
Mentre il Governo e il Parlamento dibattono e il livello delle discussioni aumenta con l’avvicinarsi alla prossima tornata elettorale che comprende anche il referendum confermativo per la riduzione del numero dei componenti delle Camere, si avvicina la scadenza per presentare all’Europa i nostri progetti per ottenere gli attesi finanziamenti.
Molti, ognuno per la propria parte, si sono fatti avanti per presentare le loro proposte.
Senza dubbio una parte importante dovrà essere stanziata per la difesa del territorio e dell’ambiente che, attaccati da tempo da più parti, ma ora anche dai cambiamenti climatici, rischiano di essere fonte di nuovi disastri e di costi per la comunità.
Al riguardo il Commissario europeo Frans Timmermans (Paesi Bassi), Vicepresidente esecutivo, incaricato di coordinare le attività per il Green Deal europeo e gestirà la politica di Azione per il clima, intervenuto al Forum Ambrosetti di Cernobbio questa mattina (5 settembre 2020) ha affermato che le somme del Recovery Fund previste dall’Unione Europea debbano essere investite almeno per il 30 per cento nell’economia sostenibile e per contrastare il cambiamento climatico.
Ma da più parti viene reclamata l’attenzione anche sul sistema dell’istruzione dalla scuola elementare all’Università mostrando dati che ci vedono nelle posizioni di coda in Europa per numero di laureati. Ma occorrerà rivedere in maniera rigorosa i programmi per renderci realmente competitivi con le altre nazioni.
Infine c’è il diritto alla salute che è uno dei diritti fondamentali dell’uomo e come tale deve essere tutelato dallo Stato.
Dopo anni di tagli, finalmente è stato invertito il trend negativo, ma purtroppo l’indebolimento del SSN avvenuto in questi anni è stato talmente grave che deve essere contrastato in maniera significativa.
Occorrono finanziamenti in conto capitale per rinnovare e manutenere le strutture e per acquistare nuove apparecchiature per gli accertamenti diagnostici nelle strutture territoriali come le Case della Salute, nei Pronto Soccorso, ecc. anche per abbattere le liste di attesa.
A questo proposito servono progetti di grande respiro a favore delle strutture pubbliche e sarebbe anche il caso di porre la parola fine ai finanziamenti assegnati da talune regioni a questa o quella struttura di proprietà privata a fondo perduto per realizzare nuovi reparti e ampliamenti sottraendo risorse ai presidi pubblici.
Occorre più personale medico e di assistenza. Ma occorre anche qui curarne l’aggiornamento professionale in maniera continua con corsi obbligatori.
Occorrerà irrobustire il Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale che non può che essere pubblico, sia pur rispettando ed utilizzando il volontariato che da secoli svolge una funzione molto importante in questo campo. Ma occorrono idee chiare e anche qui progetti per rispondere alle aspettative dei cittadini che chiedono che dopo i tagli subiti specialmente nelle aree interne venga ripristinata l’equità delle cure garantendo a tutti le spesse possibilità di accesso al servizio sanitario.
Secondo quanto riportato oggi su http://www.quotidianosanita.it/ da Luciano Fassari il Ministero della salute per parte sua avrebbe già predisposto progetti per 68 miliardi di euro a partire dall’assistenza territoriale con 1, 15 miliardi, il potenziamento dell’assistenza digitale e delle strutture necessarie con 2,5 miliardi, le Case della Comunità con i medici di famiglia con 5 miliardi, presidi a degenza temporanea con altri 4 miliardi, nuove RSA “sostenibili” con 1,5 miliardi, la salute mentale con 1 miliardo, la prevenzione con 2,5 miliardi, l’edilizia sanitaria con 34,4 miliardi, ecc.
Molto potrà essere fatto grazie alle ICT, un campo in cui l’Italia è da tempo indietro rispetto ai paesi europei ed è stata sollecitata più volta in questo senso.
Si può fare molto con la digitalizzazione, con la telemedicina, con i device personali per monitorare le persone a distanza, specialmente anziani e cronici, ma non solo: c’è da far funzionare a regime il Fascicolo Sanitario Elettronico, i Centri Unici di Prenotazione per contribuire a ridurre le estenuanti file di attesa, ecc. In quest’ottica si è mossa anche https://www.agid.gov.it/ con il nuovo Piano Nazionale per l’informatica nella P:A. 2020-2022.
Ma l’Agenda Digitale prevede interventi anche per la gestione del territorio e dell’ambiente nonché per la pubblica istruzione, legando tra loro i tre obiettivi sopraindicati, agevolando anche l’attività di ricerca che è e resta fondamentale per lo sviluppo del Paese.
Si tratta di interventi che potranno creare molti posti di lavoro durevoli.
E’ ora di partire, solo così potremo ancora chiamarci un paese civile.