attesa di interventi più ambiziosi, sarebbe utile aprire alla compensazione delle voci di spesa farmaceutica convenzionata e per
acquisti diretti. Anche se l’impiego delle risorse in avanzo della prima non permetterebbe un completo riequilibrio tra le due voci, la compensazione permetterebbe quantomeno di evitare l’insorgenza di diseconomie e di allocare tutte le risorse che il governo mette a disposizione. Inoltre è necessario che l’Italia colga l’opportunità delle diverse risorse economiche straordinarie mese a disposizione dall’Unione Europea (tra cui il Il Meccanismo europeo di stabilità e il Recovery Fund) per potenziare e ristrutturare il Servizio sanitario nazionale. Tutte queste risorse rappresentano delle buone stampelle per il nostro SSN ma oltre al finanziamento corrente è necessario investire in modelli organizzativi che superino definitivamente la compartimentazione del SSN e rientrino in una programmazione di lungo periodo della spesa in sanità che, come l’epidemia ha evidenziato, non è più possibile rimandare.
In questo quadro è necessario prepararsi ad accogliere l’innovazione farmaceutica e tecnologica che arriverà in risposta alla dinamica della domanda di cure e ripensare il ruolo che farmaci e dispositivi medici debbono avere all’interno del SSN, correlando le risorse al reale fabbisogno. Il comparto farmaceutico ha giocato e gioca un ruolo fondamentale nella lotta al
COVID-19 e all’interno del SSN. A livello europeo sono molti i fascicoli aperti con l’obiettivo di sostenere l’industria farmaceutica europea a rimanere un innovatore e leader mondiale, trattenendo e attirando investimenti produttivi ed in ricerca e sviluppo.

In questo processo di ristrutturazione del SSN all’assistenza territoriale deve essere dato un ruolo cruciale e la realizzazione di un sistema di assistenza territoriale efficiente deve essere portato a completamento in modo coerente in tute le regioni italiane e programmato secondo linee guida chiare e univoche che garantiscano le stesse possibilità di accesso e qualità delle cure ai cittadini sull’intero territorio nazionale. E’ un dato di fatto sotto gli occhi di tutti che nelle regioni più colpite dall’epidemia un sistema articolato su una forte presenza della presa in carico territoriale abbia permesso di contenere in modo più efficace la pandemia, allo stesso tempo evitando di arrivare ad una pressione insostenibile sugli ospedali e dunque contenendo il tasso di mortalità. Allo stesso tempo abbiamo visto quanto le cure primarie siano state indispensabili per garantire la continuità e la qualità dell’assistenza nei pazienti non COVID-19. Un sistema efficiente e capace di fornire assistenza di qualità deve essere capace di proporre una articolazione dei setting variabile per intensità di cura, dalle cure intermedie all’assistenza domiciliare, dalla prevenzione alla riabilitazione sino alle cure palliative, che comprenda la modifica dei processi di distribuzione dei farmaci a favore del’assistenza domiciliare integrata. In questa direzione deve andare anche la semplificazione delle procedure di prescrizione dei farmaci basate sui Piani terapeutici e sui Registri AIFA di monitoraggio. Le barriere organizzative alla realizzazione di questo obiettivo devono essere rimosse.
La necessità di predisporre e utilizzare strumenti digitali e di telemedicina nella gestione dell’emergenza ha accelerato processi che sembravano fermi da tempo e dato vita a diverse soluzioni virtuose nelle regioni italiane. E’ necessario continuare ad agire per lo sviluppo dell’agenda digitale, con particolare riferimento alla dematerializzazione delle ricette, alla telemedicina, al Fascicolo sanitario elettronico e al digital therapeutics mettendo a sistema le procedure attivate durante l’emergenza sanitaria. Di fondamentale importanza è proseguire nell’adeguamento strutturale della rete informatica e digitale del nostro SSN necessaria per una corretta programmazione sanitaria fondata sulla raccolta, il monitoraggio, la condivisione e l’analisi dei dati sanitari e al funzionamento degli strumenti di telemedicina già introdotti e altrettanto intervenire affinché gli strumenti regionali abilitanti all’utilizzo della tecnologia in sanità come ad esempio la codifica delle prestazioni in telemedicina) siano diffusi su tutto il territorio italiano.
Per quanto riguarda le sperimentazioni cliniche è stata definita una metodologia completamente nuova, che ha importanti vantaggi in termini di velocità, semplificazione delle procedure ed essenzialità, dato che gli obiettivi di questi studi sono obiettivi di sanità pubblica finalizzati a ridurre la mortalità da COVID-19. Sembrerebbe evidente che questo schema, opportunamente modificato, si dovrà applicare anche nella fase post COVID, rendendo più efficiente il sistema delle sperimentazioni cliniche, accelerando i tempi, semplificando le procedure e, soprattutto, garantendo in modo rapido la raccolta di dati e risultati fondamentali per la salute pubblica.