
Secondo l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari regionali (AGENAS) il progressivo invecchiamento della popolazione e il consolidamento del quadro epidemiologico dominato da malattie cronico-degenerative hanno richiesto la riorganizzazione dei processi di cura centrati su una maggiore integrazione tra ospedali, secondo il modello Hub and Spoke, e tra rete ospedaliera e servizi territoriali, attraverso l’adozione di linee guida per la gestione integrata dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) e dei Protocolli di Dimissione protetta per i pazienti in fase post acuta.
Il concetto di rete clinico assistenziale, previsto nel Decreto Ministeriale 70/2015 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, ha l’obiettivo di assicurare che la presa in carico globale del paziente avvenga in condizioni di appropriatezza, efficacia, efficienza, qualità e sicurezza delle cure, mettendo in relazione professionisti, strutture e servizi che erogano interventi sanitari e sociosanitari di tipologia e livelli diversi.
Il tema delle reti regionali e aziendali è andato crescendo negli ultimi anni acquisendo un ruolo centrale nel dibattito sulla sanità italiana e nelle indicazioni programmatiche ministeriali e di alcune regioni. La soluzione organizzativa dei modelli a rete porta in primo piano il problema della integrazione delle relative attività e strutture. In particolare due sono gli assi di integrazione che vanno attivati: una integrazione verticale che fa riferimento all’integrazione tra aziende, strutture o professionisti posti su differenti livelli di cura ed assistenza (assistenza di base, specialistica extraospedaliera, ospedaliera di base, ospedaliera con specialità intermedie o alta specializzazione); una integrazione orizzontale con riferimento ad aziende, strutture o professionisti posti sullo stesso livello di cura.
Le Reti assistenziali forniscono indicazioni operative rivolte sia agli aspetti propriamente clinici della gestione della patologia, sia alle esigenze organizzative sottese al soddisfacimento del bisogno complessivo di salute, spostando il focus degli operatori e dell’intero sistema dalla visione incentrata sul “prodotto”, cioè sulla singola prestazione erogata, alla visione incentrata sul “risultato”, cioè sulla ricaduta in termini di salute della popolazione. Infatti, la riorganizzazione dei processi di cura nel disegno di rete presuppone la collocazione del paziente al centro del sistema, in un continuum assistenziale che, snodandosi lungo un percorso diagnostico-terapeutico tarato sui bisogni assistenziali, richiede il coinvolgimento e il coordinamento di professionisti e servizi diversi.
L’integrazione mira all’appropriatezza assistenziale e alla continuità assistenziale, ma anche alla cooperazione finalizzata alla qualità delle cure e dell’assistenza erogate. Né va dimenticata l’integrazione coerente delle nuove conoscenze e tecniche che si sono sviluppate negli ultimi anni nel mondo scientifico grazie soprattutto allo sviluppo della genetica e della genomica. Si tratta in questo caso di una integrazione che riguarda, da un lato, l’approccio molecolare predittivo-preventivo e, dall’altro, l’approccio clinico diagnostico-terapeutico con ricadute non solo sul carattere individuale della malattia, ma anche sull’intera organizzazione dell’offerta di servizi, con notevoli spostamenti sulla centralità delle strutture tradizionali di diagnosi e cura rispetto a quelle più soft della prevenzione.
I processi di integrazione richiedono orientamenti e competenze specifiche che vanno acquisite e sperimentate sul campo secondo un approccio innovativo che vede il cambiamento come motore necessario di un Sistema di salute pubblico che, in epoca di isorisorse, ha necessità di ridefinire le responsabilità di ogni operatore riattivare il senso di appartenenza e di reinventare le risposte da dare a bisogni sempre più complessi della popolazione entro contesti economico-sociali di ampia globalizzazione.
L’AGENAS ha individuato alcuni obiettivi istituzionali per l’attuazione dei LEA:
-Rafforzare la rete dei servizi territoriali, in forma integrata con l’ospedale e il sistema socio-assistenziale
-Individuare percorsi diagnostico terapeutici corretti
-Garantire la presa in carico della persona con bisogni complessi
In questo quadro assumono grande importanza le reti tempo dipendenti, infatti, l’esito di patologie severe e rapidamente ingravescenti quali l’infarto del miocardio, lo stroke e il politrauma dipende, certamente, dai tempi entro i quali può essere assicurato l’intervento, ma anche dalla qualità tecnico-professionale della prestazione e dal profilo organizzativo e tecnologico del luogo di cura.
Un aspetto di grande rilevanza nell’organizzazione delle cure urgenti è rappresentato dalla presenza, sul territorio nazionale, di aree caratterizzate da particolari condizioni orogeografiche e collocate a distanza dai grandi centri urbani, in presenza di sistemi viari di difficile percorrenza e di collegamenti inadeguati; si tratta delle Aree Interne e delle Isole Minori che, interessando circa tre quinti del territorio e un quarto della popolazione, meritano interventi strategici dedicati, atti a contrastare le difficoltà di contesto che, per la loro stessa natura, tendono ad interferire con la tempestività del soccorso.
Per approfondimenti si consiglia il n. 42 della rivista Monitor di AGENAS