
Dal sempre informatissimo “QUOTIDIANO SANITA'” si apprende che con una nuova Circolare in data 29 maggio n. 11254 il Ministero della salute ha trasmesso le Linee di indirizzo organizzativo per il potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza Covid-19 in attuazione dell’art.2 del D.L. 34/2020.
Da quanto si apprende dalla circolare, sottoscritta dal direttore generale Urbani e dalla direttrice generale Ugenti, la lettura dei dati di contesto mostra che circa il 50% dei pazienti COVID-19 positivi ha necessitato di ricovero ospedaliero e, di questi ultimi, il 15% circa ha richiesto il ricovero in terapia intensiva o, comunque, assistenza in area ad alta intensità di cure (con l’utilizzo del supporto alla ventilazione con metodiche non invasive NIV – CPAP o invasive con IOT/TRACHEOSTOMIA fino a trattamenti in ECMO) per periodi lunghi anche di tre o più settimane.
Covid-19 si è dimostrata una malattia sistemica che non si limita alla sola funzione respiratoria, talvolta compromessa in modo assai grave (ARDS), ma è in grado di attaccare più sistemi d’organo, direttamente o indirettamente.
Come era già avvenuto in altri eventi epidemici o pandemici (influenza H1N1, influenza Aviaria, SARS, MERS, Ebola) i pazienti possono richiedere il ricovero in terapia intensiva in grado di fornire un adeguato supporto per una o più funzioni d’organo. Il decorso della malattia ha dimostrato una elevata percentuale di ricoveri in terapia intensiva con una mortalità vicina al 50%.
Si rende, pertanto, necessario migliorare la “preparedness” del Servizio Sanitario Nazionale ad affrontare le emergenze epidemiche o pandemiche, ormai con ricorrenza prevedibile intorno ai 5-10 anni.
È parte essenziale della programmazione la capacità di rispondere ai picchi di richiesta “emergenziale” con implementazione di trattamenti ad alta intensità di cura.
La prima fase emergenziale di accrescimento della curva del contagio dai casi di infezione SARSCoV-2, al fine di garantire la necessaria risposta dell’offerta assistenziale, è stata affrontata anche con la sospensione dell’attività ordinaria procrastinabile di ricovero ospedaliero e la contestuale riconversione di molte unità operative, nonché sale operatorie. In particolare, l’attivazione dei posti letto per la gestione dei pazienti COVID-19 è stata organizzata con diverse modalità. Dall’analisi dei piani di gestione dell’emergenza COVID-19 elaborati nella prima fase emergenziale da gran parte delle regioni, sono emersi diversi modelli di riferimento:
a. definizione di strutture/stabilimenti a destinazione e trattamento esclusivo di patologie COVID-19 connesse;
b. riconversione parziale di strutture ospedaliere non esclusivamente dedicate e con gestione di patologie COVID-19 e prosecuzione dell’assistenza all’interno della rete dell’emergenza, con separazione dei percorsi;
c. allestimento di ospedali da campo o di unità mobili, soprattutto ai fini dell’implementazione e diversificazione delle aree di pre-triage e triage;
d. riconversione di unità operative di degenza o di servizi in reparti COVID-19 a media o alta intensità di cure, terapie semi intensive e terapie intensive attraverso la riattivazione di spazi dismessi.
Risulta ora necessario rendere strutturale la risposta all’aumento significativo della domanda di assistenza legata al prosieguo della situazione infettivologica COVID-19, ai suoi esiti ed a eventuali accrescimenti improvvisi della curva epidemica, nonché per eventuali ed ulteriori emergenze epidemiche. È, altresì, indispensabile il graduale ripristino delle attività ordinarie, riportando a regime
la rete ospedaliera sul modello Hub & Spoke, mantenendone il più possibile le funzioni e la flessibilità alla rapida conversione.
L’incremento di posti letto in area critica, oltre a potenziare strutturalmente la rete ospedaliera, si rende necessario per:
-migliorare la capacità di fronteggiare adeguatamente le eventuali emergenze epidemiche;
-rendere effettiva la disponibilità di posti letto per affrontare la presenza protratta nel tempo delle infezioni da SARS-CoV-2, rafforzando la risposta di assistenza nella fase di ripresa delle attività lavorative, nonché per fronteggiare l’impatto di eventuali nuovi focolai;
-l’utilizzo di una quota parte di questi posti letto per il pieno recupero di attività pre e postoperatorie ordinarie di chirurgia maggiore a medio-alta complessità;
-rafforzare la preesistente dotazione di posti letto di terapia intensiva, rendendola adeguata a fronteggiare subitanee necessità in emergenza e consolidare idonei percorsi di trattamento sia nella linea della emergenza ordinaria, sia rispetto alla necessaria disponibilità per lo sviluppo delle reti specialistiche;
-favorire la qualità e la sicurezza dell’attività ospedaliera ordinaria; a tal proposito è opportuna una organizzazione delle terapie intensive, incluse quelle pediatriche, per livelli di complessità (dal monitoraggio invasivo fino alla sostituzione di funzione d’organo);
-ottimizzare l’organizzazione di adeguati spazi post-operatori in coerenza con il mantenimento degli standard dei tempi di attesa chirurgici anche oncologici, cardio e neurochirurgici nonché di altre discipline quali il trattamento conservativo dei politraumi, dei pazienti ortopedici, neurologici, affetti da patologie croniche, patologie rare e invalidanti;
-decongestionare le aree critiche dei Pronto Soccorso e della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza, spesso sovraffollate di pazienti critici necessitanti di elevata intensità di cure.
La condizione attuale rappresenta l’opportunità per rendere organiche gran parte delle innovazioni assistenziali attuate nelle condizioni di emergenza e completare il percorso verso l’intensità di cura e la continuità assistenziale multidisciplinare e multiprofessionale.
A tal fine sarà necessario armonizzare tali innovazioni nell’ambito delle ordinarie attività di monitoraggio previste dal Regolamento sugli standard ospedalieri vigente.
Le tabelle con i dati delle somme per ciascuna regione per ora si possono trovare proprio sul sito del Quotidiano sanità: http://www.quotidianosanita.it/