
La sezione III del Documento di economia e finanza 2020 contiene la prima versione del Programma nazionale di Riforma che rappresenta la base per ottenere i tanto attesi Fondi europei. Il primo ambito affrontato nel documento è il settore sanitario. Il Governo intende dare seguito alle misure a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) adottate con i recenti provvedimenti attraverso un piano di investimenti e misure organizzative e di politica industriale di medio-lungo termine. Il PNR è lo strumento per poter accedere al finanziamento della UE per un importo previsto di 36 miliardi.
L’obiettivo per il SSN sarà di migliorare la qualità dell’assistenza, la capacità ricettiva degli ospedali compresi i letti di terapia intensiva, la tempestività di risposta alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie. Si incrementerà la dotazione del personale
del SSN e garantirà il necessario accesso alla formazione specialistica. Si investirà nella digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini, promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina. Uno specifico investimento sarà prontamente avviato sulla cronicità e le cure a domicilio per superare le attuali carenze del sistema delle RSA, che richiede un sostanziale ridisegno.
Nella recente proposta di Raccomandazioni al Paese per il 2020-2021, la Commissione Europea invita l’Italia a rafforzare la resilienza e la capacità del Sistema Sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture, nonché a migliorare il coordinamento tra autorità
nazionali e regionali. La Commissione sottolinea dunque l’esigenza di maggiori investimenti in risorse umane e infrastrutture per garantire continuità nella prestazione di servizi di assistenza accessibili, dando priorità alle politiche volte a rimuovere gli impedimenti alla formazione, all’assunzione e al mantenimento in servizio del personale sanitario. La Commissione rappresenta inoltre che la frammentazione nella governance del Sistema Sanitario e nel coordinamento tra autorità centrali e regionali ha rallentato l’attuazione di alcune misure di contenimento.
Il Governo afferma che non si sottrarrà alla sfida di migliorare l’organizzazione e il coordinamento tra Stato e Regioni. Come già menzionato, si investirà nel miglioramento delle infrastrutture sanitarie. La formazione riceverà maggiori risorse, favorendo, dove possibile, un approccio interdisciplinare ed intersettoriale.
Sarà inoltre necessario adottare una visione One Health che comprenda medicina umana, veterinaria e protezione dell’ambiente. Si potenzierà il comparto veterinario e migliorerà l’interazione professionale tra medici e veterinari, ricordando che oltre il 75 per cento delle malattie infettive dell’uomo derivano dagli animali e, allo stato attuale, oltre il 90 per cento delle malattie infettive emergenti ha tale origine.
In corrispondenza al notevole sforzo richiesto per rilanciare e modernizzare la sanità, le iniziative adottate dall’Unione Europea forniscono opzioni di finanziamento per la risposta sanitaria alla pandemia che il Governo valuterà alla luce di considerazioni di merito e di impatto finanziario.
A livello di politica industriale, si interverrà per rafforzare tutta la filiera della salute, dall’industria farmaceutica ai dispositivi medici. Com’è noto, l’industria italiana si caratterizza per un’elevata specializzazione nella farmaceutica e per una presenza più variegata nei dispositivi medici. Le politiche sanitarie saranno calibrate anche in base al loro impatto sulla struttura industriale (occupazione e produzione) e alla capacità di attrarre investimenti. L’efficienza di diverse tecnologie sanitarie verrà valutata anche in base all’effetto sui percorsi di cura (efficienza dinamica, non solo confronto statico sul costo), seguendo maggiormente rispetto al passato una logica di investimento. In sede di programmazione, le informazioni dei database pubblici (ricoveri, farmaci, prestazioni ambulatoriali) potranno essere utilizzate per costruire modelli predittivi capaci di allocare in maniera più efficiente le risorse e investirle dove c’è più bisogno, valorizzando il più possibile le ricadute positive sull’economia nazionale.
L’allocazione di maggiori risorse alla ricerca medica e alla promozione dei network di ricerca esistenti (in cardiologia, oncologia, malattie infettive e terapie intensive) aumenterà il richiamo del Paese per le imprese farmaceutiche e medicali e i fondi di ricerca europei e internazionali. Allo scopo di promuovere gli studi clinici, si adotteranno procedure più efficienti e rapide per la pianificazione ed esecuzione degli studi, anche sulla scorta dei miglioramenti legislativi introdotti durante l’emergenza COVID-19. Si investirà, inoltre, nella creazione di reti di strutture sanitarie di eccellenza su tutto il territorio nazionale. Saranno modificate le disposizioni concernenti il conflitto di interessi degli sperimentatori e dei loro collaboratori, che penalizzano gli investimenti in Italia. Una parziale rimodulazione dei tetti di spesa farmaceutica del SSN, fermo restando l’importo complessivo, consentirà un più razionale bilanciamento e maggiore responsabilizzazione dei principali attori.
Si tratta senza dubbio di una prima bozza, piena di molte buone intenzioni, ma che richiederà molto lavoro per essere trasformata in qualcosa di rispondente alle esigenze europee.
Siamo ancora molto, troppo sul vago, non è così che può essere presentata una richiesta di finanziamento: mancano finalizzazioni precise tra prevenzione assistenza territoriale e assistenza ospedaliera, tra tipologie di investimenti: strutture ospedaliere, cure intermedie, riabilitative, i relativi cronoprogrammi…