LA POVERTA’SANITARIA IN ITALIA

Il settimo rapporto “Donare per curare” sulla povertà e le donazioni di farmaci prodotto dall’Osservatorio sulla povertà Sanitaria (OPSan) segna un brutto traguardo per il nostro paese.

Il numero di individui in povertà assoluta continua a superare di poco i 5 milioni: una cifra finalmente stabilizzata dopo anni di crescita, ma comunque elevata e doppia rispetto al 2007.

La povertà relativa, che indica in modo più ampio le diseguaglianze calcolate in termini di consumi, diminuisce dopo il picco dello scorso anno: da 12,3% a 11,8%.

Continua la crescita della spesa privata in sanità: ogni persona spende in media 769 euro all’anno per curarsi (+66 euro rispetto all’anno precedente), ma per le persone indigenti questa spesa scende a 128 (in crescita anche in questo caso, +11 euro rispetto all’anno precedente).

In quattro anni ogni cittadino italiano ha dovuto incrementare la spesa sanitaria di 87 euro, ma per i poveri l’aumento è di soli 8 euro, interamente assorbito dal costo per i medicinali.

Gli stranieri spendono molto meno degli italiani (278 euro pro capite, contro 804 euro tra gli italiani); gli stranieri poveri spendono per curarsi quasi la metà di quanto spendono gli italiani poveri (76 euro pro capite contro 149). Nel complesso si tratta comunque di una spesa stabile rispetto all’anno precedente.

Il budget investito in salute sul totale dei consumi familiari cresce leggermente nelle medie (4,73%, +0,2 punti) e tra i poveri (2,78%, +0,24 punti rispetto all’anno scorso e +0,40 nel biennio). Benché in crescita, la spesa sanitaria dei poveri resta dunque molto contenuta rispetto alla media.

In media i farmaci continuano a r appresentare poco meno del 42% della spesa per la salute, ma per gli stranieri la quota sale al 52% e tra i poveri italiani si arriva addirittura al 65% (62,5% tra tutti i poveri). Dati che negli ultimi anni non sono cambiati significativamente.

Una famiglia su cinque ha dovuto limitare le spese per visite e accertamenti. Ma questa limitazione riguarda il 37% delle famiglie povere e soprattutto quelle in cui sono presenti figli minorenni (tra queste le rinunce riguardano oltre il 40% delle famiglie). Si tratta in entrambi i casi del dato più basso nel quadriennio, che giunge dopo l’anno di maggior difficoltà: l’anno scorso la rinuncia alle cure aveva riguardato il 22% delle famiglie, tra cui il 44% di quelle povere.

Torna a crescere la quota di spesa per assistenza farmaceutica a carico delle famiglie (40,3% rispetto al 38,5% dell’anno precedente): si torna a valori prossimi ai massimi raggiunti nel 2013 e 2014. Anche se le spinte di tipo consumistico contribuiscono in modo non secondario alla crescita della spesa out-of-pocket in sanità.

Di fronte a questi dati, le politiche si sono finalmente messe in moto. In attesa dei risultati del Reddito di Cittadinanza, sappiamo che nel 2018 la prima esperienza di reddito minimo introdotta in Italia per contrastare la povertà (il Reddito di Inclusione, o Rei) è stata applicata in modo territorialmente squilibrato: al Sud risiede il 68% dei beneficiari, ma i poveri assoluti residenti nelle regioni meridionali rappresentano da soli il 45% di tutti i poveri italiani.

Autore: francobrugnola

Scrittore, mi occupo prevalentemente degli enti locali e di sanità, settori nei quali ho lavorato molti anni come dirigente.

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