IL REPORT DELLA FONDAZIONE GIMBE SULLA MOBILITA’ SANITARIA 2018

Sin dai primi anni della riforma sanitaria ebbe inizio il fenomeno della mobilità sanitaria, basato sul fatto che i cittadini iscritti al SSN nella regione di residenza possono esercitare il diritto di andare a farsi curare nelle strutture sanitarie di altre regioni.

La mobilità sanitaria regionale viene distinta in:
– mobilità attiva: esprime l’indice di attrazione di una Regione, identificando le prestazioni sanitarie offerte a cittadini non residenti;
– mobilità passiva: esprime l’indice di fuga da una Regione, identificando le prestazioni sanitarie erogate ai cittadini al di fuori della Regione di residenza.

Molte sono le ragioni di questa mobilità. Quasi tutte le regioni hanno contemporaneamente una mobilità attiva e passiva.

La mobilità rappresenta un fattore importante dal punto di vista economico in quanto le regioni con mobilità attiva vantano un credito verso le regioni da cui provengono i pazienti che a loro volta hanno un debito. Annualmente vengono fatte le compensazioni.

La Fondazione GIMBE in questi giorni ha reso noto un proprio studio basato su dati della mobilità sanitaria del 2018 da cui risulta che il valore totale della mobilità in quell’anno è stato di € 4.618,98 milioni.

Come si può vedere dal grafico pubblicato ed elaborato dalla Fondazione GIMBE la quasi totalità delle regioni con mobilità passiva è del centro-sud.

Le regioni Toscana, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno una mobilità attiva rilevante, il Molise ha un positivo moderato e con esso le province autonome di Trento e Bolzano, mentre passando alla mobilità passiva si passa da regioni con un negativo moderato come Marche, Basilicata, Liguria e Sardegna a quelle con un negativo elevato come Lazio, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Calabra e Campania. Desta meraviglia che la Regione Lazio, pur disponendo di strutture di eccellenza e di quattro facoltà di medicina nella Capitale abbia una mobilità così elevata.

Il problema della mobilità ha implicazioni complesse coinvolgendo l’attrattività di alcune strutture private accreditate.

Oltre ai costi posti a carico delle regioni la Fondazione GIMBE sottolinea anche quelli sostenuti direttamente dai cittadini per gli spostamenti dei pazienti e dei loro familiari per non parlare di quelli sociali e umani consistenti nel diritto negato ad usufruire delle prestazioni a livello di prossimità senza doversi sottoporre a spostamenti spesso molto stressanti dal punto di vista psicologico.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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