ISTAT RAPPORTO ANNUALE 2020 – LA SITUAZIONE DEL PAESE ALL’EPOCA DEL COVID-19

La ventottesima edizione del Rapporto annuale sulla situazione del Paese dell’ISTAT esamina lo scenario venutosi a creare con l’irrompere dell’emergenza sanitaria e verifica gli effetti sulla società e sull’economia dell’Italia.

L’emergenza sanitaria ha messo in luce punti di forza e criticità del sistema sanitario. Le politiche di austerità adottate nel corso degli anni lo hanno reso più efficiente, ma impreparato ad affrontare uno shock di domanda come quello imposto dalla pandemia.

Il livello territoriale non è riuscito ad arginare l’emergenza con tempestività e i casi di COVID-19 si sono dovuti riversare negli ospedali che, a loro volta, si sono dimostrati in difficoltà nel fronteggiare una simile pressione, a causa della costante diminuzione delle risorse economiche, del personale sanitario e dei posti letto subita nel corso degli ultimi decenni. Il protrarsi delle politiche di controllo della spesa sanitaria, secondo la Corte dei Conti, ha fatto registrare tra il 2009 e il 2018 una riduzione, in termini reali, delle risorse destinate alla sanità particolarmente consistente, che ha acuito i divari in termini di spesa sanitaria pubblica pro capite.

Secondo le stime dell’Ocse, nel 2018 la spesa pro capite in Germania e in Francia era, rispettivamente, doppia e superiore del 60 per cento a quella italiana.

L’emergenza sanitaria ha certamente influenzato la quantità e il tipo di offerta del sistema sanitario. I primi dati disponibili, riferiti ad alcune regioni, testimoniano che i servizi sanitari regionali hanno reagito positivamente limitando l’offerta ordinaria, rinviando gli interventi programmati differibili e scoraggiando la domanda non urgente.

Una particolare attenzione nel rapporto è posta alla condizione di vita degli anziani.

La condizione di vita per la maggior parte degli anziani, per le ragioni appena riferite e per il progresso culturale a cui si è assistito nel corso degli anni, non corrisponde più allo stereotipo di persone isolate e bisognose di assistenza continua, tanto da rappresentare un peso per la società e per le famiglie. La qualità della vita, ovviamente, è correlata alle condizioni di salute, tuttavia, anche quando esse non sono ottimali, il grado di soddisfazione per la vita espressa dalle persone è mediamente buono.

Le analisi multivariate dimostrano che quasi il 50% degli ultraottantenni vive un’ottima qualità della vita, dimostrando di essere molto attivo, di avere una rete di relazioni estesa e una partecipazione culturale discreta, a volte anche intensa.
Circa il 33% degli anziani ultraottantenni, cioè 2 milioni e 137 mila, gode di buona salute, risiede soprattutto nel Nord e dichiara risorse economiche ottime o adeguate.

Questo collettivo esprime elevati livelli di soddisfazione per la vita nel complesso, frequenta gli amici assiduamente, può contare in caso di bisogno di una rete di amici, parenti e conoscenti.
Gli anziani che risiedono nei comuni fino a 10.000 abitanti hanno un livello di istruzione mediamente
più basso e più spesso definiscono le proprie condizioni di salute come buone o ottime: più di 8 anziani su 10 riferiscono di stare bene o molto bene (rispetto al 23,5% della media), nell’84% dei casi dichiarano di non avere alcuna limitazione nello svolgere le attività
quotidiane (rispetto al 29,2%) e quasi la metà di loro non riferisce nessuna patologia cronica (rispetto al 12,3% del totale). Nella maggior parte dei casi non svolgono attività di partecipazione culturale o sociale e non usano internet, ma un anziano su tre svolge qualche attività fisica nel tempo libero.

Gli anziani che vivono nelle aree metropolitane, circa l’11,9% degli ultraottantenni, sono caratterizzati da un livello di istruzione mediamente più elevato, che si associa a una più intensa partecipazione sociale: l’88,5% prende parte ad attività culturali, il 93,9% si interessa di politica, oltre il 70% si dedica alla lettura ed è molto più attivo della media rispetto all’utilizzo di
internet. Queste persone, inoltre, svolgono più frequentemente attività fisica.

Vi è poi un gruppo di anziani, numericamente limitato (circa il 6%), che abita nelle grandi città e che, nonostante l’età avanzata, esprime livelli di partecipazione sociale e culturale addirittura più intensi e articolati di quelli di molte persone più giovani. Si tratta di ottuagenari che vivono in coppia, hanno un alto livello di istruzione (il 19,4% è laureato, rispetto al 4,4% del totale) e dichiarano risorse economiche ottime o adeguate in più dell’83% dei casi. È un gruppo molto attivo culturalmente: il 60,5% ha visitato musei, il 43,9% monumenti e visto spettacoli teatrali, oltre un terzo è andato al cinema o ad ascoltare concerti di musica classica.
Una quota di anziani pari al 27% si trova invece in condizioni svantaggiate: si tratta di persone affette da una o più patologie croniche, con gravi limitazioni nelle funzioni e risorse economiche quasi sempre scarse o insufficienti.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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