IL RUOLO DELLE AZIENDE SANITARIE PER LA PREVENZIONE E LA CURA DEL VIRUS COVID-19. POCHI I POSTI LETTO PER MALATTIE INFETTIVE IN TUTTA ITALIA

La situazione derivanti dall’estendersi del contagio da COVIT-19 impone ora alle aziende sanitarie di adeguare le misure di prevenzione e di alzare il livello di sicurezza sia mediante l’aggiornamento del Documento Unico di Valutazione dei Rischi (Duvri) per la presenza del nuovo rischio biologico, sia con la fornitura dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI: mascherine ed altro).

La valutazione del rischio di contagio all’interno delle strutture sanitarie rientra tra gli obblighi delle direzioni sanitarie e anche del risk manager.

Il nuovo coronavirus rappresenta un nuovo rischio biologico che impone ai Direttori generali in qualità di datori di lavoro di tutelare i lavoratori e nello stesso tempo di prevenire il contagio delle persone che per altri motivi devono essere ricoverate, visitate o subire accertamenti diagnostici in ospedale.

Molto importante è la corretta formazione del personale e l’informazione ai cittadini/pazienti.

Al riguardo la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute ha emanato il 3 febbraio una circolare recante le “Indicazioni per gli operatori dei servizi/esercizi a contatto con il pubblico”.

http://www.normativasanitaria.it/jsp/dettaglio.jsp?id=72993

L’OMS mette a disposizione molte notizie sul proprio sito:

https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019

Purtroppo mentre fino a poche decine di anni fa i reparti per le malattie infettive erano presenti in molti ospedali (l’art. 22 della legge 132/1968 prevedeva obbligatoriamente per gli ospedali provinciali la presenza del reparto di malattie infettive) progressivamente sono stati soppressi sulla base del fatto che poiché alcune patologie (ad esempio la TBC) erano quasi scomparse non servivano più…

Così facendo sono rimasti solo alcuni ospedali specializzati, presenti in genere nei capoluoghi regionali e pochi posti letto (in tutta Italia secondo dati del Ministero della salute sono solo 3320), il che rende rischiosa la gestione di questi pazienti con prevedibili difficoltà nell’immediato futuro.

Una visione miope della programmazione sanitaria.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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