
Esaminando i rendiconti delle aziende sanitarie trovo spesso che non vengono utilizzate risorse europee.
Questa cosa deve essere ben nota anche alla Corte dei conti perché in occasione dell’audizione della Sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali il Presidente Coppola, al termine del proprio intervento ha tenuto a sottolineare quanto segue.
Un’ultima notazione attiene all’avvertita esigenza di convogliare tutte le risorse non utilizzate a valere sui SIE per l’emergenza sanitaria ed occupazionale per il COVID 19.
Si tratta di cosa ben diversa rispetto all’utilizzazione dei fondi presenti sul MES, il cosiddetto Fondo Salvastati, poiché quest’ultimo è uno strumento di intervento prettamente finanziario per soccorrere gli Stati che manifestano una crisi del debito, mentre i SIE hanno una finalità diversa orientata allo sviluppo delle politiche economiche e sociali, alle quali si riconduce il profilo dell’”addizionalità” intesa nel senso di produrre “valore aggiunto” alle politiche comunque perseguite al livello nazionale, cui accede quello della condizionalità che circoscrive il perimetro di azione.
Si è sottolineato nella stessa relazione annuale come la tendenza in una situazione di perdurante crisi economica e di scarsità di risorse sia divenuta quella di orientare l’utilizzo dei Fondi europei alla realizzazione delle stesse politiche nazionali, sminuendone le caratteristiche originarie di intervento aggiuntivo.
Rimane pur sempre la logica, di mantenere nei contesti geoeconomici previsti e per le finalità di sviluppo le risorse provenienti dai Fondi e soprattutto le cosiddette risorse “liberate” e cioè riconosciute dall’UE con le modalità del rimborso.
E’ quindi opportuno tener conto che l’utilizzazione per altre finalità, sia pure di indiscutibile rilevanza, comprensibile in un periodo connotato da un’emergenza assolutamente straordinaria, pone il problema di un ripristino in un periodo ragionevole del corretto orientamento dell’utilizzazione delle risorse europee.
Ciò vale in particolare per la spesa sanitaria, che costituisce un impegno indefettibile e costante, mentre sul piano dell’occupazione va fatta una distinzione tra politiche attive (che rientrano negli obiettivi di sviluppo tanto da essere finanziate dal Fondo sociale europeo) e politiche passive (in sostanza gli ammortizzatori sociali) che come tali, non vi rientrerebbero.